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Al CCCS - Centro di Cultura Contemporanea Gerhard Richter e la dissolvenza dell’immagine nell’arte contemporanea Firenze - Palazzo Strozzi, dal 20 febbraio al 25 aprile 2010 |
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Organizzata in collaborazione con la Kunsthalle di Amburgo, l’esposizione presenterà 11 opere di Gerhard Richter (Germania, 1932), uno dei più importanti artisti della seconda metà del Novecento, che dialogheranno con quelle di sette artisti contemporanei (Lorenzo Banci, Marc Breslin, Antony Gormley, Roger Hiorns, Scott Short, Wolfgang Tillmans, Xie Nanxing), legati allo stesso Richter da una profonda sfiducia nei confronti dell’immagine come veicolo di verità. Il tema dell’esposizione è la dissoluzione dell’immagine, e si pone come ideale continuazione della mostra attualmente in corso al CCCS, dal titolo Realtà Manipolate (fino al 17 gennaio 2010), che esplora la relazione esistente tra la realtà e la sua rappresentazione mediante la fotografia e il video. Gerhard Richter, uno dei più conosciuti e richiesti artisti viventi, ha fatto di questo concetto uno dei paradigmi del suo lavoro e ha posto le fondamenta per quello degli artisti della nuova generazione. Richter, uno dei pionieri nel portare all’estremo la dissoluzione sia della figura che della tecnica pittorica stessa, dipinge sopra fotografie originali o usa una particolare tecnica di pittura sfocata.Come punto di partenza, Richter seleziona deliberatamente soggetti comuni o casuali.Ben consapevole del potere delle immagini, egli si sforza di mettere in dubbio la loro chiarezza, facendo emergere o scomparire le immagini stesse.
Xie Nanxing (Repubblica Popolare Cinese, 1970) unisce insieme video, fotografia e pittura per creare immagini che riflettono sulla condizione umana del nostro presente, così dominato dall’estetica dei media. Lorenzo Banci (Italia, 1974) studia i confini tra la rappresentazione e l’astrazione, dipingendo forme in dissolvenza tratte da fotografie che hanno per soggetto luoghi apparentemente marginali in cui la luce diviene la principale protagonista.
Marc Breslin (USA, 1983) usa la superficie pittorica come un palinsesto, in cui segni, graffi e tracce su diversi strati di pittura creano una metafora della mente umana e della sovrapposizione o un annullamento di ricordi ed eventi. Il lavoro di Antony Gormley (Gran Bretagna, 1950) si pone come un’arte sociale che si muove tra figurazione e astrazione, creando installazioni che evocano il tratto del disegno astratto, ma che sono il risultato di un processo di dissolvenza della figura umana. Wolfgang Tillmans (Germania, 1968) sperimenta le possibilità e i limiti della fotografia, lavorando su vari generi e spingendosi fino all’astrazione con immagini create direttamente sul negativo, senza l’ausilio della macchina fotografica o della camera oscura. Argomenti: #arte , #arte contemporanea , #firenze , #mostra |
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