Il professor Michele Ainis ci presenta una dura analisi delle realtà che non funzionano nel nostro paese e le sue proposte di cura dei sintomi di questo male; per attuarle ci vuole una cura drastica che ci spiega nell'ultima pagina.
Il libro si apre con cinque pagine che contengono 3 “Pretesti”, come li chiama lui, che sono appaiono
come la sintesi dell’analisi che svolgerà nel libro; eccoli:
Pretesto 1
"In Italia non c'è più posto per chi canta fuori dal coro. Non a caso il servilismo è ormai la malattia etica degli italiani. "
-
Pretesto 2
"Dobbiamo affiancare al referendum abrogativo quello propositivo...
E c'è da sperimentare nuove forme di democrazia 'partecipativa’ o 'deliberativa’. Quali? Il bilancio partecipativo a Porto Alegre consegna ai cittadini il 25% delle decisioni di spesa."
“Contro i vecchi blocchi di potere via ogni carica a vita, nelle istituzioni e nella società civile."
"L’80% di assicurazioni e banche ospita nei propri organismi direttivi soggetti con incarichi nei gruppi concorrenti. Un'anomalia tutta italiana."
Pretesto 3
"La revoca degli eletti (recall) s'adatta ai casi di cattiva amministrazione, negligenza, abuso di potere. Negli Usa esiste dal 1911 . .. esiste in Canada, nella Federazione Russa, in vari paesi dell'America latina. C'è una ragione per vietarne 1'uso alle nostre latitudini?"
"Abbiamo trasformato il rito elettorale in mito, in un lavacro che purga ogni infezione: dimenticando che ogni elezione è sempre, in realtà, una cooptazione.”
"C'è una specifica ragione se la politica preferisce i co.co.co, i contratti a termine. Perché così può scegliere i fedeli, stabilizzandoli se dimostrano obbedienza, e nel frattempo tenendoli per anni sotto schiaffo”
I suoi capitoli affrontano il “decalogo” delle cose che non vanno e che devono essere cambiate, cioè:
1. Disarmare le lobby,
2. Rompere l’oligarchia di partiti e sindacati,
3. Dare voce alle minoranze,
4. Annullare i privilegi della nascita,
5. Rifondare l'università sul merito,
6. Garantire l'equità dei concorsi,
7. Neutralizzare i conflitti d'interesse,
8. Favorire il ricambio della classe dirigente,
9. Impedire il governo degli inetti,
10. Promuovere il controllo democratico.
La sua analisi è impietosa, documentata; se si deve riconoscere che corrisponde al vero, ma vedere questo orrore così, infilato pagina dopo pagina, genera o ribellione o depressione.
Non mi sento di condividere tutte le soluzioni che sono proposte, ma certo è che distruggere quella che Ainis chiama “camicia di gesso”, non è facile e, mentre leggevo mi
chiedevo: chi può affrontare tutti questi problemi? Non certo la nostra classe politica, neanche
una rivoluzione non risolverebbe di certo questi problemi. Allora come fare?
A questo quesito Ainis risponde nelle ultime pagine: “Come potremmo illuderci che la classe politica italiana, che di questo sistema putrido e corrotto si nutre come i topi nel formaggio, ci tiri fuori dalla melma? Come potremmo affidare la salvezza allo stesso capitano che ha diretto la nave sul luogo del naufragio? Né la politica, finché rimarrà un corpo burocratico di notabili e di soldatini prezzolati, né gli altri poteri che governano 1'economia o l'informazione possono tirarci fuori dallo sfascio. Ma a dirla tutta non è sbagliata solamente la risposta, è sbagliata la domanda. Fino a quando cercheremo un padre salvatore ai piani alti del Palazzo, non caveremo mai un ragno dal buco. Se la delega è l'unico strumento che siamo capaci di suonare, tanto vale andarsene in vacanza”.
Se questo accadesse, sarebbe proprio una rivoluzione, pacifica, ma certamente senza possibilità di ritorno al passato.
Un libro che consiglio ai giovani, ai militanti, ma che sconsiglio vivamente ai depressi.
La Cura
Autore: Ainis Michele
Editore: Chiare Lettere
Genere: scienze sociali
Argomento: italia-società italia-politica
Collana: Reverse
Pagine:XV-183
ISBN: 8861900712
ISBN-13: 9788861900714
Data pubblicazione:1 Oct 09
Descrizione in quarta di copertina
Un pessimismo duro e compatto come una lastra di piombo. Ma la cura è possibile. Ecco un decalogo di proposte (dopo un'impietosa denuncia) per costruire una società basata sul merito, la legalità e l'uguaglianza. Un'uguaglianza dei diritti, dal basso. Troppi giovani bravi e onesti restano al palo. Troppe donne emarginate. Troppi singoli contro il concistoro delle lobby. Troppi spiriti liberi lasciati soli contro il conformismo dei partiti, dei sindacati, delle chiese. Serve una terapia d'urto. Cominciamo stabilendo una penalità per chi concorra a ottenere lo stesso lavoro dei propri genitori, il sorteggio al posto delle lottizzazioni, la rotazione delle cariche, l'ineleggibilità contro i conflitti d'interesse... E per promuovere realmente la democrazia inseriamo il referendum propositivo, la possibilità di revoca da parte degli elettori, la mozione di sfiducia verso rettori, dirigenti, presidenti... Per vincere la guerra c'è una camicia di gesso da mandare in pezzi.
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Giovanni Gelmini (n° articoli 506)
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