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Anno VI n° 2 FEBBRAIO 2010 FATTI & OPINIONI |
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Una denuncia della Coldiretti al Garante
PREZZI: PER ARANCE RICARICHI DEL 625 % e per la pasta rincari incomprensibili
L’incontro all’audizione con Mr. Prezzi, Roberto Sambuco, è stato definito dalla Coldiretti “proficuo”
Di G.G.
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Nell’ambito dell’ audizione sull’andamento dei prezzi della pasta, in un incontro con il garante dei prezzi Roberto Sambuco, la Coldiretti ha denunciato un eccessivo ricarico sulle arance. Secondo le rilevazioni fatte dall’organizzazione dei agricoltori sui dati di “SMS consumatori”, le arance tarocco sono pagate meno di 20 centesimi al chilo, ma i consumatori le pagano in media 1,45 euro al chilo, con un ricarico quindi del 625%. Questa situazione, secondo la Coldiretti, mette a rischio il futuro di un agrume prezioso per le sue proprietà con un consumo annuale di circa 10 chili a testa, ben al di sotto del limite consigliato per garantire buona salute e una difesa nei confronti dei malanni dovuti al maltempo invernale. La richiesta di intervento sulle arance viene dopo quella sui prezzi della pasta. Per questo problema sono stati messi in evidenza gli andamenti divergenti tra il prezzo alla produzione e quelli al consumo, con un aumento della forbice dei prezzi che danneggia consumatori ed agricoltori. Secondo quanto riferito dalla Coldiretti al garante, nel 2009 la pasta ha fatto registrare in media un aumento del prezzo al dettaglio di ben il 3,4 per cento nonostante il calo record del 43,4 per cento del costo del grano duro, sulla base dei dati Istat e Ismea. A gennaio 2010, secondo le elaborazioni Coldiretti su dati “SMS consumatori” del Ministero delle Politiche Agricole a fronte di un costo del grano duro di appena 0,16 euro al chilo, che non riesce a coprire i costi di coltivazione, il prezzo medio di vendita sugli scaffali è stato di 1,4 euro al chilo, con un ricarico del 509 per cento, se si tiene conto delle rese di trasformazione (1,45 chili di grano duro per un chilo di pasta). C’è margine da recuperare , conclude la Coldiretti, per garantire un giusto compenso agli agricoltori ed evitare la scomparsa delle coltivazioni di grano duro Made in Italy con interventi per garantire una maggiore trasparenza di filiera a partire dall’obbligo di indicare in etichetta l’origine del grano impiegato ed evitare che venga spacciato come italiano quello importato da Turchia, Kazakistan o altri paesi. |
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