“Gli ho risposto che forse sì: che non ero sazio di scrivere, che scrivere era il mio secondo mestiere, e che stavo meditando, proprio in quei giorni, se non sarebbe stato più bello farlo diventare il mio primo mestiere o unico. Non era d'accordo che io le sue storie le scrivessi? Altre volte si era mostrato contento, o addirittura fiero.”
Primo Levi si riferisce ai suoi colloqui con Tino Faussone, un montatore specializzato nella costruzione di gru, ponteggi e tralicci, che racconta all'autore le avventure capitategli nel corso delle varie missioni di lavoro, diventando così il protagonista del libro “La chiave a stella” pubblicato, presso Giulio Einaudi Editore - Torino, nel 1978.
Nel libro, che ho riletto di recente, si narrano le imprese di un operaio specializzato che lavora in proprio e viene chiamato in tutte le parti del mondo. Questo suo continuo viaggiare gli fa vivere esperienze ed avventure tali che a volte mettono a repentaglio la sua vita a causa della durezza del lavoro. Egli però è un eroe positivo perché ha fiducia nei suoi mezzi tecnici da montatore e nelle proprie capacità utilizzandoli in una lotta vittoriosa.
Raccontando con amore un mestiere, Primo Levi compie un atto d'amore anche verso il suo mestiere, quello dello scrivere; egli, che è stato costretto a scrivere ed ha scritto cose terribili, in questo libro glorifica il lavoro tout court, il "fare" e, più ancora, il fare bene il proprio lavoro per il riscatto dell'uomo.
Per scrivere occorre proprio tanto coraggio, non fisico, ma morale. Una volta scritto non si torna più indietro, non ci sono ne se, ne ma. Erri De Luca afferma giustamente che tutto ciò che si commette si sconta, tutto ciò che si fa non va dimenticato, al massimo rielaborato per non commettere ancora.
“La chiave a stella” è un romanzo ottimista, fiducioso nell'uomo; esso supera anche dubbi: “Ma può anche capitare che uno scriva delle cose, appunto , pasticciate e inutili (e questo accade sovente) e non se ne accorga o non se ne voglia accorgere, il che è ben possibile, perché la carta è un materiale troppo tollerante. Le puoi scrivere sopra qualunque enormità, e non protesta mai: non fa come il legname delle armature nelle gallerie di miniera, che scricchiolano quando è sovraccarico e sta per venire un crollo. Nel mestiere di scrivere la strumentazione e i segnali d'allarme sono rudimentali: non c'è neppure un equivalente affidabile della squadra e dei filo a piombo. Ma se una pagina non va se ne accorge chi legge, quando ormai è troppo tardi, e allora si mette male: anche perché quella pagina è opera tua e solo tua, non hai scuse ne' pretesti, ne rispondi a pieno.”
Un mio amico, trattando l'argomento, mi faceva notare che scrivere comporta senso di responsabilità e tanto amore, come in cucina. Chi prepara un buon piatto non può correre il rischio di intossicare o semplicemente disgustare chi mangia. Scrivere comporta tanto amore e tanto coraggio perché la scrittura è porsi nudi davanti a uno specchio, impietoso e implacabile, per tutto il tempo in cui riflette la tua immagine. Credo che Levi si sia posto proprio così nei confronti del suo scrivere che tanto ci fa e ci farà riflettere in futuro. Infatti scrive “ Se si escludono istanti prodigiosi e singoli che il destino ci può donare, l'amare il proprio lavoro (che purtroppo è privilegio di pochi) costituisce la migliore approssimazione concreta alla felicità sulla terra: ma questa è una verità che non molti conoscono.”
Quando il libro fu pubblicato l'autore dichiarò: "Questa è un po' la mia opera prima: quando ho scritto gli altri libri, avevo un'altra professione, facevo il chimico. Ma da un anno e mezzo scrivo soltanto. La chiave a stella è il mio primo lavoro professionale". Vinse il premio Strega nel 1979
La chiave a stella
Autore: Levi Primo
Giulio Einaudi Editore -
Listino € 11,36
Collana Supercoralli
Data uscita 01/01/1997
Pagine III-183
Lingua Italiano
EAN 9788806584795
ISBN: 9788806584795
Narrativa italiana
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