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Dino Basaldella, Mirko Basaldella e Afro Basaldella - Brevi note biografiche




Dino, primogenito di Leo Basaldella, pittore decoratore, morto in guerra nel 1918, nasce a Udine il 26 aprile 1909. Insieme ai fratelli Mirko e Afro entra nell'Istituto Evangelico Professionale di Venezia dove frequenta la Scuola Media e il Liceo Artistico che continua per un breve periodo a Firenze. Si diplomerà, infine, a Venezia. Il suo esordio è del 1928, a Udine, con la Scuola Friulana d'Avanguardia, costituita insieme ai due fratelli e agli amici Modotto e Filippini. Dal 1930 al 1935, per diversi periodi, soggiorna a Roma, partecipando a varie sindacali (Udine 1931, Trieste 1932, Pola, Trieste e Firenze 1933, Trieste 1934). Le prime influenze di Medardo Rosso sono sostituite dal vivo interesse per Arturo Martini presso il cui studio lavora Mirko.

Inizia l'insegnamento nel 1933, nelle scuole tecniche di Trieste, quindi passa a Muggia e, tra il 1936 e il 1942, a Gemona del Friuli per il cui Duomo realizza due pannelli lignei. Nel 1935 è presente alla II Quadriennale di Roma con il Pescatore di anguille e nel 1936 alla Biennale di Venezia e alla Sindacale di Udine con Lo squalo. Ritornerà a Roma per la Quadriennale del 1939 e per la Sindacale del Lazio del 1942. I vivi interessi neo-naturalistici sono approdati a un modellato di ascendenza impressionista e alle luminosità care alla Scuola Romana. Intanto, la produzione orafa si è affiancata a quella più propriamente scultorea.

Dal 1942 al 1947 insegna al Liceo Artistico e all'Accademia di Belle Arti di Venezia, dal 1948 al 1958 all'Istituto d'Arte di Gorizia, dal 1959 al 1969 a quello di Udine e, infine, dal 1970 al 1975 all'Accademia di Brera a Milano.

Nel 1944 tiene la sua prima personale a Udine. Qui, nel 1947, vince il primo premio per la scultura alla Mostra Triveneta del Ritratto. Agli inizi degli anni Cinquanta si accosta all'esperienza post-cubista e, mentre interviene con bassorilievi polimaterici nella sede della Cassa di Risparmio di Latisana, nell'Istituto Tecnico “J. Barozzi” di Modena, nel Municipio di Treppo Carnico, partecipa alla X Triennale di Milano (1954) e al Concorso Internazionale del Bronzetto (1959, 1963, 1971, 1973, 1975). Intanto, scopre il ferro quale personale strumento espressivo e, dopo la sua prima personale a Roma (Galleria La Tartaruga, 1960), nel 1961 si presenta negli Stati Uniti in varie mostre: al Princeton University Art Museum e al Carnegie Institute di Pittsburgh, oltre che nella personale alla Viviano Gallery di New York.

Le mostre, dopo la grande sala alla Biennale di Venezia del 1964, si susseguono senza sosta, tra Ravne (SLO), nel cui Simposio Forma Viva realizza il monumento Orecchio a Ravne collocata sulla collina circostante, e la IX Quadriennale di Roma (1965) dove ritornerà nel 1972-1973, con cinque opere, tra Basilea e Klagenfurt, Fiume e Anversa, Murska Sabota e Trieste, Bologna e Cortina d'Ampezzo. Realizza la scultura per il Monumento alla Resistenza di Udine, progettato da Gino Valle e Federico Marconi, l'opera in marmo per la sede INPS di Roma, la cancellata in ferro a Romans d'Isonzo, il pannello per la Banca Nazionale del Lavoro di Milano, la scultura per la Scuola Elementare Manzoni di Cividale del Friuli e quella, alta sei metri, per l'Istituto Kennedy di Pordenone.

Muore a Udine il 7 gennaio 1977.


