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Riflettiamo sulla storia 12 dicembre 1969: simbolo tragico di un periodo tristissimo
La strategia del terrore distorse l'opinione pubblica. Il rischio di oggi Di Giovanni Gelmini
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Come sempre, in quel periodo, alla sera mi recavo al Teatro Tascabile di Bergamo per le prove dello spettacolo in preparazione. Quella sera, 12 dicembre, il tempo passava e il gruppo milanese tardava ad arrivare, cosa era successo mai? Non c'erano ancora i cellulari; per avere un’informazione immediata, dovemmo aspettare fino a quando finalmente arrivarono. Erano allucinati dal dramma avvenuto e raccontarono... Così venimmo a conoscenza dell'attentato di Piazza Fontana. Quando si parla di Piazza Fontana ci si dimentica però che non fu un solo attentato, ma uno dei cinque, che dovevano colpire Milano e Roma nell'arco di meno di un’ora. Infatti, sempre a Milano, una seconda bomba era stata messa alla Banca commerciale in piazza della Scala. A Roma una bomba esplose nel passaggio sotterraneo della Banca Nazionale del Lavoro che collegava le due entrate di Via Veneto e di San Basilio, facendo tredici feriti. A questa seguirono altre due esplosioni: una davanti all'Altare della Patria e l'altra all'ingresso del museo del Risorgimento, in Piazza Venezia, facendo quattro feriti. Sebbene le altre quattro non recassero grandi danni, il disastro di Piazza Fontana cambiò il modo di pensare degli italiani e, per capire come, si deve ripercorrere nella memoria il clima di quell'anno. Tutto iniziò nel '67, quando il gruppo studentesco, guidato da Capanna, conquistò la rappresentanza studentesca nell'Università Cattolica, cavalcando lo scontento presente nella più grossa facoltà dell'Università: Economia e Commercio serale, che aveva oltre 10.000 iscritti. Iniziò così un periodo di grande agitazione in quell'ateneo, che presto si diffuse in tutte le università e nelle scuole superiori. Come mezzo di lotta venne adottata l'occupazione delle scuole, che prima non era mai stata utilizzata. L'agitazione nelle scuole fu il primo segnale di quanto poi si sarebbe sviluppato anche nell’ambiente del lavoro, ma questa preoccupò fino ad un certo punto la borghesia; quello che provocò una grande preoccupazione fu invece l'Autunno Caldo del '69, che bloccò l’Italia con una serie di scioperi molto duri per i rinnovi contrattuali che culminarono con uno sciopero generale, che restò memorabile per l’adesione avuta, segno che il contrasto sociale era fortissimo e diffuso in larga parte della popolazione. Gli attentati del 12 dicembre, con la strage di Piazza Fontana, furono una svolta, decisamente negativa, a quella situazione già molto tesa. La colpa fu immediatamente attribuita alla “sinistra eversiva”. Martire di questa operazione fu l'anarchico Pinelli e il capro espiatorio fu Valpreda. Questo indusse terrore in tutta la gente, di qualunque idea politica fosse e la reazione fu di desiderare un maggior rigore nella gestione della sicurezza, quindi uno spostamento a destra. Contemporaneamente nacquero le BR, di matrice marxista-leninista: erano, infatti, una costola uscita da Sinistra Operaia. Furono fondate in un momento imprecisato del 1970, da Alberto Franceschini, Renato Curcio e Margherita Cagol. La loro azione non produsse attentati verso cittadini qualunque, ma azioni sempre mirate a persone precise. La loro prima azione di un certo peso avvenne nella notte del 25 gennaio 1971: otto bombe incendiarie furono messe sotto altrettanti autotreni sulla pista prova pneumatici di Lainate dello stabilimento Pirelli. Il primo omicidio fu nel 1974; nello stesso anno ci fu il rapimento del giudice Sossi.
Questa fu chiamata “strategia della tensione”, solo molti anni più tardi si scoprì che fu architettata dai servizi segreti deviati (SID) e ispirata dalla loggia massonica P2. Lo scopo era di spingere l'opinione pubblica a un anti-comunismo, ad un’opposizione intransigente contro la sinistra, contrastando così le aperture politiche a sinistra fatte da Aldo Moro; l’obiettivo era anche di portare il potere nelle mani di chi potesse dare certezze agli operatori economici legati alla P2. Questa strategia perse vigore dopo l'omicidio Moro nel maggio 1978, quando finalmente lo Stato reagì e approvò leggi di durezza eccezionale, affiancate da provvedimenti a favore di eventuali terroristi dissociati. Le Br furono definitivamente sgominate dall'azione del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. Anche le stragi di destra cessarono dopo l'ultima del 1984. Il terrorismo fu debellato. Fatti occasionali si ebbero ancora come l'omicidio di Biagi o gli attentati del '93, attribuiti alla mafia guidata dai corleonesi di Riina, a ora ritornati alla ribalta per le dichiarazioni di Spatuzza, ma non vi fu più quella potente organizzazione, la contrapposizione e non vi fu continuità Anche se il clima non è più quello d'allora, infatti, non ci sono più gli scontri ideologici che hanno fatto da substrato culturale per il sostentamento dell'estremismo di sinistra e la “dovuta” reazione di destra, sembra che la tecnica della “tensione” sia ancora adottata per creare dei blocchi di sostegno a delle parti politiche. Infatti, troppo spesso verbalmente si stimolano reazioni verso gli immigrati o verso un inesistente pericolo comunista, attribuendo loro tutti i mali della nostra società. Per questo si deve cercare di conoscere bene i fatti, perché purtroppo è facile distorcere la verità attraverso il controllo dei Mass-media, per poi sfruttare le paure generate a proprio vantaggio. Argomenti: #anni di piombo , #attentati , #br , #eversione , #storia , #strategia della tensione Leggi tutti gli articoli di Giovanni Gelmini (n° articoli 506) il caricamento della pagina potrebbe impiegare tempo |
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