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 Anno VI n° 1 GENNAIO 2010    -   FATTI & OPINIONI


Critica politica tra le feste
La politica a cavallo (o in stallo?)
Il teatrino della politica sembra dimenticare la realtà e prosegue lo spettacolo indecente di accordi più o meno alla luce del sole
Di Il Nibbio



Le ultime settimane della politica italiana si sono cristallizzate attorno all'aggressione (non parliamo di attentato per favore!) al nostro premier Berlusconi. Lasciamo perdere i sacri dubbi su tutto quanto è avvenuto: perché la scelta di un luogo inadatto al controllo della sicurezza, perché Berlusconi si è intrattenuto fermo per lungo tempo vicino alla folla, perché gli uomini della sicurezza erano distratti, non osservavano quanto succedeva, e infine i dubbi espressi dal mondo di internet sulla realtà dell'attentato, che volutamente sono stati lasciati cadere, ma non smentiti e concentriamoci invece sulla strumentalizzazione fatta di questo increscioso fatto.

Tutti i politici hanno fatto quadrato attorno all'illustre ferito, con l'esclusione solo di Rosy Bindi e dell'Italia dei Valori, che, pur stigmatizzando il fatto, hanno messo espresso il dubbio che forse Berlusconi potrebbe evitare certi comportamenti, che sono causa di forti tensioni. Rosy Bindi ha dovuto ritrattare le sue dichiarazioni e questo è decisamente un motivo di preoccupazione sullo stato del PD, il partito che dovrebbe essere “opposizione” e quindi guidare la critica all'operato della maggioranza, anche se in modo costruttivo. All'invito di Napolitano a moderare gli eccessi, l'opposizione del Pd ha calato le brache, mentre il Premier non è arretrato di un centimetro e non ha fatto la minima autocritica. La tensione non è certo causa di un PD da tempo molle e senza nerbo, ma di una maggioranza arrogante pretenziosa.

Secondo l'idea berlusconiana, l'opposizione deve dire "si" e basta, perché lui è eletto dalla maggioranza degli italiani (N.d.R. questo non è vero perché ha solo la maggioranza relativa dei votanti e il secondo partito è quello che non vota). Grazie all’alta idea della politica espressa da D'Alema, sembra che i desiderata del premier possano trovare corpo.

Dopo l'attentato il premier ha perdonato tutti e ha inaugurato il periodo dell'amore. Non si è potuto bene capire cosa intendesse con quest’allocuzione, perché questo periodo è già finito; infatti ora pretende, come sempre, che i sui desideri di cambiamento non siano posti in discussione e diventino imperativi per il mondo politico, al massimo potrà concedere qualche piccola soddisfazione a chi lo aiuterà.

Il PD oggi non sa proprio più cosa fare. Alla pessima gestione della segreteria fatta da Veltroni in modo gelatinoso e tremante, si è sostituita quella di Bersani, che crea forti disagi nei non dalemiani e che certo è incomprensibile per l'elettorato.

È inutile tergiversare, il modo di agire di Berlusconi provoca la spaccatura in due dell'elettorato: o si ammira il leader o lo si disprezza. Non c'è posto per vie di mezzo e non per chi vuole tenere il piede in due scarpe come Casini, che, a secondo delle convenienze, sta a destra o a sinistra con le alleanze, ma rappresenta una piccola fetta degli italiani e non riesce mai a far decollare il “grande centro”.

La cosa che lascia stupiti è che un partito che si propone per la leadership possa pensare di attrarre favori con un comportamento ambiguo. Dimentica forse che se si vuol vincere si deve convincere chi non ha votato o lo ha votato tappandosi il naso (e sono tanti!).

L'elettorato non apprezza certo i sottili motivi addotti per scaricare chi ha ben agito, come Vendola, per ricorrere l'appoggio dell'UDC o le lungaggini di estenuanti trattative per il Lazio, quando c'è una Bonino disposta a guidare la sinistra; l'elettorato ha più volte dimostrato che ha il forte desiderio di essere interpellato per le scelte attraverso le primarie, allora perché ignorarlo? Forse perché non fa parte della cultura dei boss politici abituati a scambiare tutto tranne che tenere conto della volontà degli elettori?

Se il PD sembra un'accozzaglia politica in mano a correnti non dichiarate, peggio della vecchia DC, e senza più aderenza al suo elettorato, la maggioranza non sta meglio.

Da una parte Berlusconi apprezza sicuramente gli inviti di Napolitano alla collaborazione per fare le riforme, ma a quale collaborazione si riferisce se il suo pensiero è chiaro: le riforme sono necessarie e le faremo, ma sia chiaro che a gestire il percorso sarò io, perché sono io che ho ricevuto dagli elettori il mandato per fare le riforme e nessuno mi può scavalcare. Con parole diverse, ha sempre ripetuto questa impostazione: mi sun il padrun.

Bossi però sa che così non si va da nessuna parte; per una riforma della Costituzione occorre anche l'assenso della minoranza e per fare quello che la Lega Nord propugna dalla sua nascita l'accordo ci sarebbe, sono le pretese dei pieni poteri al premier e dell'impunità che non possono passare: cioè quello è già stato bocciato nel referendum del 2007. Ecco così che ripropone l'unica soluzione per una revisione profonda ed organica della Costituzione: l'assemblea costituente, idea che l'accoppiata D'Alema De Mita ha già bocciato nel lontano 1996, obbligandolo a ripiegare a destra e perdendo una folta schiera di suoi fedelissimi che non condividevano le nuove posizioni, tra cui ricordo Formentini e la Pivetti.

La proposta ovviamente divide nuovamente lo schieramento politico, sia di destra, sia di sinistra, ma questa volta la discussione è aperta e non nelle segrete stanze; eppure forse questa è l'unica via per uscire dall'impasse e, effettivamente, mettere mano all'eccessivo frazionamento del potere territoriale, mantenendo però un vero equilibrio distribuito, senza sovrapposizioni, senza però permettere che il potere resti in mano ad uno stretto gruppo di persone, senza alcun controllo.

A completare il quadro c'è Fini, che fa il battitore libero e che per le sue posizioni raccoglie consensi tra gli elettori di sinistra forse più di Bersani stesso, ma suscita chissà perché una feroce campagna di opposizione da parte del direttore del “Giornale” Vittorio Feltri. Che le sue posizioni diano fastidio al Berlusca?

Insomma l'anno inizia all'insegna del caos politico mentre nessuno più parla dei problemi dell'economia.



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