0. Credo sia doveroso iniziare questo intervento esprimendo cordoglio
profondo per le vittime degli incidenti di Atene.
La nostra solidarietà e sostegno al popolo e al Governo della Grecia
sono, in questo momento, ancora più forti.
1. La situazione della Grecia è molto seria.
La crisi è stata, è causata da profondi squilibri economici e finanziari,
privati e pubblici, squilibri che si sono accumulati nel tempo per
colpevole convenienza ed inerzia.
Squilibri che, alla fine, la speculazione ha amplificato, minacciando la
stabilità tanto del Paese quanto dell’intera area dell’euro.
La discussione che si fa oggi in questa Aula è temporalmente parallela a
quanto si sta facendo – in questi giorni, in queste ore – negli altri 15
Paesi dell’eurozona, nei loro Governi e nei loro Parlamenti.
Diciamo che la Grecia produce più democrazia di quella che riesce a
consumare!
Domani mattina il Governo discuterà uno specifico Decreto-legge.
Seguirà a Bruxelles il vertice di Capi di Stato e di Governo
dell’eurozona. Un vertice nel quale l’intervento del Presidente del Consiglio
italiano sarà molto importante.
2. Si è diffusa in Europa l’idea di un certo ritardo sui tempi di reazione
della politica, asimmetrici rispetto ai tempi di azione dei mercati.
Sul ritardo è stato giustamente detto dal Presidente di Eurogruppo che è
sbagliato: “Guardare con occhio nazionale alle cose europee, invece di
guardare alle cose nazionali con occhio europeo”.
3. C’è chi manipola la sua contabilità per moltiplicare la sua ricchezza.
C’è, all’opposto, chi manipola la sua contabilità per mascherare la sua
povertà.
Dal 2004 la Grecia è sottoposta alle procedure europee di deficit
eccessivo previste dal Patto di stabilità e crescita.
I problemi macroeconomici e di finanza pubblica tipici e propri della
Grecia erano dunque già noti e da tempo.
Ma sono poi notevolmente peggiorati.
Peggiorati tanto sul piano ontologico – l’economia si è deteriorata –
quanto sul piano gnoseologico: si è saputo di più e di peggio.
Sono emerse impressionanti e prima non rilevate asimmetrie
informative.
4. Quanto è successo e sta succedendo era prevedibile per grandi linee
ed è stato previsto.
Il 9 ottobre 2008, in questa Aula, nel riferire sulla crisi il Governo ha
dichiarato: “Abbiamo ormai abbastanza chiaro cosa è successo in
America, ma non è ancora evidentemente chiaro il carattere proprio e
tipico della crisi finanziaria in Europa, che è proteiforme e segmentata.
Nella dimensione nordica, in tutta la fascia che possiamo definire
scandinava, la crisi ha avuto il suo epicentro in Islanda e si è irradiata
verso est, nei Paesi nordici, e alla fine ha prodotto un effetto molto forte
nella City di Londra.
Nel blocco continentale europeo, dal Benelux ad altri Paesi, la crisi ha
avuto manifestazioni ancora diverse. In parte vediamo istituzioni
finanziarie e banche che evidenziano attivi non esistenti, indebitamenti
contratti per assumere dimensioni tipiche del gigantismo, e banche locali
che hanno acquistato attivi ad elevato, seppure incerto, rendimento per
retrocedere e per servire sul mercato rendimenti altrettanto elevati.
In Spagna la crisi, attesa ed evidente nella costituzione di un fondo ad
hoc, ha origine nel settore immobiliare, prevalentemente. L'Inghilterra è
l'epitome di tutti i fenomeni che caratterizzano questa crisi e molto, quasi
tutto, si concentra nella City di Londra.
È ancora incognito quanto può accadere e sta accadendo nella fascia
che va dal Baltico ai Paesi meridionali dell'est Europa”.
5. Sull’asse del tempo, la crisi greca accelera dopo le elezioni politiche del 4
ottobre.
Il 19 ottobre il Ministro del Tesoro informa che il debito salirà al 120%
del PIL.
Il 5 novembre il Premier greco annuncia un bilancio di austerità: “volto a
salvare il Paese dal fallimento”.
Il 10 dicembre il caso Grecia arriva al Consiglio europeo.
Da allora è stato, è un crescendo drammatico di fatti e di dati, economici
e politici, domestici della Grecia e propri dell’Europa nel suo insieme.
I mercati hanno reagito a modo loro. Hanno per lungo tempo tenuto gli
spread a livelli minimi, prezzando i rischi in modo non adeguato, poi
hanno fortemente reagito, aumentando i differenziali di rendimento e
producendo instabilità e volatilità, in un continuo saliscendi che è
particolarmente negativo per le sue evidenti ricadute in termini di
imprevedibilità dei costi di finanziamento.
In marzo queste tendenze hanno riguardato in particolare la Grecia, ma
anche altri Paesi. L’instabilità e la volatilità si sono così estese al mercato
europeo.
