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Da Bankitalia. Bollettino Economico n. 59, gennaio 2010

La ripresa economica nel mondo prosegue, anche nell'area dell'Euro, ma in Italia a ritmo modesto




Sintesi

La ripresa mondiale è avviata... La ripresa economica, avviatasi durante l'estate nelle maggiori economie avanzate, in via di marcato rafforzamento in quelle emergenti, è proseguita nello scorcio dell'anno, sospinta dalle politiche economiche espansive dei principali paesi. Nel terzo trimestre del 2009 il PIL è tornato a crescere negli Stati Uniti e nell'area dell'euro, ha continuato a espandersi in Giappone, ha accelerato nelle economie emergenti dell'Asia e dell'America latina. Anche il volume del commercio mondiale è tornato ad aumentare, pur rimanendo di circa il 10 per cento al di sotto del livello di un anno prima. Nel quarto trimestre è proseguito il recupero della produzione industriale dai minimi toccati nella prima metà del 2009 ed è ulteriormente migliorato il clima di fiducia; negli Stati Uniti e in Giappone si è attenuata la caduta dell'occupazione. Le tensioni sui mercati finanziari internazionali si sono allentate e la restrizione del credito bancario si è fatta meno intensa. Benché le quotazioni del petrolio e delle altre materie prime stiano risalendo gradualmente, l'inflazione rimane moderata in presenza di ampie risorse inutilizzate.

I mercati si attendono che le banche centrali mantengano i tassi ufficiali ai bassi livelli attuali ancora per qualche tempo. Tassi bassi e abbondanza di liquidità hanno incoraggiato la domanda di attività rischiose. Un peggioramento della congiuntura o attese di aumenti più ravvicinati dei tassi d'interesse potrebbero ingenerare correzioni nei valori di mercato delle attività finanziarie.

...a un ritmo diseguale - Le previsioni per il 2010 degli analisti privati e degli organismi internazionali sono state riviste al rialzo; quelle più recenti dell'OCSE indicano per l'insieme delle economie avanzate un aumento del PIL intorno al 2 per cento, un ritmo relativamente moderato nel confronto con precedenti fasi di avvio dell'espansione ciclica. Per contro, la crescita proseguirebbe a tassi elevati in Cina, India e Brasile, trainata da una più forte dinamica della domanda interna.

L'espansione stenta a rafforzarsi nelle economie avanzate... Alcuni fattori di debolezza potrebbero condizionare la ripresa nelle economie avanzate. L'effetto espansivo delle misure di stimolo fiscale dovrebbe recedere nella seconda metà dell'anno; anche il contributo positivo proveniente dall'attesa ricostituzione delle scorte di magazzino sarà per sua natura temporaneo. Sulla possibilità che i consumi tornino ad alimentare la ripresa grava l'incertezza riguardo alle condizioni del mercato del lavoro; i tassi di disoccupazione dovrebbero salire ancora o comunque rimanere elevati per buona parte del 2010. In alcuni paesi, tra cui gli Stati Uniti, anche il desiderio delle famiglie di risanare i propri bilanci contribuisce a contenerne la propensione alla spesa. Il basso utilizzo della capacità produttiva tende a frenare gli investimenti in beni strumentali, mentre l'eccesso di offerta di immobili tende a scoraggiare quelli in edilizia nei paesi in cui è stata più forte la caduta di quel mercato.

...compresa l'area dell'euro - Anche nell'area dell'euro, secondo gli indicatori congiunturali, la ripresa è proseguita negli ultimi mesi del 2009, pur senza rafforzarsi rispetto al trimestre estivo. Al deciso miglioramento del clima di fiducia delle imprese e dei consumatori non è ancora corrisposto un irrobustimento altrettanto forte dell'attività produttiva e del volume degli affari. Ciò ha riflesso, a fronte di una dinamica relativamente favorevole delle esportazioni, la perdurante debolezza della domanda interna; sulla componente dei consumi incide il calo dell'occupazione, che è proseguito nei mesi autunnali. Secondo le stime dell'OCSE, sostanzialmente allineate con quelle degli esperti dell'Eurosistema, il PIL dell'area aumenterebbe di poco meno dell'1 per cento nel 2010. L'inflazione al consumo, che sul finire dello scorso anno si è attestata intorno all'1 per cento, risalirebbe lievemente nel 2010. La BCE ha lasciato invariati i tassi di riferimento e ha iniziato a rimuovere gradualmente le misure non convenzionali ritenute non più necessarie, pur confermando l'impegno dell'Eurosistema a erogare tutta la liquidità necessaria al sistema bancario.

In Italia la crescita prosegue a un ritmo modesto... In Italia il PIL, tornato a crescere in estate (0,6 per cento sul trimestre precedente) dopo cinque trimestri consecutivi di diminuzione, avrebbe seguitato a espandersi nell'ultima parte del 2009, seppure a un ritmo inferiore. Nonostante il continuo miglioramento del clima di fiducia, le imprese esitano ancora ad aumentare la produzione in presenza di un incerto irrobustimento degli ordinativi. Il parziale recupero dell'attività industriale registrato nel terzo trimestre, dai livelli molto bassi toccati nel secondo, non è proseguito nei mesi autunnali.

