Con la legge bancaria del 1936 la competenza territoriale imponeva che il trasferimento del risparmio dal sud al nord passasse per il mercato interbancario; con il Testo unico del 1993 venne meno il vincolo territoriale determinando l'emorragia del risparmio che dal sud defluisce direttamente nelle imprese del nord; viene così a mancare l'efficienza finanziaria del sistema bancario nel mezzogiorno. Occorre un rimedio, non vi è dubbio.
Il rimedio del governo si chiamerà Banca del Mezzogiorno e potrà contare su un alleato: la rete delle Poste con sportelli su tutto il territorio. Il Consiglio dei ministri del 15 ottobre ha approvato il disegno di legge che istituisce la Banca, su proposta del ministro dell'Economia Tremonti, per rilanciare il credito nel sud. La vera novità riguarda l'emissione di bond-sud che dovrebbero garantire il necessario sostegno finanziario alle iniziative imprenditoriali destinate al Mezzogiorno, infatti è previsto che gran parte del capitale sarà costituito mediante un'emissione di obbligazioni, garantita dallo Stato con trattamento fiscale agevolato.
Pare abbastanza chiaro che tali emissioni faranno parte, a tutti gli effetti, del debito pubblico, malgrado le affermazioni in senso contrario del ministro dell'Economia. Anche le altre obbligazioni di scopo, garantite dallo Stato, che potranno essere emesse da enti diversi dalla BdM per finanziare investimenti nel Mezzogiorno nell'ambito del "pacchetto Sud", in quanto garantite dallo Stato, porteranno un ulteriore aumento del debito pubblico.
Resta sul campo anche il dubbio su chi nominerà i vertici della Banca: saranno le Poste, il cui capitale è detenuto per il 65 per cento dallo Stato e per il 35 per cento dalla Cassa depositi e prestiti? Insomma, al di là dei proclami, cosa c'è di privato in una banca il cui capitale è costituito da obbligazioni garantite dallo Stato e i cui vertici sono nominati, seppur indirettamente, dallo Stato?
Questi progetti per il sud non intaccheranno i piani federalisti previsti per l'intero paese, ha ribadito Giulio Tremonti: "Il federalismo fiscale è fondamentale per una vita e un sistema più civile per tutti. Metà del governo del paese è fuori dal principio democratico del no taxation without representation. Non è più possibile andare avanti con metà della spesa pubblica fatta da soggetti non responsabili né democraticamente verso i cittadini, né moralmente - e ha precisato - Il mezzogiorno è l'unica parte d'Italia senza banche proprie. C'erano, ma sono venute meno".
Si continua però con la politica del doppio binario: che differenza c'è fra l'antica Cassa del Mezzogiorno e la Banca del Mezzogiorno? Qualcuno dice che occorre controbilanciare la politica di accorpamento delle grandi banche, che hanno portato il potere decisionale lontano dal sud, che occorre una Banca del sud, ma le banche non hanno veramente direzioni locali che contano?
Se il problema sono le banche italiane incapaci o non interessate a valutare il merito di credito delle piccole imprese, la soluzione è nell'apertura alla concorrenza, non nella creazione di un nuovo istituto di credito. Il sospetto è che la Banca del Mezzogiorno non avrà come bussola della sua attività la redditività degli impieghi. Ma allora quali saranno i criteri con cui impiegherà i fondi? E' quasi matematico che prevalgano i criteri politici.
Pare un'esperienza che abbiamo già vissuto e che ci è costata cara. Ricordiamo tutti come le cosiddette banche di interesse nazionale prestavano massicciamente denaro a gruppi imprenditoriali vicini a partiti o a uomini politici, realizzando perdite ripianate poi dallo Stato. Se invece la banca del Mezzogiorno avrà realmente azionisti privati, perché essi dovrebbero accettare di fare minori profitti e di prendere più rischi? In cambio di cosa?
Questa iniziativa sembra, piuttosto, fare il paio con il controllo statale del credito che si aveva in animo di realizzare nei confronti delle banche sottoscrittrici dei Tremonti bond.
La ex Cassa per il Mezzogiorno aveva uno scopo: costruire infrastrutture nel sud d'Italia. Quale sarà il ruolo della BdM in un contesto in cui gli istituti di credito italiani re-impiegano poco o malvolentieri e comunque in quantità ritenuta insufficiente il denaro raccolto al sud? Evidentemente i prestiti sono a rischio e allora la Banca del Mezzogiorno concederà più largamente di quanto non faccia il normale sistema bancario e ci saranno immancabili "sofferenze" (al sud il rapporto sofferenze/impieghi è tre-quattro volte superiore rispetto a quello delle regioni del centro-nord), che lo Stato dovrà ripianare con i soldi di tutti. Un sistema bancario "normale" ha il compito di raccogliere il risparmio e allocarlo, valutando il merito di credito delle imprese: ecco il problema.
Oggi servirebbe stimolare investimenti in altri settori più innovativi, con strutture gestionali e proprietarie moderne, capaci anche di guardare al mercato globale. L'idea di obbligazioni di scopo potrebbe essere buona se legata all'ammodernamento delle infrastrutture del mezzogiorno: strade, porti, scuole, ospedali, energie innovative, riciclo, difesa del territorio ed altro.
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