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Tre mostre di grande interesse PRIMAVERA A PALAZZO FORTUNY A Venezia, Palazzo Fortuny, dal 27 marzo al 18 luglio 2010: |
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![]() I vasti spazi al pianoterra, recentemente ampliati e recuperati, ospitano: CITTÀ DELLE CITTÀ, un’installazione site specific di Francesco Candeloro (Venezia, 1974), articolata in una serie di grandi opere - lastre di plexiglas di due metri tagliate a laser e stampate a raggi UV -, in cui i temi dell’architettura, della città e dell’ambiente si legano a fotografia, scultura e segno creando un percorso/labirinto. Il pubblico potrà viaggiare tra le città protagoniste da Seul a New York per passare in Europa attraverso Lisbona, Londra, Kassel, Palermo e altre città fino a Venezia. ![]() La scansione spaziale dell’esposizione ricostruisce, nell’alternarsi dei lavori, una vera e propria architettura urbana nelle sale del Museo, che diventano esse stesse la Città delle Città. “L'installazione – scrive Walter Guadagnini - potrebbe essere dunque rappresentata come la pianta di una città, con le sue strade, i suoi angoli, e lo spettatore è invitato a trasformarsi nel flaneur di baudelairiana memoria, che si aggira senza meta all'interno di questo labirinto”, in cui le singole sculture emergono emblematicamente dal buio come singole visioni e come un unico corpo. È dunque una nuova lettura del concetto di luogo, che diventa in queste opere un corpo complesso, uno sguardo stratificato sul reale, sui suoi segni e sulla loro lettura: i tagli, le immagini serigrafate e i colori del plexiglass, restituiscono un’idea personale di ogni contesto fotografato, attribuendogli l’unicità di un’esperienza che Candeloro offre al pubblico perché la possa vivere a partire dal suo punto di vista. ![]() Promossa dall’Associazione Culturale Villa Pisani Contemporary Art in partnerariato con la Regione Veneto, la mostra - curata da Walter Guadagnini - si connette infatti a Luoghi e segni, una serie di interventi dell’artista sul territorio, che si svolgono contemporaneamente alla mostra veneziana, in cui Candeloro offre uno sguardo contemporaneo su città e architetture con una installazione allestita a Padova nel portico antistante Piazza Petrarca, e una nella palladiana Villa Pisani Bonetti a Bagnolo di Lonigo, già sede di importanti iniziative volte alla promozione del contemporaneo, che inaugura sabato 10 aprile. L’insieme del progetto si documenta, si arricchisce e si integra con uno stupefacente libro d’artista, a tiratura limitata, con testi del curatore, di Elena Forin, Teresa Macrì, Angelica Nollert, Francesca Pola, Tommaso Trini. ![]() Guillermo de Osma nel catalogo della mostra (Edizioni Skira, Milano, 2010) scrive: “Il Delphos è forse l’unico vestito del XX secolo che, dopo poco più di cento anni dalla sua creazione, continua a mantenere la sua valenza di modello di abito ideale che ha saputo tenere il passo con lo scorrere del tempo. I vestiti di Fortuny rispondono ad una concezione “minimalista”: il modello di forma rettangolare o a T è di grande semplicità, senza ornamenti superflui. Arricchiti solamente da un colore a tinta unita, profondo e delicato per i Delphos, con applicazioni in oro e argento per i velluti. Sono vestiti che vanno oltre il cambiamento costante della moda, ovvero, immuni al passare del tempo, e acquistano, in un certo senso, un’aura di eternità.” ![]() Il suo creatore Mariano Fortuny y Madrazo (1871-1949), lavoratore e sperimentatore infaticabile, si mantenne lontano dalle polemiche avanguardiste e rimase fedele alla sua concezione di ricerca ed alla sua creazione artistica. Insieme a sua moglie Henriette, nei primi anni del XX secolo e dopo aver lasciato la sua impronta nel campo della pittura, dell’incisione, della fotografía, della scenografia e dell’illuminazione teatrale, cominciò a sperimentare i sistemi di stampa su tessuti e la possibilità di realizzare un vestito non soggetto ai cambiamenti del complesso sistema della moda. ![]() Nel 1907 crea il primo Delphos, il suo vestito più famoso, che, con minime ma infinite variazioni, continuerà a produrre fino alla sua morte del 1949. Battezzato come un omaggio all’auriga di Delfi, si ispira alle tuniche delle sculture classiche. La grande novità del Delphos è la semplicità: un rettangolo di tela con delle aperture per il collo e per le braccia. Quindi si appoggia al corpo con massima libertà, partendo dalle spalle, cade e si adatta liberamente alle forme del corpo, rivelandole senza falsi pudori. Il concetto fu in quel momento cosi innovatore e rivoluzionario che Fortuny decise di brevettarlo a Parigi nel 1909, proprio come fosse un’invenzione. A partire dal Delphos, Fortuny crea il resto dei suoi vestiti e delle tuniche di ispirazione neoclassica, medievale, copta o islamica. Per ideare questi vestiti “impudichi”, realizza una linea di giacche, cappotti, mantelli