REGISTRATO PRESSO IL TRIBUNALE DI AREZZO IL 9/6/2005 N°8


Anno V n° 11 NOVEMBRE 2009 TERZA PAGINA


America scaramazza
Il curatore della mostra “PLUS ULTRA. Oltre il Barocco” illustra il significato di questa espressione artistica, che si distingue da quella europea
Di Giorgio Antei



 

Scuola Novohispana, "Nuestra Señora de la Asunción", XVIII sec., olio su tela, cm. 175.5x128.7. Museo della Basilica di Guadalupe, Città del Messico

Parafrasando Benedetto Croce, si potrebbe dire che il “barocco” è ciò di cui tutti sanno che cosa sia ma di cui ben pochi conoscono l’esatto significato, di cui molti riconoscono i rimandi, ignorandone però l’origine: una categoria artistico-letteraria, un momento storico-culturale, un fenomeno di costume o un atteggiamento mentale?

Se in Europa circoscriverne il campo semantico non è semplice, in America è decisamente arduo. Infatti, rispetto al Nuovo Mondo, non si tratta solo di dipanare un viluppo di accezioni, ma di definire altresì differenze e peculiarità: di una specie è il barocco europeo, di un’altra il barocco latinoamericano.

Ridurre il rapporto fra questi due fenomeni ad un’emanazione del secondo dal primo sarebbe fuorviante anche in termini di datazione, visto che oltre Atlantico il barroquismo esisteva ancor prima che sorgesse fra noi, e perdurò ben più a lungo. Ciò non significa che il barocco, in America, non sia riconducibile a matrici europee: significa che oltre agli influssi spagnoli, fiamminghi o italiani occorre valutare le emergenze di una “formidabile tradizione” autoctona, ove autoctono si riferisce tanto agli elementi barocchi, insiti nelle culture precolombiane, quanto alla trasformazione che il barocco iberico subì ad opera degli artefici indigeni o creoli.

Per questo, dicono alcuni, anziché di “barocco latinoamericano” sarebbe meglio parlare di “barocco indiano” (considerando che gli spagnoli, per tutto il periodo coloniale, seguitarono a riferirsi all’America come alle “Indie”).
Facendo leva sulla rielaborazione dei modelli metropolitani compiuta dagli artisti spagnoli trapiantati nelle Indie (criollos o indianos), Octavio Paz preferisce parlare di “barroco crollo”. Adottando codici espressivi devianti rispetto al canone estetico europeo -sostiene lo scrittore messicano- i creatori indiani intesero sottrarsi al colonialismo artistico, plasmando in forme ribelli “su oscuro sentido de pertenencia” il loro indefinito impulso identitario. In questo senso, il barocco definisce una secessione: il distacco degli spagnoli d’America dalla madre patria, nonché la ricerca di un’autonoma fisionomia culturale.

 
Anonimo, "Sor Juana de la Cruz", XVIII sec., olio su tela,. cm. 105x80. Museo de América, Madrid
Se per Octavio Paz il barocco è un fenomeno principalmente crollo, per altri rappresenta in primo luogo una reazione sincretica dei naturales (indigeni), dibattuti fra l’eredità religiosa precolombiana e il messaggio spirituale propagato dai missionari francescani, domenicani o gesuiti. In campo artistico, tale reazione dette luogo al barocco tequitqui. Durante il XVI secolo, gli artigiani indigeni, da poco evangelizzati, vennero impiegati nella costruzione dei nuovi templi cristiani, sotto la direzione di architetti e capomastri spagnoli. Abili sagomatori e scultori, essi plasmarono nella pietra forme che al di là dell’apparenza barocca e dei nuovi contenuti religiosi rivelavano la persistenza delle loro credenze e dei loro sentimenti ancestrali. Nel barocco americano, dunque, non confluiscono unicamente i patterns europei e le deviazioni criollas ma anche gli effetti della crisi spirituale vissuta dagli indigena all’arrivo degli spagnoli: in questa prospettiva, oltre che ad uno stile basato sull’ibridazione e il sincretismo, il barocco corrisponde all’ideologia del meticciato (mestizaje).

Le perle sono spesso irregolari. La natura, che pure sembra amare la simmetria e l’ordine, scombina la loro crescita, causandone l’imperfezione, rendendole scaramazze o barocche, cioè, non del tutto sferiche o addirittura deformi. In campo artistico è barocco ciò che si discosta dalla “sfera” rinascimentale e dunque dalla proporzione classica, la più vicina alla perfezione naturale. In America è barocco non ciò che disconosce la lezione del Rinascimento (e della classicità e della natura), bensì ciò che trasgredisce i modelli dell’arte barocca europea. Il barocco americano, pertanto, è doppiamente scaramazzo, il più scombinato e abnorme degli stili: è ultrabarroco o barroco mestizo. Per meticcio s’intende un tipo umano nato da incrocio razziale, un mezzo sangue, un’anomalia.

 

Scuola di Cuzco, "Santiago y los Moros", XVII sec., olio su tela, cm. 1300x100. Collezione Rodrigo Rivero Lake, Città del Messico

All’opposto dei mestizos si collocano i castizos, coloro che possono vantarsi della propria limpieza de sangre, di avere nelle vene unicamente sangue spagnolo. Prima di rassegnarsi ad essere catalogati come indiani, i criollos rivendicarono a lungo il loro casticismo, senza capire, ahimè, che non era il sangue a renderli diversi ma il giudizio immisericorde degli spagnoli metropolitani... nonché il barroquismo tropicale.

Alexander von Humboldt descrisse la natura dell’America tropicale con lo sguardo e i pennelli d’un pittore di razza; compose un affresco che ne metteva in evidenza la grandiosità, l’esuberanza, la vitalità e anche il mistero, la tensione, il dramma, infine... il barroquismo. Ebbene, oltre ai sogni dei criollos, alle sofferenze degli indios e all’estasi dei missionari, nel barocco americano confluiscono i Caraibi e le Ande, la Sierra Madre e l’Orinoco, la foresta amazzonica e i molti vulcani, in breve, la natura del Nuovo Mondo: una natura che a detta di molti è debole e imperfetta, scaramazza, si può dire, anzi barocca.


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