Mirko Basaldella (Udine, 1910 – Cambridge, 1969) compie i suoi studi a Venezia, all'Accademia di Belle Arti di Firenze e alla Scuola di arti applicate di Monza, sotto la guida di Arturo Martini, che gli trasmise “il gusto del mito”.

Nel 1934 si trasferisce a Roma dove le sue sculture si imposero per il loro volgersi ad un arcaismo “primordiale” e per una carica espressionistica che esprimevano la sua rivolta alla concezione tradizionale e accademica del “bello”. Il che però non gli impedì di passare dall'arcaismo a una sorta di classicismo nutrito da una libera ed originale assimilazione di modi addirittura quattrocenteschi e di giungere a una concezione di bellezza schiettamente moderna di cui è tra le più significative testimonianze il mirabile bronzo del David (1938, Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna), una scultura in cui l'espressionismo della prima produzione sembra cedere il passo a una maggiore finitezza ed eleganza formale.

Nelle opere eseguite tra il dicembre 1939 e il 1945 appaiono nuove suggestioni: richiami quattrocenteschi da Donatello a Pollaiolo (nei bassorilievi realizzati con la tecnica dello "stiacciato"), echi di sculture ellenistiche e michelangiolesche, perfino di elementi esotici c on richiami alle sculture a mosaico azteche.

Nel 1946-1947 si collocano le prime esperienze sul linguaggio postcubista e sulla proposta di una pittura «neometafisica». In questa prospettiva Mirko realizza pitture e sculture policrome e polimateriche in cui il mito ricompare non più sotto forme naturalistiche, ma come “fantasma mitico favoloso”.

La metamorfosi, l'intreccio, la circolazione dello spazio nelle strutture plastiche appaiono evidenti in numerose sculture, esposte tra il 1948 e il 1952 in mostre personali a New York, Roma, Milano e in varie opere monumentali. Tra queste vanno ricordati il Cancello del mausoleo delle Fosse Ardeatine (bronzo, 1949-51), gli interventi nel palazzo della FAO a Roma (decorazione del soffitto nel salone delle assemblee generali, balaustre e vetrate, 1952) e la croce in ferro del Monumento ai caduti per la libertà (Mathausen, 1954).

Nel 1957 è nominato direttore del Laboratorio di design presso la Harvard University in Massachusetts, dove crea sculture monumentali per collezioni pubbliche e private. Trascorre le estati in Italia e partecipa a esposizioni collettive. Nel 1954 espone alla Biennale di Venezia, dove Peggy Guggenheim acquista alcune sue opere per la propria collezione.

Insignito di numerosi riconoscimenti, nel 1959 riceve il premio per la scultura all'Accademia Nazionale dei Lincei, nel 1962 è eletto membro dell'Academy of Arts and Sciences, e nel 1966 riceve il primo premio alla Quadriennale di Roma. Mirko muore a Cambridge, Massachusetts, il 24 settembre 1969.

Afro Basaldella (Udine, 1912- Zurigo, 1976), è fra i massimi esponenti dell’astrattismo italiano.

Nel 1928, con i fratelli Dino e Mirko, e con gli amici Modotto e Filipponi, costituisce la Scuola Friulana d’Avanguardia che in quello stesso anno organizza la sua unica esposizione. Nel 1929 espone un Autoritratto alla XX Esposizione dell'Opera Bevilacqua La Masa a Venezia. Nel 1930, grazie ad una borsa di studio, ha l’opportunità di recarsi sia a Milano che a Roma in compagnia del fratello Dino e di entrare quindi in contatto con i protagonisti della “Scuola Romana”: Scipione, Mafai e Cagli.

