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Facciamo il punto La crisi e il Governo Mentre la crisi diventa sempre peggiore, Fabrizio Cicchitto ci dice che i provvedimenti presi sono “pillole”. Ci chiediamo se sono medicamentose, veleni o placebo? Di Giovanni Gelmini
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Fino ad ora abbiamo “avuto paura della crisi”, ora la si sente in tutta la sua drammaticità e, nonostante le affermazioni del Governo, i prossimi mesi non saranno migliori; anzi, la previsione è che proprio il prossimo semestre sarà il punto più fondo della recessione. Poi, forse, si potrà parlare di speranza, ripeto: solo speranza di ripresa.
I dati macroeconomici sono chiari. Il primo è il tasso d’inflazione a zero. Questo significa domanda ridotta al minimo, ma anche che la produzione langue e quindi il reddito. Ecco pronti i riscontri della situazione sopra enunciata: l’Istat, con gli ultimi dati comunicati, ci fornisce la misura del crollo dell’economia, crollo della produzione industriale, nel primo semestre - 21,5% rispetto al primo semestre 2008, crollo del PIL superiore a quanto era stato previsto. -6,0% rispetto al secondo trimestre del 2008. L’Istat precisa anche che la contrazione è il risultato di una diminuzione del valore aggiunto dell’agricoltura, dell’industria e dei servizi, cioè tutto il sistema economico è in crisi. Ulteriore conferma viene dal commercio: perfino i “saldi” non vanno. Ovviamente si parla d’economia nel suo complesso; è utile ricordare che alcuni settori di nicchia possono addirittura non sentire la crisi, altri invece sono in profondo rosso, ben più di quello che gli indici sopraccitati possano indicare. Si dice che si nota qualche segno di ripresa, ma più che ripresa si dovrebbe parlare di un rallentamento della caduta industriale, che non si sa se sia di brevissima durata o preluda ad una ripresa effettiva. Un elemento negativo invece è certo: la disoccupazione aumenterà di molto e quindi ci sarà un’ulteriore riduzione del reddito familiare e quindi dei consumi, con un ulteriore appesantimento del quadro economico generale; nel frattempo la speculazione sulle materie prime (in primis il petrolio) aumenta, senza alcuna ragione economica i costi sia delle imprese, sia delle famiglie. La disoccupazione aumenterà per due motivi: la scadenza di ammortizzatori sociali in atto e il fallimento (o la delocalizzazione) di imprese. A settembre tutti prevedono una ripresa difficile e i segnali sono già ampi in tutta Italia, ma in specie al Sud. Allora è giusto chiedersi che cosa ha fatto il Governo fino ad oggi per far fronte alla crisi. Se osserviamo i provvedimenti presi la risposta è: in pratica nulla. Le azioni dovevano dirigersi in due direzioni immediate: il sostegno al reddito familiare (qualcosa è stato fatto, ma molto poco, la parte più importante dei provvedimenti è stata finanziata con i fondi dell’INPS versati dagli imprenditori), sospendere il patto di stabilità con i Comuni per gli investimenti e le manutenzioni. Solo ora, nell’ultimo decreto anticrisi si autorizzano i comuni virtuosi a investire oltre il patto di stabilità, ma questo è un provvedimento sicuramente tardivo e ancora insufficiente. Il governo invece ha consumato i fondi FAS per altri scopi e ora si trova nei guai. Nell’incontro con le Regioni il problema è apparso in tutta la sua gravità ed è emerso che oltre ai fondi Fas e patto della salute, il decreto legge anticrisi ha aggiunto un taglio pesante anche al fondo farmaci e al fondo sociale. Così come si può pensare che gli enti locali facciano fronte alla crisi economica delle famiglie? Non è certo la fantasiosa, quanto poco utile, “Social Card”, inventata da Tremonti, che può risolvere