Signor Presidente, onorevoli colleghi, per la ventiseiesima volta il Parlamento di cui facciano parte è costretto ad un approccio che definirei fideistico nei confronti dell'operato del Governo.
In quest'Aula non si discute più nulla, non si decide, ma nemmeno si contribuisce a rendere i provvedimenti migliori. Lo schema è tristemente consueto: decreto-legge omnibus con buona pace dei requisiti costituzionali per la sua adozione, fiducia blinda-tutto e rapido voto.
Noi Liberal Democratici, signor Presidente, abbiamo una diversa concezione delle istituzioni, segnatamente della democrazia parlamentare: crediamo che un Parlamento depauperato delle sue piene prerogative legislative e di controllo sull'operato del Governo rappresenti un grave pericolo per tutti i cittadini di questo Paese.
Questo provvedimento, seppur lodevole nelle sue finalità di evitare ulteriori procedure di infrazione a carico del nostro Paese, inserisce proditoriamente, con l'articolo 15, una norma di alto impatto in relazione alla liberalizzazione dei servizi pubblici locali, acqua compresa.
Ci avete detto che la fiducia si è resa necessaria per rispettare il termine di scadenza del decreto-legge, ma lo sapevate anche quando avete impiegato quarantacinque giorni per l'esame al Senato. I motivi sono altri: il Governo non si fida della propria maggioranza, e fa bene, soprattutto quando - sbrigativamente e senza contraddittorio - si affrontano temi delicati come quello legato al costo dell'acqua per ciascuno di noi.
Viene subito da chiedersi: la privatizzazione dell'acqua cui prodest? Mi sembra che il Governo in un business come quello dell'acqua, che vale qualcosa come 5 miliardi di euro l'anno, si sia una volta ancora dato da fare per regalare investimenti miliardari a pochi in danno di tutti gli altri. Si favoriscono le solite lobby nazionali, le multinazionali e la creazione di cartelli e di oligopoli che purtroppo, come nel campo della telefonia e - ahimè - della televisione, conosciamo bene.
Entrando nel merito, noi Liberal Democratici non vogliamo in maniera aprioristica respingere al mittente qualsiasi ipotesi di gestione di un soggetto privato nel servizio idrico, ma sappiamo anche che, ad esempio, l'affidamento del servizio idrico con procedure ad evidenza pubblica non è necessariamente sinonimo di qualità e non mette certo al riparo da furbate o fughe speculative.
PRESIDENTE. Onorevole Melchiorre, la invito a concludere.
DANIELA MELCHIORRE. Esiste ad oggi, nel nostro Paese, un sistema di controllo efficace che possa vincolare quel soggetto privato al rispetto dell'interesse generale? E poi, di che tipo di privatizzazione si tratta? Avremmo voluto dibattere su questioni come il controllo e le modalità di concessione e di gestione; noi Liberal Democratici siamo sì per un libero mercato, ma a condizione che questo sia trasparente, sano, con regole vere e certe, e così intendiamo giusto fare le riforme, non in questo modo apparente e sicuramente slegato da ogni logica nel concreto (senza contare neanche che non si è parlato minimamente del miglioramento della qualità del servizio e della qualità dell'acqua).
PRESIDENTE. Onorevole Melchiorre, deve concludere.
DANIELA MELCHIORRE. Questi sono i temi che dovrebbero essere stati discussi in quest'Aula, ma per l'ennesima volta ci è stato negato tutto ciò, ossia un confronto chiaro ed aperto su questioni fondamentali per l'intero Paese (tenuto conto che questo è il Paese, in Europa, nel quale i cittadini pagano il costo più basso dell'acqua). Ebbene, quale ricaduta avrà questo sulle tasche degli italiani? Sarà tutto a carico, ancora una volta, del contribuente, cioè di quello che non evade le tasse? Noi Liberal Democratici vogliamo un servizio idrico che sia efficiente in tutta Italia e per tutti i cittadini, ed è per questi motivi che negheremo la fiducia al Governo su questo provvedimento (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Liberal Democratici-MAIE e Italia dei Valori).
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