...guidata dalla contenuta espansione della domanda estera... Anche la ripresa delle esportazioni avviatasi l'estate scorsa si è attenuata in ottobre e novembre, secondo i dati disponibili. Si prevede tuttavia che le vendite all'estero accelerino gradualmente nell'anno in corso, a un ritmo medio prossimo al 3 per cento, comunque inferiore di circa un punto alla prevista espansione del commercio mondiale. Negli ultimi anni la perdita di competitività di prezzo delle merci italiane ha riflesso sia l'apprezzamento dell'euro, sia il più forte aumento dei costi unitari del lavoro rispetto ai paesi concorrenti, dovuto soprattutto alla stagnazione della produttività.

...mentre la domanda interna rimane fiacca - La dinamica dei consumi e degli investimenti privati, nonostante il recupero del terzo trimestre del 2009, rimane debole. Sui consumi incide negativamente la situazione del mercato del lavoro. Il calo del numero degli occupati si traduce in una caduta del reddito disponibile delle famiglie, mentre l'incertezza sulle prospettive tende a frenarne la propensione alla spesa. Lo scorso novembre il tasso di disoccupazione è salito all'8,3 per cento, 2,4 punti in più rispetto al minimo dell'aprile del 2007. Per valutare compiutamente il grado di utilizzo della forza lavoro disponibile, tuttavia, ai "disoccupati" vanno aggiunti i lavoratori in Cassa integrazione guadagni e le persone "scoraggiate", ovvero coloro che non cercano attivamente un impiego e sono quindi esclusi dal conteggio ufficiale dei disoccupati, pur avendo una probabilità di trovarlo analoga a quella di questi ultimi. Stimiamo che, in questo concetto ampio, nel secondo trimestre del 2009 la quota di forza lavoro inutilizzata sia risultata superiore al 10 per cento, quasi 3 punti percentuali in più del tasso di disoccupazione. In presenza di ampi margini inutilizzati di capacità produttiva, anche la spesa delle imprese in beni strumentali si prefigura modesta.

Per il 2010 e il 2011 si profila una ripresa ancora debole... In prospettiva, nei prossimi due anni le componenti interne della domanda dovrebbero fornire un contributo esiguo alla crescita. Come è spesso avvenuto nel recente passato in analoghe fasi cicliche, il principale sostegno alla ripresa verrebbe dalla domanda estera, in un contesto in cui, tuttavia, l'economia mondiale stenta a tornare su un sentiero di crescita sostenuta. Nel complesso, valutiamo che l'economia italiana possa crescere dello 0,7 per cento nell'anno in corso, per poi accelerare all'1 nel 2011.

...con un'inflazione contenuta, seppure in graduale risalita - L'inflazione al consumo, che si era praticamente azzerata l'estate scorsa, è risalita nei mesi autunnali, fino a raggiungere, in dicembre, l'1,0 per cento sui dodici mesi. La componente di fondo, che esclude i beni energetici e alimentari, si è stabilizzata poco al di sotto dell'1,5 per cento. Secondo le nostre previsioni l'incremento dei prezzi al consumo salirebbe gradualmente all'1,5 per cento nel 2010 e all'1,9 nel 2011, riflettendo in parte la tendenza al rialzo dei prezzi dell'energia.

L'incertezza sulle prospettive rimane elevata - Attorno a questo scenario previsivo permangono, tuttavia, significativi margini di incertezza. Questi sono connessi in particolare, da un lato, a una domanda mondiale che potrebbe risultare più favorevole di quanto ipotizzato e, dall'altro, al rischio che le condizioni del mercato del lavoro si mantengano deboli per un tempo maggiore. Il tasso, inferiore all'1 per cento, prospettato per la crescita del PIL nella media di quest'anno, è il valore centrale di un ventaglio ampio di possibilità: con una probabilità del 70 per cento esso si collocherebbe all'interno di un intervallo di circa ± 1 punto percentuale.

La situazione dei conti pubblici è peggiorata, anche se meno che nella media dell'area dell'euro - Nel 2009 l'indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche dovrebbe avere superato il 5 per cento del PIL, dal 2,7 del 2008; l'aumento del disavanzo è significativamente inferiore a quello atteso per l'area dell'euro. L'incidenza del debito pubblico sul prodotto crescerebbe di circa dieci punti. Gli effetti sul disavanzo pubblico del peggioramento del quadro congiunturale sono stati attenuati dalla flessione della spesa per interessi. Gli interventi volti a ridurre i costi sociali della crisi e a sostenere la domanda, complessivamente stimati nell'ordine di un punto percentuale del prodotto, hanno trovato copertura in riduzioni di precedenti stanziamenti e con l'introduzione di imposte sostitutive una tantum.

La legge finanziaria prevede per il 2010, oltre alla proroga di interventi già avviati, alcuni aumenti di spesa corrente. La copertura delle misure è, anche in questo caso, prevalentemente affidata alla riduzione di stanziamenti disposti in precedenza e a interventi temporanei sulle entrate che dovrebbero avere limitate ripercussioni sull'attività economica; si tratta soprattutto dello scudo fiscale, i cui effetti sul disavanzo sono stati in larga misura spostati all'anno in corso mediante la riduzione della misura dell'acconto dell'Irpef dovuto alla fine del 2009. Nel complesso, la manovra lascia invariato il saldo di bilancio e determina un aumento netto sia delle entrate sia delle spese di 0,2 punti percentuali del prodotto.



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