6. In questo scenario, è cresciuta la consapevolezza della necessità di un
intervento dell’Europa.
Il 25 marzo, i Capi di Stato e di Governo dell’area euro hanno concordato
in ordine alla salvaguardia della stabilità sistemica dell’area euro.
È essenziale notare che l’obiettivo dell’azione era allora ed è ancora la
stabilità dell’area euro, perché il problema è dell’area, e non solo
della Grecia.
È in specie essenziale notare gli altri due impegni contenuti nel
comunicato del 25 marzo: forte coordinamento delle politiche
economiche e rafforzamento della sorveglianza, inclusa la possibile
modifica del quadro legale che ad essa sovrintende, vale a dire del Patto
di Stabilità e Crescita.
Anche questo vuol dire Europa ed è importante.
L’azione della Grecia è necessaria ma non è sufficiente.
La reazione o è europea o non è.
7. L’immagine dell’estintore è tratta da una conferenza stampa del 17
dicembre 1940, con la quale il Presidente Roosevelt vuole
persuadere che è nell’interesse degli USA aiutare finanziariamente
l’Inghilterra. La logica è quella dell’aiuto non a fondo perduto, ma del
prestito. L’opinione pubblica americana non avrebbe accettato la logica
del fondo perduto. Ma ha accettato quella del “lend and lease”.
8. Le caratteristiche essenziali del meccanismo deciso il 25 marzo sono 3:
a) l’intervento deve essere richiesto dal Paese che si trova a
fronteggiare un insufficiente finanziamento dal mercato;
b) il Paese deve avere un programma credibile di risanamento e
sviluppo, verificato dalla Commissione, dalla Banca Centrale
Europea e dal Fondo Monetario Internazionale. Fondo che può
partecipare in posizione minoritaria rispetto al finanziamento
europeo;
c) i Paesi europei intervengono con prestiti bilaterali, ma in una
simmetrica meccanica multilaterale, sulla base oggettiva
della loro quota nel capitale della Banca Centrale Europea.
9. L’11 aprile, i Ministri delle Finanze dell’area euro si sono riuniti in
teleconferenza per rendere operativa la decisione dei Capi di Stato e
di Governo del 25 marzo e per esplicitare la propria determinazione a
sostenere la Grecia, indicando in dettaglio la struttura dell’ipotizzato
prestito (2 voci: un tasso base, più uno spread di 300/400 punti base a
seconda della scadenza; una commissione una tantum per i costi
operativi pari a 50 punti base).
Ancora una volta i mercati hanno reagito bene sul momento, ma poi sono
riapparse turbolenza e volatilità, soprattutto a seguito di alcune
incertezze politiche.
In specie la reazione dei mercati è stata più forte che nelle occasioni
precedenti.
Nel periodo che va dal 12 aprile al 2 maggio, lo spread Grecia ha toccato
livelli eccezionali e allo stesso modo se pure su scala inferiore si sono
mossi gli spread di altri Paesi.
Il 23 aprile la Grecia ha chiesto ufficialmente il sostegno europeo e del
Fondo Monetario Internazionale e si è avviata la procedura per la
definizione del programma di risanamento e sviluppo.
10. Mentre erano in corso i negoziati sul programma greco, i mercati hanno
continuato a registrare fortissima turbolenza e volatilità a causa dei
timori di contagio, amplificate da alcune decisioni sul rating.
Sulla base dell’accordo sul programma di risanamento e sviluppo, il 2
maggio i Ministri delle Finanze dell’area euro hanno deciso di attivare il
programmato meccanismo di sostegno alla Grecia.
L’elemento di base e/o presupposto è il programma greco di
risanamento e sviluppo.
Fondo Monetario, Commissione Europea e Banca Centrale Europea
hanno accertato e dichiarato che il programma greco è adeguato e
credibile e su questa base, insieme con gli altri Paesi euro, l’Italia
concorda.
La Grecia si trova ad affrontare quelle che il Fondo Monetario ha
correttamente definito come due sfide: risanare le finanze pubbliche e
rendere competitiva l’economia.
Il Governo greco ha finora dimostrato eccezionale determinazione e
grande capacità di leadership, annunciando pubblicamente ed
impegnandosi ad adottare le misure che Commissione Europea, BCE,
FMI considerano adeguate per affrontare entrambe le sfide:
a) dal lato del bilancio pubblico, in aggiunta a quanto già deciso ad
inizio anno, sono previste misure correttive addizionali, sul lato
della spesa e delle entrate, in misura pari a 11 punti di PIL in tre
anni, al fine di riportare il rapporto deficit/PIL sotto il 3 per cento
nel 2014;
b) dal lato economico strutturale, sono previste misure volte a
modernizzare e rendere competitivo il sistema: stabilità del settore
finanziario, mercato del lavoro, imprese statali e lotta alla
corruzione.
È su questa base che è stato attivato l’intervento finanziario,
sostanzialmente mirato a mettere la Grecia temporaneamente fuori dal
mercato finanziario e dai suoi rischi.
