Una strada che corre, con la promessa di un’avventura, e una voce che la racconta, morbida, con la voglia di farne ancora un simbolo, un ricordo. Si apre così “A farewell to beat”, l’omaggio di Luca Facchini a Fernanda Pivano, il documento prezioso, imperdibile, del suo ultimo viaggio verso l’America, del suo pellegrinaggio verso la generazione che ha testimoniato e a cui non si potrà mai, davvero, dire quell’addio.
La road che corre sotto la telecamera di Facchini è un vero viaggio di fede che conduce le mani anziane della Pivano, e i suoi occhi lucidi, brillanti di un entusiasmo mai sopito, a posarsi sulle tombe di Ernest Hemingway e Jack Kerouac, sulla lapide di Allen Ginsberg, tra gli scaffali ancora intatti della City Lithts Books di San Francisco, rileggendo Gregory Corso e riascoltando Fabrizio De Andrè, lungo filo della memoria di quelle vite sopravvissute all’anima del beat, a quell’amare la nostra vita fino a consumarla. E’ ancora voce di Fernanda, morbida voce densa di dolcezza, piena di coraggio, a raccontare lo straordinario intramontabile che c’è in tutto questo, la sorpresa, la scoperta, la passione per cui visse a tal punto da scriverne in Italia come mai nessuno ha fatto in nessun altro paese, sin da quell’Addio alle armi che tradusse facendosi arrestare fascisti.
La veste del documentario sta troppo stretta a quest’opera di Facchini che si intesse di poesia, che straripa di emozioni e che forse realizza, con la forza dell’immagine, un desiderio intimo che è la misura di una vita: “Vorrei avere scritto tre righe che la gente ricorda, invece non le ho scritte e forse non le scriverò mai”, sussurra Fernanda, solido corpo e cervello da poeta, un attimo prima che cali il sipario.
E la strada corre ancora, pulsante, alle sue spalle.
pubblicato su www.doppioschermo.it
Titolo originale: Fernanda Pivano: A Farewell to Beat
Nazioni: Italia
Generi: Documentario
Durata: 70min. (colore)
Argomenti correlati: #cinema, #facchini, #film, #pivano, #recensione
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