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Anno VI n° 1 GENNAIO 2010 MISCELLANEA |
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Per "Spaziale! Astronomia in mostra"
I 5 testimoni di Spaziale!
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Aristotele, filosofo, (Stagira, 384 a.C. – Calcide, 322 a.C.) “La filosofia non serve a nulla, dirai; ma sappi che proprio perché libera dal legame di schiavitù è il sapere più nobile.” È considerato uno dei più innovativi e prolifici uomini di cultura del mondo antico e una delle menti filosofiche più stimate e influenti, nonché un precursore di scoperte in vari campi della conoscenza. Aristotele trattò nelle sue opere della conformazione dell'universo: egli propose un modello geocentrico, che cioè pone la Terra al centro dell'universo. Aristotele credeva che i corpi celesti si muovessero su sfere: oltre la Terra c'erano, in ordine, la Luna, Mercurio, Venere, il Sole, Marte, Giove, Saturno, la sfera delle stelle fisse e, infine, il primo mobile, cioè il "motore" che metteva tutte le altre sfere in movimento. Identificabile con la divinità suprema (le altre divinità stavano all'interno del cosmo), esso è la causa prima di tutti i moti celesti. Aristotele era convinto dell'unicità e della finitezza dell'universo: l'unicità perché se esistesse un altro universo sarebbe composto sostanzialmente delle medesime essenze del nostro e quindi tenderebbe, per i luoghi naturali, ad avvicinarsi al nostro e perciò con esso si ricongiungerebbe, ciò che prova l'unicità del nostro universo; la finitezza perché in uno spazio infinito non potrebbe esserci un centro, ciò che contravverrebbe alla teoria dei luoghi naturali. Secondo Aristotele, la Terra era formata da quattro elementi: la terra, l'aria, il fuoco e l'acqua. Le varie composizioni degli elementi costituivano tutto ciò che c'era sulla Terra. Per quanto riguarda ciò che esiste oltre la Terra, Aristotele lo riteneva fatto di un quinto elemento (o essenza): l'etere. L'etere, che non esiste sulla Terra, sarebbe privo di massa, invisibile e, soprattutto, eterno ed inalterabile: queste due ultime caratteristiche sanciscono un confine tra i luoghi del mutamento (la Terra) e i luoghi immutabili (il cosmo). Come pochi altri filosofi Aristotele ha avuto larga influenza su diversi pensatori delle epoche successive, che ammirarono il suo genio e che analizzarono profondamente i suoi concetti: Isaac Newton, matematico, (Woolsthorpe-by-Colsterworth, 4 gennaio 1643 – Londra, 31 marzo 1727) “Se ho visto più lontano, è perché stavo sulle spalle di giganti.” Newton fu il primo a evidenziare il fatto che le leggi della natura governano il movimento della Terra e degli altri corpi celesti. Egli contribuì alla Rivoluzione scientifica e al progresso della teoria eliocentrica. A Newton si deve anche la sistematizzazione matematica delle leggi di Keplero sul movimento dei pianeti. Oltre a dedurle matematicamente dalla soluzione del problema della dinamica applicata alla Forza di gravità ovvero dalle omonime ' equazioni di Newton ', egli generalizzò queste leggi intuendo che le orbite (come quelle delle comete) potevano essere non solo ellittiche, ma anche iperboliche e paraboliche. L'opera più influente di Newton fu senza dubbio Philosophiae Naturalis Principia Mathematica, per i successivi trecento anni valido e attendibile testo scientifico per la meccanica classica. La loro pubblicazione avvenuta nel 1687 è considerata da molti la nascita della fisica moderna. Newton dimostrò anche per primo che la nostra percezione del colore bianco è causata dalla composizione di luci di diverso colore. Egli, infine, avanzò l'ipotesi che la luce fosse composta da particelle da cui nacque la ' teoria corpuscolare della luce ' in contrapposizione ai sostenitori della ' teoria ondulatoria della luce ', patrocinata dall'astronomo olandese Huygens e dall'inglese Young, e che culminerà poi nella soluzione proposta nella forma del dualismo onda-particella all'interno della meccanica quantistica. Newton dedicò molto tempo anche all'alchimia: in un'epoca in cui i principi della chimica non erano chiari egli cercava di indagare sulla natura delle sostanze rifacendosi a tradizioni ermetiche ed effettuando esperimenti successivamente relegati nella pseudoscienza. Edwin Hubble, fisico, (Marshfield, 20 novembre 1889 – San Marino, California, 28 settembre 1953) “La storia dell'astronomia è la storia di sfuggenti orizzonti” Edwin Hubble lavorò come astronomo, negli anni 20’ e 30’ del secolo scorso, al telescopio di Monte Wilson (il più grande del mondo all’epoca) e raccolse grazie a questo potente