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La speculazione fa da carta di tornasole L’incompiuto: l'Euro I problemi economici degli stati membri dell'UE, mettono in luce la necessità di completare l'Europa Di Giacomo Nigro
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Il mondo della finanza speculativa ha sferrato un attacco all'Europa, visto che negli Stati Uniti si è trovata temporaneamente spiazzata e lo ha fatto con una speculazione al ribasso contro gli stati più deboli dell'area euro e delle sue borse.
Esaminiamo in breve come mai è avvenuto un enorme spostamento di capitali da tutto il mondo per attaccare titoli e moneta dell'Europa. Niente di particolarmente strano, è bastata la disattenzione e l'interesse egoistico (ad esempio un euro a due velocità) di alcuni dei responsabili economici europei per lasciare mano libera alla speculazione, che ha minacciato e minaccia con la sua azione l'intera organizzazione dell'Unione monetaria europea. La costruzione dell'Euro si è dimostrata ancora una volta un'incompiuta; molta parte dell'UE a 27 paesi è assente dal tavolo delle decisioni; d'altro canto l'euro zona a 16 paesi ha finora creato solo una Banca Centrale indipendente dalla politica tralasciando, ad esempio, la creazione di un organismo essenziale come un Fondo europeo utile a fronteggiare le turbolenze. Intanto i governi nazionali hanno litigato troppo a lungo e la Germania, addirittura, pretende di assumere il comando senza averne le responsabilità. Si è quindi scommesso e si scommette sul deprezzamento dell'euro e delle quotazioni azionarie nelle borse europee. Per banche d'investimento e operatori finanziari è stata l'occasione per fare guadagni che rimettano in sesto i bilanci dopo il crollo del 2008. Mentre per le economie europee, non ancora uscite dalla crisi, è incombente la minaccia di una grande depressione. Che la Grecia fosse il Paese che versava in condizioni di finanza pubblica tra le peggiori in Europa, era noto da molto tempo. Il problema reale è stato che la situazione di tutti gli altri Paesi è peggiorata. Tutti hanno sforato i limiti del patto di stabilità Intanto le agenzie di rating, come la Standard and Poor's, hanno dimostrato più volte di non essere generalmente molto affidabili, anche perché legate a doppio filo a società che hanno interessi precisi nei mercati finanziari, quindi caratterizzate da un forte conflitto di interessi. Dopo aver declassato la Grecia, potrebbero ripetersi con Spagna, Portogallo, Irlanda e Italia. Il nostro Paese non è ancora uscito dalla zona a rischio, e, con un debito pubblico sei volte superiore a quello greco, non è affatto esente da una sindrome greca, anche se spesso ci si autoconsola pensando che molto di questo debito è in mani interne. Non si tratta, in definitiva, solo di rassicurare i mercati, ma di metterli in condizioni di non devastare ancora l'economia europea. Alcune cose sono state sistemate dai recenti interventi che annunciano, fra l'altro, una nazionalizzazione europea del debito. Ottimo sarebbe riuscire ad istituire un'agenzia di rating pubblica europea che provveda ad evidenziare i conflitti d'interesse di quelle esistenti e, magari, introdurre sui mercati europei una Robin tax standard che interessi tutte le operazioni finanziarie. Vedi anche: La crisi fa cambiare le regole in Europa Argomenti: #economia , #euro , #europa , #finanza , #politica Leggi tutti gli articoli di Giacomo Nigro (n° articoli 139) il caricamento della pagina potrebbe impiegare tempo |
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