Il funding della Grecia non dovendo più essere fatto sul mercato, ma
appunto attraverso un nuovo strumento predisposto “ad hoc”.
In specie:
a) l’ammontare è di 110 miliardi di euro in tre anni, di cui 80
miliardi messi a disposizione dai paesi dell’area euro e 30 dal
Fondo Monetario;
b) gli 80 miliardi di pertinenza dei Paesi dell’area euro sono costituiti
da prestiti bilaterali.
30 miliardi sono per il primo anno e la prima erogazione è
prevista prima del 19 maggio, giorno in cui la Grecia deve
fronteggiare importanti scadenze sul proprio debito;
c) il Fondo Monetario interviene a sua volta in misura eccezionale,
pari a 32 volte la quota greca nel Fondo, con una procedura di
approvazione estremamente accelerata (al momento è prevista per
il 9 maggio).
La nostra quota nel pacchetto di sostegno è il 18,4 per cento del totale
europeo, pari inizialmente a circa 5,5 miliardi.
Il Decreto-legge che sarà approvato domani dal Consiglio dei Ministri
ci consente di intervenire in modo flessibile, con emissioni a medio/lungo
termine e anticipazioni di tesoreria.
Trattandosi di un prestito, l’intervento non avrà effetti sul deficit ma
sul debito, di cui però si terrà conto nettizzandolo nel quadro del
Patto di stabilità.
Si avrà un differenziale positivo per l’Italia, tra il tasso applicato alla
Grecia e il nostro costo della raccolta.
Questo differenziale è previsto per rendere compatibile lo strumento con
ipotesi di interpretazioni “costituzionali” europee contrarie ai
salvataggi e/o ai “bail out”.
I rimborsi in quota capitale da parte della Grecia sono destinati al fondo
per l’ammortamento dei titoli di Stato mentre gli interessi all’entrata
dello Stato.
11. Per concludere, per capire.
Finora per descrivere l’evoluzione della crisi ho usato l’immagine del
videogame: affronti un mostro, lo batti e mentre ti rilassi ne arriva un
altro, ancora più grande. Userò qui un’altra immagine.
Al termine del suo libro sulla II guerra mondiale, Churchill si chiede se
quella sui cui scrive è stata davvero la seconda guerra mondiale od
invece è stato il sequitur di una unica guerra, solo intervallata da un
lungo armistizio.
Non è questa una seconda crisi che è arrivata. E’ solo la stessa crisi
che è continuata e si è trasformata, passando dai debiti privati ai
debiti pubblici e scalandosi su scala globale.
Per capire specificamente cosa è successo, sta succedendo in Europa,
basta guardare alla carta “geoeconomica” dell’Europa.
In Europa sono rimasti i confini politici. Ma, unificando lo spazio
monetario, sono stati rimossi tutti i confini economici. E’ così che
non ci sono più confini tra il bilancio di una banca residente in uno Stato
e il bilancio della banca controparte residente in un altro Stato. E’ così
che non ci sono più confini ma travasi tra debiti, deficit e default
delle banche e degli Stati.
L’esposizione della core Europe verso la Grecia è relativamente limitata.
Ma l’esposizione della core Europe verso i Paesi che a stella la circondano
è, contando i connessi derivati, enormemente superiore.
Le colpe passate e i doveri attuali non sono certo uguali, da banca a
banca e da Stato a Stato. In particolare, i doveri degli Stati in crisi sono e
devono restare assoluti, ma orami la responsabilità è di tutti. Rimossi
ex ante i confini economici, non si possono più far valere ex post i confini
politici.
Nessuno è immune dai rischi perché passeggero con biglietto di prima
classe.
L’estensione della crisi è sistemica e la soluzione può essere solo
comune e politica.
La sovrastruttura politica deve allinearsi alla struttura economica.
E la semplice somma algebrica – totale o parziale – dei Governi nazionali
più o meno forti non può fare da sola quel nuovo tipo di politica che il
tempo presente richiede.
Il tempo è strategico. Dobbiamo guadagnare tempo, guardando non solo
a domani od al prossimo mese, ma al prossimo decennio, per assorbire la
crisi e per organizzare il futuro. Il nostro futuro non è infatti un destino
ma una scelta.
Su questo è splendido l’intervento fatto oggi dal Presidente Delors, sui
tempi e sugli strumenti (gli eurobond).
E’ stato scritto, su di un giornale inglese, che la Grecia è un Paese in cui
l’impensabile diventa inevitabile, senza attesa nel reame
dell’improbabile.
Crisi in greco vuole dire discontinuità. Una discontinuità che può
essere positiva costitutiva e costruttiva dell’Europa.
Ci si aspetta che domani il Vertice possa dire che non basta dare una
risposta a questa crisi. Dobbiamo saper andare più lontano, imparando la
lezione e prendendo tutte le misure necessarie affinché una crisi di questo
tipo non si ripeta.
Sono queste le basi su cui dobbiamo e possiamo avere fermezza nel
presente e fiducia nel futuro.
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