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Diminuiscono le frodi per l’olio extravergine d’oliva

Il TAR del Lazio respinge il ricorso di alcune organizzazioni di rappresentanza dei frantoiani e delle imprese di commercializzazione dell’olio che chiedevano una sospensiva del Decreto sull’indicazione obbligatoria in etichetta dell’origine dell’olio

Di G.G.


Il comandante dei carabinieri dei Nas (Nuclei antisofisticazione e sanità), Generale Cosimo Piccinno, ha affermato che dal luglio a dicembre 2009 le frodi nel settore dell'olio extravergine di oliva sono diminuite del 30-35 per cento, grazie all'entrata in vigore del regolamento sull'indicazione obbligatoria dell'origine in etichetta; partendo da ciò, la Coldiretti sottolinea come “Il fatto che sono crollate del 35 per cento le frodi nell’extravergine di oliva significa che per difendere il Made in Italy occorre accelerare sull’entrata in vigore dell’obbligo di indicare la provenienza in etichetta in tutti i prodotti alimentari a partire dal latte e dai suoi derivati.

Si tratta di un segnale importante che conferma la necessità di stringere le maglie della normativa a livello nazionale e comunitario, per valorizzare e difendere i primati del Made in Italy e garantire la sicurezza alimentare dei cittadini. Il danno ai consumatori e alle imprese agricole italiane, causato dal falso Made in Italy a tavola, in Italia e all’estero, dovuto alla vendita di prodotti alimentari pagati come italiani senza esserlo, e’ stimato in 70 miliardi e riguarda in Italia due prosciutti su tre venduti come italiani, ma provenienti da maiali allevati all’estero, ma anche tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro, che sono stranieri senza indicazione in etichetta e oltre un terzo della pasta, che è ottenuta da grano che non è stato coltivato in Italia, all’insaputa dei consumatori.

Secondo l'indagine Coldiretti-Swg la quasi totalità dei cittadini (97 per cento) considera necessario che debba essere sempre indicato in etichetta il luogo di origine della componente agricola contenuta negli alimenti, per colmare una lacuna ancora presente nella legislazione comunitaria e nazionale, ma in Italia la metà della spesa è ancora anonima.

L'ETICHETTA CON L'ORIGINE SULLE TAVOLE DEGLI ITALIANI


 Cibi con l'indicazione di provenienza:

    Carne di pollo e derivati
    Carne bovina
    Frutta e verdura fresche
    Uova
    Miele
    Passata di pomodoro
    Latte fresco
    Pesce
    Extravergine di oliva
     


 E quelli senza:

    Pasta
    Carne di maiale e salumi
    Carne di coniglio
    Frutta e verdura trasformata
    Derivati del pomodoro diversi da passata
    Latte a lunga conservazione
    Formaggi non dop
    Derivati dei cereali(pane, pasta)
    Carne di pecora e agnello
     

Fonte: Elaborazioni Coldiretti


Il pressing della Coldiretti ha portato all'obbligo di indicare varietà, qualità e provenienza nell'ortofrutta fresca, dal primo gennaio 2004, codice di identificazione per le uova, all'obbligo di indicare in etichetta, a partire dal primo agosto 2004, il Paese di origine in cui il miele è stato raccolto, all'obbligo, scattato il 7 giugno 2005, di indicare la zona di mungitura o la stalla di provenienza per il latte fresco, all'etichetta del pollo Made in Italy per effetto dell'influenza aviaria dal 17 ottobre 2005, e all'etichettatura di origine per la passata di pomodoro, a partire dal 1 gennaio 2008. Dal primo di luglio è arrivato anche l'obbligo di indicare l'origine delle olive impiegate nell'extravergine, ma molto resta ancora da fare e per oltre il 50 per cento della spesa - conclude la Coldiretti - l'etichetta resta anonima per la carne di maiale, coniglio e agnello, per la pasta, le conserve vegetali, ma anche per il latte a lunga conservazione e per i formaggi non a denominazione di origine.

Alcune organizzazioni di rappresentanza dei frantoiani e delle imprese di commercializzazione dell’olio hanno presentato una richiesta di sospensiva del Decreto ministeriale, attuativo della normativa comunitaria, sull’indicazione obbligatoria in etichetta dell’origine dell’olio vergine ed extravergine di oliva, ma il TAR del Lazio ha rigettato tale richiesta. I Giudici amministrativi hanno ritenuto che la fondamentale finalità di assicurare la piena tracciabilità dell’olio di oliva, che è alla base del Decreto ministeriale, prevale rispetto all’esigenza prospettata dai ricorrenti di non avere a proprio carico ulteriori adempimenti burocratici, quali quelli relativi alla predisposizione di specifici registri, cui non sarebbero tenuti gli olivicoltori che vendono direttamente al consumatore finale. Inoltre il TAR non ritiene che - sottolinea la Coldiretti - tali adempimenti burocratici siano in grado di ledere la concorrenza tra le imprese del settore oleario, secondo quanto scritto nell’ordinanza del 9 marzo.

Argomenti:   #agricoltura ,        #cucina ,        #frodi ,        #olio doliva



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