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Anno VI n° 5 MAGGIO 2010 PRIMA PAGINA |
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Una realtà da conoscere
San Patrignano: “Squisito!”
Una fiera e un’occasione per conoscere la comunità fondata da Muccioli, i suoi prodotti, ma anche le sue capacità di recupero sociale
Di Concetta Bonini
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La prima sensazione che provi arrivando a San Patrignano, con l’erronea convinzione di andare a sfinirti tra gli stand di una normalissima Fiera, è quella di essere stato catapultato nella dimensione di un miracolo, un “paese delle meraviglie” in cui la più grande meraviglia è l’energia umana di un immenso parco della vita.
“Squisito!” ti arriva allo stomaco non per le prelibatezze che ti vengono offerte tra un bancone e l’altro, ma per l’incredulità che ti pervade man mano che prendi coscienza del fatto che l’impeccabile macchina organizzativa che ti trovi di fronte è stata allestita ed è interamente gestita dai 1500 ragazzi della Comunità, fondata nel 1978 da Vincenzo Muccioli e che oggi è il più grande centro di recupero dalla droga in Europa. San Patrignano ha una struttura organizzativa che riunisce tre cooperative sociali e un consorzio, strutturati secondo un principio di “autogestione”, in cui la formazione professionale viene considerata uno strumento educativo orientato al pieno recupero e al reinserimento sociale dall’emarginazione e dalla tossicodipendenza. Qui dentro ci sono 53 centri di formazione professionale all’interno dei quali i ragazzi stessi producono beni e servizi in grado di finanziare il 50 per cento delle attività della Comunità: il resto viene dalle donazioni e dai contributi privati. Le attività principali sono quelle del settore agroalimentare, prime fra tutte la viticoltura e l’allevamento. Ma c’è anche uno “spaccio” dei prodotti, un ristorante, un teatro, una falegnameria, un ippodromo, che ha ospitato alcune tra le più importanti competizioni ippiche a livello internazionale, persino un ufficio di advertising dalla creatività dirompente. La prima edizione di Squisito è stata sperimentata nel 2004 dalla stessa idea che spinge l’attuale responsabile della Comunità, Andrea Muccioli, ad impegnare i suoi ragazzi nelle attività dell’agroalimentare: “Un alimento –spiega Muccioli- non solo deve essere buono, ma deve nascere vicino alle nostre case, nella sua stagione, in una filiera sostenibile che deve premiare chi produce con rispetto per la natura, per la salute e per il palato”. Grazie a questa formula, Squisito oggi si accredita tra le più importanti fiere dell’enogastronomia italiana, con una miriade di partner istituzionali, a cominciare dal Ministero delle Politiche Agricole, e di settore, come Slow Food e Gambero Rosso. Ma qui non importa quanti sono gli espositori, da dove vengono, perché hanno scelto questo investimento e quali possibilità si apriranno per il loro mercato dopo questa Fiera: tutte variabili fondamentali per il business dell’enogastronomia, che qui stanno al loro posto come in ogni corretta formula matematica del marketing, ma vi si dispongono in silenzio e si consumano all’ombra di un contatto più autentico, che senti genuino come il buon odore di mani e di grano del Pan Patrignano o quello intenso di terra e di sole del Vino Aulente. San Patrignano non lascia tregua alle regole spietate del commercio. Te le fa dimenticare. San Patrignano è, come meglio di ogni altra definizione puntualizza lo slogan di Squisito, il “ritorno alla semplicità”. Quella della terra, quella dell’uomo e quella del cuore. Perché San Patrignano te lo sa schiudere in poco tempo, con una forza delicata ma inarrestabile, alla quale non puoi che arrenderti disarmato, scoprendoti più attento all’intensità del verde dei prati e al silenzio che arriva con il vento della collina, sentendo in petto la voglia di saziarti dei volti di quei ragazzi, di conoscerli tutti, immaginare il racconto blindato dietro il loro sguardo e imparare anche il coraggio che c’è nei loro passi, lenti e ponderati, come quelli di un bambino che deve ancora prendere le misure con il mondo, ma non si fermerà e soprattutto non ricadrà. San Patrignano ti riduce alla contemplazione, ti educa a rassegnare il tuo tempo al ritmo “slow” della natura. Non c’è da stupirsi che oltre ventimila persone in questi trent’anni abbiano ritrovato la strada, abbiano rimesso la propria esistenza in un posto, dentro un senso possibile, imparando un nuovo orientamento dall’altitudine indisturbata di questo poggio emiliano. Da qui si costruiscono ali più forti, per quel miracolo straordinario di ricominciare a volare. |
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