strumento un gran numero di prove osservative a favore dell’ipotesi del Big Bang, che prevedeva un Universo in espansione e non statico, come molti scienziati all’epoca sostenevano. Hubble dimostrò che molte nebulose, osservate con telescopi meno potenti nel passato, erano in realtà galassie esterne alla nostra, formate da miliardi di stelle e non nubi di gas all'interno della Via Lattea. Egli dimostrò inoltre la relazione fra velocità e distanza delle galassie formulando la legge di allontanamento delle galassie che prese il nome di Legge di Hubble (quanto maggiore è la distanza, tanto maggiore è la velocità di recessione). Dopo ben quindici anni dalla pubblicazione della teoria generale della relatività e dopo aver esaminato gli studi e le ricerche di Hubble, Einstein ammise la probabilità che la struttura generale dell'universo non fosse statica. Accettò l'idea di un Universo in espansione e ammise l'errore più grave della sua carriera scientifica: il cambiamento da lui introdotto in principio nelle sue equazioni perché il concetto di un universo instabile, in espansione, gli sembrava inaccettabile. Hubble è considerato oggi il padre della cosmologia moderna. Jocelyn Bell (Belfast, 15 luglio 1943 - ) “Non ho vinto il Nobel, è vero. In compenso ho avuto tanti altri premi e in fondo è stato molto più divertente: il Nobel significa una settimana davvero fantastica a Stoccolma e poi più niente, perché nessuno osa dare un riconoscimento a qualcuno che è salito così in alto” È una astrofisico britannica, che scoprì la prima stella pulsar, assieme al suo professore di tesi Antony Hewish. Nata nell'Irlanda del Nord, Bell frequentò l'Università di Glasgow e quindi l'Università di Cambridge. Qui lavorò con Hewish e con altri per costruire un radiotelescopio, allo scopo di studiare lontanissimi oggetti oggetti astronomici, i cosiddetti quasar, che erano stati recentemente scoperti. Ascoltando il rumore di fondo della registrazione compiuta sul cielo, Bell trovò un segnale che pulsava regolarmente, più o meno una volta al secondo. La sorgente fu chiamata all'inizio LGM1, dove LGM è l'acronimo di Little Green Men, "omini verdi"; infatti Bell e Hewish pensavano che si trattasse di un segnale proveniente da extraterrestri, in quanto appariva troppo regolare per essere naturale. In seguito la sorgente venne identificata come una pulsar, un corpo celeste formato in seguito all’esplosione di una stella di grande massa, rotante ad altissima velocità. Dopo aver terminato il dottorato, Bell lavorò all'Università di Southampton, al College universitario di Londra e all'Osservatorio Reale di Edimburgo, prima di diventare professoressa di fisica alla Open University per dieci anni, ed in seguito docente distaccata all'Università di Princeton. Attualmente è professore in visita alla Oxford University. Nonostante non abbia potuto condividere il Premio Nobel con Hewish per la sua scoperta, è stata premiata da molte altre organizzazioni. Ha vinto il Premio Oppenheimer, la Medaglia Michelson del Franklin Institute, il Premio Beatrice M. Tinsley della American Astronomical Society, il Premio Magellano della American Philosophical Society, il Jansky Lectureship della National Radio Astronomy Observatory, e la Medaglia Herschel della Royal Astronomical Society. Ha ricevuto inoltre parecchie lauree honoris causa. Kwaij, cavaliere Jedi, (Alderan, data sconosciuta - Tatooine, 12.670 era galattica) “Non c'è emozione; c'è pace. Non c'è ignoranza; c'è conoscenza. Non c'è inquietudine; c'è serenità. Non c'è morte; c'è la Forza.“ I Jedi sono un'organizzazione monastica di fantasia parte dell'universo fantascientifico di Guerre Stellari, nel quale si impegnano per mantenere la pace, la giustizia e la democrazia. I Cavalieri Jedi sono i difensori della pace della Repubblica Galattica e sono conosciuti per la loro propria e sola arma: la spada laser. Grazie alle loro eroiche imprese, i Cavalieri Jedi divennero in breve tempo conosciuti e rispettati in tutta la galassia, incutendo timore nei malvagi; erano noti come sapienti, maghi, guerrieri e filosofi. L’universo di Guerre Stellari è estremamente variegato e verosimile, dal punto di vista scientifico, in molti aspetti. Laser, campi di forza, mutazioni genetiche sono tutti territori di ricerca che potrebbero potenzialmente sviluppare, tra molto tempo, situazioni viste in Guerre Stellari. Anche i viaggi a velocità superiore a quella della luce, oggi teoricamente e tecnicamente irrealizzabili, potrebbero forse divenire realtà se la fisica che conosciamo si rivelasse inesatta o incompleta. |
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