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Alla ribalta L'Isola dei Cassaintegrati Così è chiamata ora l'Asinara, per ricordare ironicamente che c'è chi è costretto a fare il naufrago per tirare avanti e chi, invece, per assicurarsi un posto nello spettacolo. Di Silvia Sanna
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C'è chi alle prime luci dell'alba porta sulla torre cornetti appena sfornati, chi il caffè bollente. C'è chi organizza fiaccolate sotto la pioggia, creando una processione di fiammelle che, nonostante i venti contrari, faticano a spegnersi. Proprio come la loro voglia di lottare per ciò che è loro dovuto. Il lavoro. Proprio come quei venti che soffiano, impetuosi, sulla loro protesta civile: una protesta insolita che dà fastidio a qualcuno.
Ma nel 2010 i bavagli dell'informazione possono essere aggirati dalla rete, dai social network, dal passaparola messaggistico. E così sono quasi 90.000, i sostenitori della causa dell'“Isola dei cassintegrati” riuniti su facebook. Sono rappresentate tutte le regioni della penisola e il grido di protesta si è esteso anche in Spagna, Irlanda, Messico, Inghilterra, Birmania, Panama. Ogni giorno centinaia di persone da ogni angolo del pianeta lasciano un messaggio, un sorriso, un abbraccio sulla piazza virtuale dell'isola dei cassintegrati. Ora è il momento delle foto simboliche: chiunque può stampare un cartello di solidarietà per i 'naufraghi del lavoro' e fotografarlo ai piedi della Tour Eiffel, al Parc Guell, davanti al Colosseo o ai piedi della Mole Antonelliana. Il popolo di facebook si è già sbizzarrito in questa gara di solidarietà e le foto arrivano copiose. I cassintegrati le appenderanno nelle celle dell'ex carcere che hanno occupato, all'Asinara, il primo maggio, giornata dei lavoratori e dei cassintegrati e di tutte le anime dannate dall'economia di una nazione allo sfascio. Noi li abbiamo lasciati su una vecchia torre a gennaio e ora li ritroviamo su un'isola, ex carcere all'aperto, abitata da mufloni, asinelli albini, pernici e da un artista, Enrico Mereu, che con tronchi di legno, trasportati dalle mareggiate, crea incredibili sculture.
Le celle, un tempo abitate da assassini, ladri e poveri diavoli e dismesse con la chiusura del carcere, ora ospitano i lavoratori della Vinyls e dell'Eurocoop in cassa integrazione, che hanno occupato simbolicamente l'isola da ormai 50 giorni.
Sull'isola occupata anche due donne: due giovani mamme cassintegrate che lavoravano presso il call center Electa, che ha chiuso i battenti lasciando a casa centinaia di lavoratori. Giovanna e Cinzia non mollano: sono le uniche donne dell'isola e, come la maggior parte delle donne sarde, sono cocciute e orgogliose. Non si sentono affatto una minoranza, in un'isola popolata da uomini cassintegrati, ma si sentono parte intrgrante della famiglia. Della lotta. Della Sardegna che cerca di non affondare. L'isola dei cassintegrati: così è chiamata ora l'Asinara, per ricordare ironicamente che c'è chi è costretto a fare il naufrago per tirare avanti e chi, invece, per assicurarsi un posto nelle vetrine della televisione: ricettacolo di corpi nudi e teste vuote.
Abbiamo già parlato del problema della Vinyls
e del più ampio problema delle "cattedrali nel deserto",
di cui la Vinils subisce le conseguenze: Argomenti: #asinara , #crisi , #crisi economica , #economia , #lavoro , #vinyls Leggi tutti gli articoli di Silvia Sanna (n° articoli 54) il caricamento della pagina potrebbe impiegare tempo |
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