i problemi che ogni giorno diventano più gravi per un consistente numero di famiglie. Che cosa avrebbe dovuto fare il Governo? Per prima cosa sospendere, fin dal 2008, i mega investimenti come il “Ponte di Messina” e per il “nucleare”, che, non produrranno benefici prima del 2020, se mai li produrranno, per concentrarsi sui piccoli investimenti, diffusi sul territorio attraverso gli enti locali, in grado di spendere abbastanza velocemente e in modo diffuso. Poi dare una scossa alla burocrazia, rendendola finalmente al passo coi tempi. Con le parole, il Ministro Brunetta qualcosa sembra aver ottenuto, ma il sistema burocratico resta farraginoso, la pletora degli enti territoriali non è cambiata e l’efficienza finale non è aumentata, mentre i costi continuano a salire. Un bell’esempio è il recente “decreto anticrisi”, che di anti-crisi ha ben poco: si presenta più come un’accozzaglia d’interventi mal coordinati e di dubbia efficacia oltre a difetti legislativi, al punto che il Presidente Napoletano si è rifiutato di firmare la legge passata dalle camere, se non in contemporanea con il decreto che ha cercato di correggere gli errori più salienti. Cosa prevede quest’intervento conto la crisi? Bonus occupazione - In via sperimentale, per gli anni 2009 e 2010, i lavoratori che già sono in cassa integrazione possono essere utilizzati dall'impresa in progetti di formazione che possono includere attività produttive. Questo permetterebbe di raggiungere la piena retribuzione, ma quante aziende potranno adire effettivamente a questo meccanismo? Altra follia è il permettere ad un cassaintegrato, sempre per il periodo 2009-2010, di ricevere la somma corrispondente al periodo di CIG mancante, qualora decidesse di avviare un'attività in proprio. Quanti cassaintegrati in un periodo di profonda crisi adiranno a questa possibilità? Credo che la maggior parte procederà “in nero”, evitando di prendere decisioni che potrebbero rivelarsi folli. Contratti solidarietà - Il trattamento di integrazione salariale per i contratti di solidarietà passa dal 60% all'80% della retribuzione. Rapporti bancari -Il provvedimento stabilisce “tempi certi” per l’accredito di bonifici e assegni circolari o bancari. La data di valuta per il beneficiario non potrà superare dal 1° novembre 2009, rispettivamente, uno, uno e tre giorni lavorativi e la disponibilità economica per il beneficiario non potrà superare quattro, quattro e cinque giorni. È previsto un corrispettivo omnicomprensivo dello 0,5% per trimestre pari al 2,077% annuo, per il servizio di messa a disposizione delle somme, che si va ad aggiungere ai già elevati tassi d'interesse pagati e non comprende la “mora” per il massimo scoperto.Il costo del denaro per le imprese resta sempre troppo elevato. Per la surroga del mutuo è prevista una penale per la banca cedente dell’1%mensile del valore del muto, qualora la surroga non si perfezioni entro il termine di 30 giorni dalla data di richiesta del debitore. La necessità di inserire questo provvedimento la dice lunga sulla trasparenza e la validità del sistema bancario italiano. Il Ministro delle finanze è autorizzato a firmare un accordo con l’ABI per la “moratoria” sui rimborsi di capitale, atto compiuto successivamente all’approvazione del decreto, ma da molte parti si esprimono dubbi sull’effettiva adesione degli istituti bancari, che non è obbligatoria. Per le imprese - C’è la cosiddetta 'Tremonti-ter' , ciò la detassazione degli investimenti in macchinari ed apparecchiature (solo per il 50%). Questa va sicuramente nel verso giusto, ma occorrerebbe anche il rifinanziamento della legge Sabatini con una limitazione dei contributi a fondo perduto per gli investimenti altamente innovativi. Questo