Dal 1931 inizia a partecipare alle diverse mostre sindacali e nel 1933 espone alla Galleria del Milione di Milano, insieme ai friulani Bosisio, Pittino e Taiuti.
v Nel 1934 torna a Roma. Si lega al gruppo di artisti che gravita attorno alla Galleria della Cometa di Libero de Libero e Corrado Cagli: Capogrossi, Cavalli, Fazzini, Guttuso, Leoncillo, Pirandello. Sono gli anni degli affreschi per il Collegio dell'Opera Nazionale Balilla di Udine (1936), ora scomparsi. Nel 1935 espone alla Quadriennale di Roma, nel 1936 alla Biennale di Venezia. Nel 1937 è a Parigi. Insieme a Corrado Cagli, lavora alle decorazioni per l'Esposizione internazionale. Nel 1939 partecipa alla III Quadriennale di Roma, e, in seguito, anche a numerose mostre di carattere sociale, tipiche di quegli anni, e ad alcune edizioni del Premio Bergamo. Nel 1940 espone alla Biennale di Venezia con Montanari e Tamburi.

Con lo scoppio della guerra, Afro si trasferisce a Venezia. Conosce Vedova, Turcato, Santomaso e insegna all'Accademia di Belle Arti. Dopo il 1945, superata una breve fase espressionista, approda a una sintesi lineare e coloristica, che si ricollega al suo interesse per il Cubismo. Il 1949 è un anno importante per l'evoluzione artistica di Afro: dopo aver esposto al MoMa di New York alla mostra “XXth Century Italian Art”, entra a far della “scuderia” della gallerista newyorchese Catherine Viviano e si avvicinan alla produzione degli artisti americani dell'action painting, Kline e De Kooning in particolare.

Nel 1951 Afro torna a Roma. Partecipa alla mostra “Arte astratta e concreta in Italia” alla Gallera Nazionale d'Arte Moderna di Roma e ad alcune collettive. Vince il primo premio alla Biennale di San Paolo del Brasile. Tra il 1952 e il 1954 entra a far parte del “Gruppo degli Otto” in cui confluiscono molti artisti del Fronte Nuovo delle Arti (Birolli, Morlotti, Turcato, Santomaso, Vedova). Insieme a tutto il gruppo, patrocinato da Lionello Venturi, Afro espone alla XXVI e alla XXVII Biennale di Venezia (1952 e 1954), ad Hannover, Colonia e Berlino.

Nel 1955 espone alla prima Documenta di Kassel, alla Quadriennale di Roma e alla mostra “The New Decade: 22 European Painters and Sculptors”, al MoMA di New York. La mostra sarà presentata a New York, Minneapolis, Los Angeles e San Francisco. Nel 1956 vince il primo premio quale miglior artista italiano alla Biennale di Venezia, edizione nella quale partecipa con una sala personale. Lavora quindi come “Artist in residence” presso il Mills College di Oakland, dove realizza gli studi preparatori per Il Giardino della Speranza, destinato alla sede centrale dell'Unesco a Parigi. Gli anni che seguono lo vedono impegnato in numerose mostre internazionali: Documenta di Kassel (1959 e 1964), Biennale di Venezia, Guggenheim Museum of New York, Mathildenhöhe di Darmstadt, Kunsthalle di Darmstadt (1969-70), Neue Nationalgalerie di Berlino. Nel 1973 partecipa alla mostra Situazione dell'arte non figurativa' nell’ambito della X Quadriennale. Negli ultimi anni fa ritorno a Udine ed esegue arazzi presso il castello di Prempero, a Magnano in Riviera, sua dimora.

Muore a Zurigo nel 1976. L'anno dopo, Cesare Brandi gli dedica una monografia e nel 1978 la prima grande retrospettiva (Afro. 1912-1976) viene organizzata prima presso la Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma prima e poi a Villa Manin di Passariano. Nel 1987 a Udine Isabella Reale cura la mostra dedicata ai tre fratelli. Nel 1992 un centinaio di opere, eseguita dal 1931 al 1975, sono esposte a Palazzo Reale a Milano in una mostra curata da Luciano Caramel. Il catalogo ragionato dell'opera di Afro è stato presentato nel novembre 1997 all'American Academy a Roma, e nel 1998 alla Fondazione Guggenheim di Venezia.

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