|
||||||||||||||||||||||||||||
| ||||||||||||||||||||||||||||
Scopriamo un passato poco conosciuto Torino “Capitale della Moda” Scritto per "Moda negli anni Venti - Il guardaroba di una signora torinese"
Caraglio, Filatoio Rosso, 19 giugno – 19 settembre 2010
|
||||||||||||||||||||||||||||
Di quel mito, creato e consolidato nell'Esposizione Internazionale tenuta nella città nel 1911 in occasione del Cinquantenario dell'Unità d'Italia, “La Stampa” scriverà: “ Per essere la capitale dell'automobilismo e della moda femminile italiana, per certa rassomiglianza esteriore con Parigi, Torino è cara alle tribù sontuose e raffinate”.
Il Palazzo della Moda, realizzato su iniziativa della rivista “La Donna”, il periodico di moda più letto in Italia edito da “La Stampa”, rappresentò l'elemento di maggior attrazione per i visitatori. Un allestimento sontuoso presentava la produzione nazionale, ma soprattutto le ditte e le grandi case di moda francesi, che da tempo avevano un rapporto consolidato con quelle cittadine. Queste ultime avevano invece un ruolo di protagoniste in uno spazio privilegiato, che ne denunciava l'importanza. Si celebrava così la storia di un mestiere che, già rilevante nell'economia della città fin dalla fine dell'Ottocento, era andato crescendo nel tempo. Dopo la crisi post-unitaria, accanto all'avvio di una nuova realtà industriale, allo sfruttamento dell'energia, l'impulso dato all'industria manifatturiera coinvolse particolarmente il campo della produzione tessile e dell'abbigliamento, incrementando attività che erano già rinomate nel Settecento e nell'Ottocento.
Il mestiere della sartoria si perfezionò a più livelli, con scuole di taglio e confezione e aziende specializzate, collegate con l'estero, che diffondevano metodi e modelli in tutta Italia. “La Merveilleuse”, fondata nel 1912 e produttrice delle famose “camicette” di Torino, estese la sua produzione agli abiti fatti di qualità, antesignani del prêt-à porter. Il salto qualitativo coinvolse in particolare è l'alta sartoria per signora, che, all'elevata qualità tecnica, aggiungeva il rapporto diretto e tempestivo con Parigi per l'acquisto di disegni, diritti di copia, modelli da mettere a disposizione delle clienti accanto ai propri.
Fu perciò un fenomeno portante nell'economia e, parte rilevante, nel mondo del lavoro, con il massiccio impiego di quella manodopera femminile, che diede alla città una fisionomia del tutto particolare, con le sue “sartine”. Era la nuova identità di una donna lavoratrice, un'operaia che sapeva essere elegante, che aspirava a “mettersi in proprio” e diventare padrona di una sartoria. Erano spinte all'emancipazione e duro lavoro: le sartine, che nel luogo comune erano eleganti come le clienti, che portavano sempre il cappello e flirtavano con gli studenti, erano nella realtà in prevalenza ragazze tra i dodici e i ventun anni, con orari e condizioni di lavoro pesantissimi che portarono a scioperi e inchieste dell'Ispettorato del Lavoro.
Proposte innovative vennero anche da una nuova cornice espositiva: all'Esposizione del 1928 il Padiglione delle Feste e della Moda, ideato secondo i principi del razionalismo architettonico da Levi Montalcini e Pagano, ospitava vecchie e nuove case torinesi come Rosa e Patriarca, Garda e Bounous, Franco, Gori, Mary Mattè, le Sorelle Gambino. Anche nuove tipologie di allestimento caratterizzeranno i negozi della nuova via Roma, come la modisteria Borletti, con le grandi vetrine a tutta parete e un nuovo stile di arredo, forse il più moderno di tutta Italia. Nel periodo fra le due guerre Torino, con altre città che si erano nel frattempo affermate nel panorama della moda, come Firenze, Roma, Napoli e soprattutto Milano, venne inserita negli sforzi del regime per creare una moda nazionale competitiva. Vennero varati provvedimenti protezionistici e supporti istituzionali per una creatività italiana, ma nella realtà delle case di moda il modello parigino restò il costante punto di riferimento da non dichiarare. In forza della sua grande tradizione e del supporto della casa regnante, la città fu scelta nel 1932 per le esposizioni annuali dell'Ente autonomo per la Mostra permanente Nazionale della Moda e nel 1935 divenne sede dell'Ente Nazionale della Moda. |
||||||||||||||||||||||||||||
© Riproduzione vietata, anche parziale, di tutto il materiale pubblicato Articoli letti 15.284.171 seguici RSS Il sito utilizza cockies solo a fini statistici, non per profilazione. Parti terze potrebero usare cockeis di profilazione |