spingerebbe le imprese, specialmente le più piccole, verso un miglioramento della produttività. Gli aumenti di capitale fino a 500.000 euro, perfezionati da persone fisiche, usufruiscono di un abbattimento del 3% dell'imponibile fiscale per cinque anni. Provvedimento di dubbia utilità. Dopo mesi di pressanti richieste di Confidustria, si sbloccano complessivi 23 miliardi per il pagamento dei debiti pregressi. Per il futuro si stabilisce un meccanismo che evita il formarsi di nuovi crediti per le imprese. Questo chiamarlo anticrisi è veramente arroganza! È un atto dovuto di corretta amministrazione che certamente aiuta le imprese; meglio sarebbe stato se fosse stato preso un anno fa. Il tetto massimo per svalutare i crediti in sofferenza, sale dallo 0,30% allo 0,50% dell'ammontare dei crediti iscritti a bilancio Inoltre, viene ridotto da 18 a 9 anni il periodo in cui è ripartita la deduzione della quota che supera tale tetto. La norma riguarda i nuovi crediti, ma limitatamente alla parte eccedente la media dei due anni successivi. Provvedimento utile, ma, di interesse solo per le aziende di dimensioni medio-grandi e che ha influenza solo sulle tasse sugli utili. Qui finiscono i provvedimenti anticrisi, gli altri sono di tutt’altro tenore. Alcuni correggono errori precedenti o malfunzionamenti delle P.A. Ricordiamo tra questi il discusso provvedimento di sanatoria di “colf e badanti” e sulle “multe d’annata”. Vi è poi la miniriforma delle pensioni per le donne della pubblica amministrazione, imposta dalla UE, e un adeguamento per tutti dell’età di pensionamento alla speranza di vita. Iinfine c'è la cosiddetta “rottamazione degli statali” Di anticrisi ha ben poco il contestatissimo “scudo fiscale”, che si presenta più che altro un ennesimo condono ed è un evidente favore alla criminalità e agli evasori. Meglio stendere un velo pietoso sugli altri provvedimenti. Il tentativo di tagliare le unghie alla Corte dei conti, sulle indagini è sfumato per il netto rifiuto di Napoletano a firmare, la cosa non farà certo piacere ai dirigenti del Ministero dell’Economia, che sono indagati dal pm contabile Guido Patti per consulenze affidate. In conclusione vorrei far conoscere alcune affermazioni fatte dai deputati nelle dichiarazioni di voto, riportate integralmente in “Documenti”: Karl Zeller (STVP): “… riteniamo che il decreto-legge in esame presenti misure inadeguate e poco incisive. Oltre a contenere incentivi insufficienti per le imprese piccole e medie, li grava di ulteriori spese e oneri burocratici invece di renderli più agevoli.” Roberto Mario Sergio Commercio(MPA): “…come il provvedimento si sostanzi in una sommatoria di microinterventi sganciati da una strategia generale di contrasto alla crisi economica internazionale - e successivamente - .., la recente notizia divulgata dal Governo che il decreto-legge che stiamo per votare libererebbe ingenti risorse per l'avvio dei lavori per la realizzazione del ponte sullo Stretto. Infatti, a guardare bene dentro le cifre, si scopre che nella realtà non si tratta di nuovi stanziamenti, ma di un rimpasto di fondi esistenti, una sorta di partita di giro nella quale i mille e 300 milioni di euro stanziati dall'articolo 4 del provvedimento (in conto impianti per la realizzazione dell'opera) altro non sono che le risorse già stornate dal CIPE in data 6 marzo 2009 dai fondi FAS.” Antonio Di Pietro(IDV): “ Ma soprattutto, proprio per quel che riguarda il merito dell'attuale decreto anticrisi, lei, Berlusconi, adotta ancora una volta due pesi e due misure: la previsione dell'esenzione fiscale riservata solo alle grandi imprese, mentre sono totalmente escluse le piccole imprese, vale a dire il cuore dell'economia italiana. Ma tanto si sa: