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Siamo guelfi o ghibellini? - seconda puntata

Dopo la prima puntata, in cui si parlava del potere ecclesiastico in conflitto con il potere laico, oggi la Lega ci mostra il caso contrario

Di Giovanni Gelmini


Abbiamo già parlato della pretesa, che troppo spesso cogliamo nell'azione del clero, di imporre per legge l'etica che loro ritengono giusta, anche se quell'etica non sempre ha uno stretto fondamento teologico, ma è una convinzione dominante dell'episcopato e non da tutti condivisa, nemmeno nel loro consesso. (Spaziodi Magazine Agosto 2009)

Questa volta però la situazione è capovolta e ricorda il tempo in cui l'imperatore voleva nominare il Papa o il feudatario nominare il Vescovo. Questo, in sintesi, è il concetto espresso dalla Lega, per bocca di Calderoli, Castelli, Salvini ed altri, perchè l'Arcivescovo di Milano ha invitato tutti, e in particolare le autorità, a tenere comportamenti corretti in termini di moralità e di accoglienza e a far rifiorire il tradizionale “solidarismo ambrosiano”.

C'è qualcosa che non va, se l'Arcivescovo, predicando nella sua chiesa, si permette di ricordraci cosa vuol dire essere cristiani e come il Vangelo indichi quale comportamento dobbiamo tenere verso il prossimo, specialmente verso quelli più poveri ed emarginati? Ciò non piace evidentemente perché non è in linea con la predicazione del terrore fatta dall'imperatore e dai sui sceriffi. Se i “lumbard” si accorgono che, le ronde sono inutili e che se si vuole la sicurezza, occorre per prima cosa il rispetto e la comunicazione con chi vive accanto a noi, dove va il consenso alla Lega?

Calderoli precisa bene l'accusa a Tettamanzi: “La grande capacità della Chiesa territoriale dovrebbe essere la vicinanza con il territorio. Tettamanzi con il suo territorio non c'entra proprio nulla. Sarebbe come mettere un prete mafioso in Sicilia ”. Cioè il Vescovo dovrebbe rappresentare il territorio, come è per un politico, e quindi seguire la linea politica dominante, cioè i dettami della Lega (l'imperatore in Lombardia)l che apprezza i simboli come il Crocefisso o il Presepe, forse perché fanno parte del folclore locale e non perché rappresentano una fede con un comportamento da seguire.

Se avessero ragione questi politici, come spiegheremmo allora i martiri della Chiesa che hanno trovato la morte, perché non hanno abbandonato il loro credo, malgrado questo contrastasse con il potere dominante. Questi martiri non sono leggenda antica, ma sono tutt'oggi un fatto reale, non solo nei paesi d'oltre oceano, dove ci sono i “cannibali”, ma anche a casa nostra, come in Sicilia con don Giuseppe Puglisi.

Ben fa l'Arcivescovo Tettamazi a insegnare il Vangelo e quali sono le vere priorità per una vita cristiana, oltre che civile, visto che chi sta al governo spesso se ne dimentica, per ragion di stato o più spesso, purtroppo, per convenienza politica.

Altri politici sono intervenuti nel dibattito ed hanno ricordato che i “Re Magi” e lo stesso Gesù Cristo, secondo la legge italiana vigente, sarebbero da espellere se venissero in Italia o che chi oggi si autonomina difensore della cristianità è lo stesso che ha sempre sostenuto il matrimonio celtico; oggi a quelle persone fa comodo dichiarasi sostenitori di un cristianesimo molto di facciata e poco di sostanza e così chi segnala al popolo che le loro leggi vanno contro l'insegnamento di Gesù Cristo deve essere rimosso.

Questa è la democrazia desiderata dalla Lega.

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