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Il regime è già in atto?

La nuova Italia, amata dal Cavaliere

I problemi del Premier diventano dell’Italia! È possibile che questo prosegua per molto tempo? Ma i meccanismi della democrazia sembrano essersi inceppati

Di Il Nibbio

Colta al volo nella conferenza stampa del capo del Governo, Silvio Berlusconi: “Non possiamo più sopportare che la RAI attacchi con i soldi pubblici il Governo”.

La frase, rivolta ad una legittima domanda formulata da una giornalista del TG3 Rai, credo che possa essere la sintesi della visione della democrazia che ha il nostro Premier. In sintesi 6 canali televisivi nazionali sono obbligati ad incensare tutto quello che fa, a non mettere in dubbio l’azione del Governo, a non sollevare perplessità, perché sono “pagati”! C’è una piccola cosa, che il nostro beneamato Premier, dimentica è che i tre canali Rai non sono “pagati dal Governo”, ma dai cittadini italiani e quindi il Governo non deve assolutamente interferire nella conduzione dell’informazione, anche se questa è contro di lui.
Altre frasi lasciano di stucco; la sintesi è “chi parla male del Governo è antiitaliano” e ciò mi ricorda qualcosa sentito, quando ero nella culla!

Due dei canali Rai sembrano essersi sottomessi a questa visione: RAI UNO parla solo di “belle cose”, mai di quanto avviene nel mondo in contrasto col modo di governare di Berlusconi, RAI DUE è un poco più indipendente, ma solo RAI TRE e LA7 osano riportare le notizie di quella “vita reale”, che il nostro Premier dice essere un’invenzione della stampa “di sinistra” (N.d.R. una volta “catto-comunista”), seppure con molta attenzione e lavandole per bene al fine di evitare denuncie.

Si, evitare denuncie di diffamazione! Un altro modo che gli avvocati di Berlusconi hanno per imbavagliare la stampa. Ma sapete che differenza c’è tra diffamazione e calunnia? Che la prima riguarda fatti veri, ma privati e quindi non divulgabili, la seconda è che i fatti riportati non sono veri. Quando un politico denuncia “per diffamazione”, dovrebbe stare molto attento perché automaticamente afferma che i fatti sono vicini alla verità. La giustizia italiana è poi molto ancorata ad una visione molto garantista verso il “privato” (N.d.R. magari lo fosse anche per la privacy del telefono e degli indirizzi e-mail), invece non recepisce le sentenze della Corte di Giustizia Europea, che distingue i limiti della diffamazione tra uomo pubblico e quello privato.

Ma a Berlusconi interessa solo apparire il migliore che si possa avere e poter agire senza alcuna opposizione che possa offuscare la sua immagine o cambiare le cose che lui desidera.

La sua conferenza stampa si apre per prima cosa con l’elencazione dei successi elettorali, ponendo l’accento all’impegno del Governo e personale del Premier per questo; ma è questo il compito del Governo? La conquista del potere e il mantenimento dello stesso è lo scopo di Berlusconi. Il Governare viene dopo. Ma cosa vuol dire governare? Da quanto sta avvenendo sembra che per Berlusconi governare è decidere tutto, anche le leggi. Il parlamento non serve, se non a dire: si!

Il dibattito parlamentare, avvenuto alla camera il 28 luglio scorso per la conversione in leggi del “decreto anticrisi” (vedi in documenti), delinea molto bene il metodo “Berlusconi” per aggirare il dibattito parlamentare superando, di fatto, il compito attribuito dalla Costituzione alle Camere di legiferare, e attribuendo tutto invece al Consiglio dei Ministri.