a lei stanno a cuore le saccocce delle aziende sue e degli amici e compari suoi, non quelle degli italiani! La sua politica del resto, signor Presidente del Consiglio, che non c'è, è ben nota e non si smentisce mai: è sempre quella di far pagare ai poveri e di far guadagnare i disonesti.” Michele Giuseppe Vietti (UDC): “… con il decreto-legge che giunge oggi al voto finale di quest'Aula si compie un circolo vizioso voluto dalla maggioranza e dal Governo, collezionando anomalia dopo anomalia. Siamo in presenza di una manovra economica che non è una manovra economica, ossia di una manovra economica non assistita dalle procedure e dalle garanzie proprie della sessione di bilancio…” Dario Franceschini (PD): “… uso i dati di Banca d'Italia, dell'ISAE, dell'ISTAT, del CNEL, del Fondo monetario, di Confindustria, di tutti quelli che attaccate senza pudore quando osano pronunciare la fredda verità dei numeri. La verità è che questa cosa è sempre più ostile e sempre più ingombrante e pericolosa per voi. Ecco il vostro anno di Governo: cala il PIL, meno 5,2 nel 2009; calano le entrate fiscali, meno 3,3 rispetto al 2008, meno 11,3 l'IVA; cala la produzione, sarebbe più corretto dire «crolla» la produzione, dato che è il crollo più grande dagli anni Settanta; calano i prestiti alle piccole e medie imprese, meno 3 per cento di credito (in particolare alle più piccole); calano i consumi, meno 2,2 nel 2009; cala la crescita del potere d'acquisto dei salari, meno 1,3 (il dato più basso dal 1970); calano gli investimenti pubblici, meno 4,4 per cento nel 2010. Ma c'è anche qualcosa che cresce: cresce il debito, al 115,3 per cento (89,6 miliardi dall'inizio dell'anno); cresce la spesa pubblica, la spesa primaria corrente dal 40,3 al 43,4; cresce la pressione fiscale; cresce la disoccupazione e vedremo quanti saranno stati, se i cinquecentomila che si dicono o più, i nuovi disoccupati nel 2009” Roberto Cota (Lega Nord): “…(provvedimenti) che riducono le commissioni delle banche a vantaggio delle imprese e dei cittadini.Questo è un esempio di politica con la «p» minuscola - e più avanti - Nell'avviarmi alla conclusione, vorrei però anche ricordare un'altra misura molto concreta che è sfuggita al circuito mediatico. Visto che parliamo del sistema delle piccole e medie imprese, degli artigiani, dei commercianti, vorrei sottolineare che questa norma è stata pensata per una situazione che vivono sulla loro pelle migliaia e migliaia di ambulanti, che nei mercati si vedono sistematicamente scavalcati da quelli che arrivano da fuori, che aprono e chiudono, che non pagano le tasse, che vendono prodotti di bassa qualità, a basso costo, che come sappiamo arrivano dalla Cina e dintorni.” Fabrizio Cicchitto (PDL) : “ Il nostro è appunto il metodo delle cosiddette pillole, contro il quale l'altra settimana ha esercitato il suo sarcasmo l'onorevole Bersani, al quale evidentemente i farmacisti non sono simpatici da molti punti di vista. Potrei fare un elenco pillola per pillola di questi provvedimenti: ognuno di essi interviene su un problema economico significativo. Voglio dire, per rimanere nella metafora, che vista la situazione preferiamo le pillole dei farmacisti ai bisturi dei chirurghi e dei dottor Stranamore alla Visco… ” Se in questo provvedimento ci sono pillole, queste di che tipo sono: medicamentose, veleni o placebo? Argomenti: #attualità , #brunetta , #camera dei deputati , #cicchitto , #commercio , #cota , #di pietro , #economia , #finanziaria , #franceschini , #parlamento , #politica , #politica economica , #vietti Leggi tutti gli articoli di Giovanni Gelmini (n° articoli 506) il caricamento della pagina potrebbe impiegare tempo |
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