e cappe di voile, seta, e velluto con motivi cretesi, arabi, rinascimentali o barocchi con colori sontuosi, cangianti alla luce, strato dopo strato, come le sfumature di un quadro, arricchiti con applicazioni di argento ed oro con tecniche artigianali, i segreti delle quali Fortuny si guardò bene dallo svelare, nonostante il fatto che avesse brevettato alcuni dei suoi procedimenti a Parigi. ![]() L’abbigliamento da guerra dei samurai – la potente casta militare che per sette secoli governa il Giappone - è sempre stato considerato, anche in periodo di pace, importante segno di comando e di condizione sociale, portando alla realizzazione di armature di stupefacente bellezza, impreziosite da ornamenti di pregevole fattura. Per sette secoli il Giappone è stato governato da una casta militare - i bushi ovvero la classe dei samurai – che ha lasciato di fatto all’imperatore una sovranità di tipo sacerdotale. L’abbigliamento da guerra dei samurai è quindi sempre stato considerato, anche in periodo di pace, come un importante segno di comando e di condizione sociale. La necessità di distinzione della casta di potere ha talvolta, a seconda dei periodi storici, prevalso sulla funzione protettiva dell’armatura, portando alla realizzazione di armature dalla bellezza stupefacente, impreziosite da ornamenti di pregevole fattura. La Collezione Koelliker di armature giapponesi è una raccolta pressoché unica in Europa per numero e qualità dei pezzi, certamente una delle più importanti al di fuori del Giappone. Gli esemplari provengono esclusivamente da samurai di alto rango, o da daimyo (signori feudali). L’esposizione presenta una selezione di circa ottanta pezzi tra armature complete, elmi, forniture per spada e altri accessori per samurai, realizzati tra il periodo Azuchi Momoyama (1575 – 1603) e il periodo Edo (1603 – 1867). ![]() I samurai avevano il privilegio di portare due spade, il cognome e avevano il diritto di “uccidere e andarsene” (kiritsuke gomen). In seguito alla diffusione in Giappone del buddismo zen i samurai si dedicarono alle tecniche di meditazione per acquisire maggiori poteri intuitivi e conoscitivi, ma anche per cancellare paure ed esitazioni, per raggiungere un totale autocontrollo, accettando il flusso degli avvenimenti. Elaborano così un sistema mai scritto di ideali, norme e principi morali detto bushido (“via del guerriero”), imperniato su rettitudine, disprezzo del pericolo, onore. La mostra consente di ammirare straordinari esempi di tosei gusoku (“armatura moderna”) e di conoscerne la storia, le tecniche costruttive, le principali scuole di armaioli e scoprire gli elementi da cui sono formate (dô, menpô, kote, haidate ecc). La tosei gusoku sostituisce la ô-yoroi (letteralmente “grande armatura”) del periodo medioevale, più agevole in battaglia, resistente e confortevole. Concepita per la guerra, rimane in voga anche in pace, diventando importante simbolo di status sociale. Lo sfarzo di lacche e legature colorate, l’impiego di bordure e ornamenti cesellati e dorati e la continua ricerca di decori insoliti sono la vera caratteristica delle armature tosei gusoku. ![]() Completano il percorso espositivo alcuni accessori per samurai di straordinaria qualità (spesso lavorati a sbalzo) come maedate (ornamenti per elmi), montature per spade, e alcune lame di katana, l’arma per eccellenza dei samurai. PRIMAVERA A PALAZZO FORTUNY dal 27 marzo - 18 luglio 2010 FRANCESCO CANDELORO, CITTÀ DELLE CITTÀ piano terra MARIANO FORTUNY LA SETA E IL VELLUTO primo piano SAMURAI secondo piano INFORMAZIONI GENERALI SEDE: Palazzo Fortuny, San Marco 3758, Campo San Beneto, Venezia APERTURA AL PUBBLICO: 27 marzo - 18 luglio 2010 ORARI: tutti i giorni 10/18 (biglietteria 10/17); chiuso martedì e 1.V BIGLIETTI PER L’INTERO PALAZZO Intero: 9,00 euro Ridotto 6,00 euro residenti e nati nel Comune di Venezia; ragazzi da 6 a 14 anni; studenti* dai 15 ai 25 anni; accompagnatori (max. 2) di gruppi di ragazzi o studenti; over 65; acquirenti dei biglietti per I Musei di Piazza San Marco/ San Marco Plus, Museum Pass Musei Civici Veneziani; personale* del Ministero per i Beni e le Attività Culturali; titolari di Carta Rolling Venice; soci FAI Gratuito bambini 0/5 anni; portatori di handicap con accompagnatore; guide autorizzate; interpreti turistici* che accompagnino gruppi; 1 gratuità ogni 15 biglietti previa prenotazione;membri I.C.O.M. *è richiesto un documento VISITE ESCLUSIVE FUORI ORARIO Solo su prenotazione, € 30 a persona (è necessario l'acquisto di almeno 15 biglietti) info: mkt.musei@fmcvenezia.it INFORMAZIONI www.museiciviciveneziani.it mkt.musei@fmcvenezia.it call center 848082000 PRENOTAZIONI on line mkt.musei@fmcvenezia.it (pagamento con carta di credito fino a 24 ore prima dell’appuntamento) Argomenti: #arte , #arte contemporanea , #candeloro , #moda , #mostra , #samurai , #seta , #storia , #venezia |
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