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Lo sbuffo della domenica Peccatori pentitevi, la Terra si ribella a voi! È solo un rigurgito medioevale o ha delle ragioni, etiche e non solo, reali? Di Cricio
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La “Terra”, una mitica figura di donna, a volte si scrolla, a volte la sua pelle si squama, a volte si lava insistentemente... ed ecco terremoti, frane, inondazioni. Un' idea della terra, vissuta come elemento vivente e sovrannaturale, legata a un'idea forse infantile e mitica, che spiega le catastrofi come segnale di voleri superiori. Ecco che qualcuno, ancora oggi, al susseguirsi di disastri, in Italia e all'estero, può legare questo a castighi divini. Qualche prete, mi dicono, che l'ha addirittura detto dal pulpito nella messa domenicale. “peccatori convertitevi, che il giudizio di Dio è vicino...” Che questo sia vero, lo si può anche mettere in dubbio, ma è certo che se i disastri avvengono è perché siamo peccatori e cediamo a molti dei sette peccati capitali quali la Superbia , Avarizia, ma forse anche a qualcun altro. Oggi gli scienziati ci possono spiegare le cause che producono questi sconvolgimenti; alcune non sono da noi controllabili, ma altre sono invece diretta conseguenza dei nostri comportamenti. Ecco che, almeno per questi, la nostra colpa è chiara: disboscamento, utilizzo di terreni non adatti all'edificazione, case costruite senza le necessarie attenzioni per incapacità dei progettisti, per incuria o per risparmiare, sono cose che sono emerse anche nelle indagini sul terremoto dell'Aquila: i morti non sono a questo punto una tragedia inevitabile, ma una colpa diretta di azioni gravi e criminose. Qui credo si possano identificare sicuramente due vizi: l'avidità e la superbia, che è il credersi superiori alle leggi. Ne appare anche un'altra, forse inattesa: l'accidia che si identifica in quelli che sanno, che potrebbero denunciare i pericoli e gli illeciti, ma non lo fanno per stare tranquilli, che applicano il motto “ma chi me lo fa fa'”. Di questi tipi, ce ne sono più di quelli che peccano per avidità e superbia, anzi con il loro comportamento permettono le malefatte dei “cattivi” e, quindi, sono colpevoli, almeno dal punto di vista etico, quanto quelli che provocano i danni in modo diretto. Se questo ragionamento è applicabile in modo certo a certi tipi di disastri, altri sembrano fortuiti, imprevedibili e, quindi, senza colpa per alcuno, ma siamo sicuri che sia così? Ricordo, quando ero bambino, che, scendendo dal Passo della Presolana per andare a Vilminore, in zona di alta montagna dove d'inverno vi è molta neve, notai come non vi fossero case per tutto il tratto di strada fino a Dezzo, sul fondo valle, tranne in un punto dove alcune case, le une ridosso alle altre, erano abbarbicate in un lembo di terra. Chiesi spiegazione e la spiegazione fu precisa: lì è un posto dove non scende mai la slavina. I nostri vecchi costruivano solo dove i posti erano sicuri e non in luoghi malsani, cercando di non usare per edificare luoghi che fossero utilizzatili per l'agricoltura. Noi invece, superbi, non ce ne curiamo, non solo, ma costruiamo città dense di edifici fitti fra loro, così quando avviene un disastro le conseguenze si moltiplicano e diventano carneficine. In quelle città la vivibilità viene sacrificata all'ingordigia dei costruttori. Gli urbanisti, accidiosi, lasciano fare creando mostri urbani che in pochi decenni possono diventare problemini anche solo per la salute e la sicurezza. Così sono molte delle nostre aree nelle grandi città. Ecco che il dire “peccatori pentitevi” non è più un urlo di qualche oscurantista fuori tempo, ma è il frutto di un'analisi del mondo in cui viviamo, una conseguenza di atti compiuti da una schiera di “peccatori”, spesso osannati dalle folle perché ricchi e potenti. Argomenti: #ambiente , #avarizia , #disastro , #etica , #limiti dello sviluppo , #mondo , #morale , #opinione Leggi tutti gli articoli di Cricio (n° articoli 131) il caricamento della pagina potrebbe impiegare tempo |
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