Ecco come descrive l’On. Franceschini il metodo usato: “ Il sistema ormai è sempre lo stesso: il Consiglio dei Ministri approva un decreto-legge in bianco, che non viene più pubblicato il giorno dopo, ma viene pubblicato sei, sette o otto giorni dopo, quando vi è stato il tempo di scrivere il testo che il Consiglio dei ministri ha approvato nella sua collegialità senza conoscerlo; quel testo viene mandato alle Camere e inizia stancamente un dibattito che - si sa già - finirà, al di là della scadenza dei sessanta giorni, con un maxiemendamento che raccoglie un po' di tutto e su cui si mette la fiducia. In tal modo si umilia il lavoro delle Commissioni, onorevole Cota - altro che entrare nel merito - e buttano nel cestino gli emendamenti dell'opposizione in Commissione.
È un maxiemendamento in cui entra di tutto, alla faccia del requisito costituzionale dell'urgenza e alla faccia del requisito dell'omogeneità di materia, che è stato così rigidamente osservato in passato; per cui, entra di tutto, e almeno questo servisse per rendere più efficace e più veloce il modo di fare le leggi! Non è così. Nella fretta di utilizzare questa specie di contenitore onnicomprensivo che è diventato il decreto-legge con il maxiemendamento per la conversione, si butta dentro di tutto. Si fanno errori madornali, che costringono a marce indietro mentre si approva ancora il testo
”Anche il Presidente della Camera Fini ha espresso preoccupazione sul sistema del maxi emendamento e questo la dice lunga.

La replica dell’On. Cicchitto non riesce a controbattere all’accusa di stravolgere il metodo parlamentare. “… rispetto alle polemiche sviluppate dall'opposizione sul cosiddetto esproprio del Parlamento, dobbiamo partire dalla consapevolezza che in parte ci si trova di fronte ad una contraddizione oggettiva: quella tra la rivendicazione delle prerogative del Parlamento e la necessità per il Governo di legiferare e di farlo in tempi rapidi, sul filo della velocità che caratterizza la società che ci circonda.”. cioè ammette che con questo sistema è il Governo a legiferare e, successivamente, ammette che nel maxiemendamento il governo ha aggiunto cose sue al lavoro delle commissioni; dice infatti: “attraverso la presentazione di maxiemendamenti che mostrano una sostanziale aderenza al testo delle Commissioni stesse, salvo pochi aspetti sui quali è estremamente vigile il controllo di ammissibilità esercitato dalla Presidenza della Camera, laddove i precedenti Governi se ne discostavano frequentemente e fortemente

Sarà, ma sia Fini, che Napolitano, sembrano essere molto preoccupati da quest’andazzo. Napolitano poi ha dovuto introdurre una nuova prassi: la firma dei decreti con raccomandazioni. Cioè nel decreto approvato vi sono cose urgenti, per cui è sconsigliabile rimandarlo alle camere e nello stesso tempo ci sono cose che non vanno, così il Presidente della Repubblica deve dare dei sì “condizionati”, che non si sa poi che validità legislativa abbiano. Sicuramente un pessimo sistema in un momento in cui l’Italia dovrebbe avere coesione.

Purtroppo dobbiamo rilevare che, mentre l’Italia soffre pesantemente per la crisi economica, il nostro premier è duramente attaccato da tantissime testate estere, la sua figura internazionale è molto compromessa e nell’ultima uscita de “Le Nouvel Observateur”, non è solamente coinvolta la figura di Berlusconi, ma anche di alcune “ministre”. Non so se siano “montature”, ma credo che questa situazione sia ormai insopportabile per molti, specialmente quelli che desiderano un “governo autorevole” e per questo hanno sostenuto Berlusconi per lungo tempo. Credo che ora non vedano l’ora di liberarsi di un così ingombrante esponente.

Mi sovviene quanto ho scritto su Fatti e Opinioni nel numero°39 del 02/11/2008 in “La politica del Cavaliere”, dove osservavo come le affermazioni di Gelli sul “potere” che lui desiderava, corrispondessero a quello che si apprestava a realizzare Berlusconi. Non è chiaro se Berlusconi agisse per “far piacere a Gelli”, si spera di no, ma, se oggi cadesse Berlusconi, è difficile pensare che la drastica sterzata da lui realizzata verso un potere del “premier” senza discussioni e contrarietà, sarà mantenuta dal suo successore.

Argomenti:   #attualità ,        #berlusconi ,        #critica politica ,        #democrazia ,        #gelli ,        #governo ,        #politica



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