La realtà economica dell'Europa d’oggi mostra i gravi limiti dell'euro lasciato solo in mano alla politica monetaria della Banca Centrale. Questa si può preoccupare solo della quotazione dell'euro, difendendo magari il cambio col dollaro attuale, che invece potrebbe scendere provocando una maggiore capacità di esportare e rilanciare così la produzione industriale.
Se qualcuno pensa ancora che il valore di una moneta sia legato principalmente alle riserve auree contenute nel forziere è sicuramente fuori strada. Il valore di una moneta oggi dipende per prima cosa dal valore dell'economia sottesa: se questa è vigorosa, la moneta sarà forte, se questa è debole la moneta sarà debole. Oggi l'economia dell'Europa è debole, anche nei paesi forti. Ecco allora qual è il problema: rilanciare l'economia sia dei paesi europei forti e, a maggior ragione, dei paesi deboli.
Jose' Manuel Barroso, presidente della Commissione Ue, lo ha detto chiaramente: “Non sto chiedendo uno stato federale, e neppure un governo unico dell'economia. Ma deve esserci una vera governance economica, la sorveglianza del patto di stabilità deve essere rafforzata, il mercato interno va approfondito" e "l'armonizzazione va estesa anche a parametri macroeconomici come appunto la crescita, l'inflazione e soprattutto la competitività ” e, per garantire anche la stabilità finanziaria dei paesi aderenti all'Euro, ritiene necessarie una serie di misure per un controllo più stretto del bilancio da parte degli organi centrali, tra queste l'approvazione delle manovre di bilancio da parte della Commissione, prima che queste passino all'approvazione dei parlamenti nazionali.
Il piano presentato alla Commissione Europea ridisegna il “patto di stabilità” esistente, che ha mostrato innegabili limiti di fronte alla crisi mondiale e l'insufficienza delle politiche nazionali di bilancio per molti paesi. Barroso spera che questo possa essere modificato prima della fine del 2010 per essere operativo già nel 2011.
Quello che preoccupa la Commissione è l'elevato livello del debito pubblico presente in molti paesi; tra questi l'Italia è certamente nel mirino. Olli Rehn, commissario agli Affari economici e monetari, è stato chiaro: "Se un paese ha un livello di debito al 100%, o addirittura superiore, diventa fondamentale non solo riportare il deficit sotto il 3%, ma ridurlo in maniera tale da garantire una sufficiente discesa del debito". L'Italia - che insieme alla Grecia è il Paese con un debito sopra il 100% - è avvertita.
Per “convincere questi paesi a non sforare il 3% del rapporto deficit/PIL, verranno adottati meccanismi sanzionatori automatici.
Oggi Tremonti, con estrema difficoltà, riesce a non far schizzare il debito oltre il fatidico 5%, ricorrendo a mezzi quali non considerare il “debito verso i fornitori”: questo non è certamente corretto e obbliga gli enti locali, tramite il pernicioso “patto di stabilità”, a pagare sempre più tardi le imprese che lavorano con la pubblica amministrazione.
Questa prassi, molto pesante per i Comuni virtuosi e per il mondo delle imprese, quanto potrà ancora reggere?
Il famigerato “Patto di stabilità” è da tempo sotto accusa e potrebbe saltare. A questo punto a che santo si potrà rivolgere il nostro ministro dell'economia e della finanza per dire ancora che tutto va bene?
Forse è venuta l'ora di tagliare in modo netto le enormi spese inutili fatte per piacere agli “amici”, ma, se questo venisse fatto, sicuramente provocherebbe un terremoto in quel fitto intreccio che si vede in continuazione apparire nelle indagini delle toghe rosse (N.d.R. “rosse” di vergogna forse?) tra politica, affaristi e criminalità, con probabili effetti esplosivi sulla stabilità del paese.
Vedi anche:
L’incompiuto: l'Euro I
problemi economici degli stati membri dell'UE, mettono in luce la necessità di
completare l'Europa di Giacomo
Nigro I DOCUMENTI:
Camera dei Deputati, 6 maggio
2010 La
parola al Ministro Tremonti sui provvendimenti presi all'Ecofin
Informativa urgente del governo sulla crisi
economico-finanziaria in atto in Grecia e sulle possibili ripercussioni sulla
stabilità dell’euro
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