Andavano a gruppi per le buie strade in salita
fra pietre e neve assonnate destando stelle luminose
in aghi di ghiaccio rintanate.
D'incenso e di candele mute si colmava in fretta la chiesetta
e i fiati si vestivan del calore di chi scese Agnello fra i lupi
sconvolgendo egoismi e coscienze, dal lontano oriente.
Improvviso un brusio a onde seroeggiando fece tutti voltare
i ricci neri la porcellana fina a incorniciare:sotto al cappuccio rosso
quel volto da bambina.
Oh, Valentina! Il frutto mulatto del tuo amore scandaloso
tra le braccia del tuo uomo nero che alto reggeva
quell'osanna silenzioso.
Oh, Valentina! che entrata da regina in quella chiesa
assiepata di commenti ingiuriosi...
fine anni quaranta -o giù di lì. eri tornata:
“una signorina”, e il tuo volo bruno di colomba sverginata
incontro all'america finì.
Le braccia a tutti tese dalla bionda paglia del presepe
-prima che il largo d'oro di campane colmasse la mezzanotte-
a tutti l'Infante, le braccia aprì.
Oh, Valentina! e anche il tuo sorriso di porcellana
sul viso da bambina, di lacrime fiorì.
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Si dice che quel pretino di campagna per quietare il brusio che s'era levato alto nella chiesa quella notte, anticipasse di qualche minuto la nascita di Gesù e che le campane di mezzanotte, si sciolsero, infine liete, in un ritrovato cielo di pace.
Questa è una storia vera che mi ha raccontato la mia nonna, ma sembra accaduta ieri perché nulla è cambiato.
Le mie rime sono dedicate a tutte le Valentine del mondo che superando razzismi e pregiudizi, infrangono barriere in ogni tipo d'amore.
Felice natale a tutti!
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