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Anno VI n° 2 FEBBRAIO 2010 PRIMA PAGINA |
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L'Italia che frana
Frane scendono dai monti, ma la vera frana è la corruzione che dilaga con il benestare degli italiani
Di Il Nibbio
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San Fratello, vicino a Messina: due mila persone che scappano o sono costrette a scappare; questa è la nostra Italia. Raffaele Lombardo, Presidente della Regione Sicilia afferma “Il fenomeno è di dimensioni inimmaginabili, tanto è esteso il fronte della frana. Le crepe si stanno allargando e sarebbe pericoloso rimanere nella zona ritenuta a rischio”, ma è vero? Non sembrerebbe proprio, si dovrebbe dire invece: un fenomeno che si doveva immaginare, anche se si possono incolpare le recenti piogge; infatti il territorio del comune di Messina è un territorio che frana da oltre mezzo secolo. L'ultima frana l'abbiano appena “archiviata”: è quella dell'ottobre scorso quando un costone di roccia si portò via una ventina di abitazioni a Giampilieri, a dieci chilometri dal capoluogo, facendo 37 vittime e distrutto intere frazioni del comune di Messina e alcuni paesi della provincia. Per le provincie di Messina e di Palermo è stato dichiarato lo stato di calamità. Ma non è solo Sicilia anche la Calabria è disastrata dalle frane, sono state colpite Catanzaro, Vibo Valentia e Cosenza. A Pizzo Calabro, la SS 522, è stata chiusa per un grosso movimento di terreno. Una frana di grandi proporzioni ha investito il Comune di Maierato, in provincia di Vibo Valenza e il sindaco ha emesso un'ordinanza di evacuazione per circa 400 cittadini. La Coldiretti afferma che l'84 per cento dei comuni della provincia di Messina è considerato a rischio per frane e alluvioni anche per effetto della progressiva cementificazione del territorio che ha sottratto terreni fertili all'agricoltura, ma non solo in Sicilia; sempre la Coldiretti dice che “Il cento per cento dei comuni della Calabria si trova su un territorio considerato a rischio per frane e alluvioni anche per effetto della progressiva cementificazione del territorio che ha sottratto terreni fertili all'agricoltura.”. Infatti sono ben 180 le frane provocate dal maltempo nelle ultime ore nella sola provincia di Cosenza, che hanno comportato la chiusura di 27 strade. La Coldiretti ci ricorda infine che “sono 5.581 i comuni italiani, il 70% del totale, a rischio idrogeologico, dei quali 1.700 sono a rischio frana e 1.285 a rischio di alluvione, mentre 2.596 sono a rischio per entrambe le calamità.” Ma l'uomo della strada ovviamente si chiede: “ma allora cosa si fa?” La prima risposta possibile è “quasi nulla!”. Ma subito ne segue un'altra “si costruisce malamente, in luoghi dove non si dovrebbe costruire, senza mettere in atto le dovute opere di consolidamento e protezione.” Di chi è la colpa? La prima riposta a questa domanda è ovviamente dei costruttori, che dovrebbero sapere dei rischi, ma poi si deve dire dei politici, che cedono alle pressioni dei costruttori e infine dovemmo dire di tutti, perché i politici vengono eletti con i nostri voti. Se qualcuno pensa alle parole, riportate dai mass-media, che sarebbero state intercettate nella chiacchierata, immediatamente dopo la prima scossa del terremoto dell'Aquila, tra i due personaggi coinvolti nell'inchiesta sulla protezione civile, c'è da rabbrividire e può venire il dubbio che le “calamità naturali” siano volute da qualcuno. Credo che un pensiero così cinico sia da scacciare, ma l'insistere a non spendere per risolvere i problemi del dissesto idrogeologico e invece continuare a sostenere mega investimenti come il Ponte di Messina o le centrali Nucleari, di dubbio ritorno economico e che comunque potranno produrre qualche beneficio in tempi remoti, lascia interdette le persone che hanno i piedi per terra. Ma non ci si può scandalizzare, se ancora qualche politico viene preso con le mani nel sacco mentre incassa tangenti: questo è sicuramente il segnale che l'Italia sta franando, ma la colpa è solo di chi vota questi personaggi. Buttiamoli a mare alle prossime elezioni e forse le frane potranno rallentare e forse anche fermarsi. |
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