Sulla manovra sembra che sia stato detto tutto il possibile, quindi dovrei stare zitto, ma non me la sento di zittire.
Se i vari “enti” (FMI, Banca d'Italia, Confindustira, Ecofin, ecc.) la approvano, non è che sia il meglio fattibile, vuol solo dire che “i saldi” sono congruenti con l'obiettivo di non sforare sui parametri finanziari. Non dicono che questa manovra sia la migliore, né quale sarà il risultato sulla realtà socioeconomica italiana.
La manovra varata da Tremonti ha una caratteristica. Sembra stesa da un ragioniere ottuso di un’impresa, che si preoccupa solo del saldo del conto in banca e non tiene conto di dover acquistare le materie da lavorare e vendere così i prodotti finiti.
Questa manovra, per ottenere i “saldi” in ordine, opera in modo tale da ritardare le spese, ma poi queste arriveranno con gli interessi. Ritarda le pensioni, ritarda gli aumenti di stipendio dei dipendenti pubblici, toglie i fondi a regioni, province e comuni per fare manutenzioni e investimenti, visto che ormai sono le uniche cose tagliabili, ma che saranno da fare in ogni caso, a costi maggiori.
Unico fatto “strutturale” di questa manovra è che riprende l'azione anti-evasione predisposta da Visco. La riprende timidamente, perché è evidente che c'è nel governo chi non vuole rompere le uova nel paniere ai suoi elettori.
Sono convito che Tremonti non sia un “ottuso ragioniere”, quindi se questo è quello che ci propone è perché solo queste sono le cose che gli è permesso di fare e per ottenerle ha dovuto anche porre l'out out “o si approva la manovra o mi dimetto”. È anche evidente che Berlusconi ha mal digerito quest’esigenza impellente, imposta da Bruxelles. Per lui andrebbe bene continuare a dire che tutto va bene, che noi siamo i migliori del mondo e che se abbiamo le pezze sul culo è colpa solo “della perfida Albione” (N.d.R. ops questo lo diceva Lui!). Insomma di chi sia la colpa non è importante saperlo, la cosa da mettere in evidenza è che non è colpa degli sperperi che lui ha fatto.
Guai a chi fa il “pessimista” e dà un’immagine negativa dell'Italia, culla della cultura e paese felice. Eppure chi si occupa d’economia e di strategie è molto preoccupato. L'Italia sta arretrando, non lo diciamo noi, anche se è due anni che stiamo dicendo che l'Italia arretrerà, ma il Censis.
Nell’ambito dell’iniziativa «Un mese di sociale» (vedi in “documenti” Come sarà l’Italia fra vent’anni?).Questo importante istituto d’indagini socio-economiche si è concentrato su una visione di medio periodo per l’Italia e i risultati non sono certo esaltanti: i problemi che oggi abbiamo peggioreranno e nulla è fatto per arginare il declino, anzi si parla di provvedimenti che peggioreranno la situazione; tra questi l'aumento dell'età pensionabile. Questo provvedimento andrebbe bene in uno Stato dove l'occupazione è a posto, non da noi dove la disoccupazione giovanile è ad un livello eccezionale e dove chi perde il lavoro dopo i 50 anni ha difficoltà a trovarne un altro.
Altri sono i provvedimenti che dovremmo prendere; ad esempio vietare gli straordinari “ordinari”, fermare gli investimenti inutili, come il Ponte di Messina, o il “fantasma” del nucleare, per spendere i pochi soldi che abbiamo sulle cose immediatamente realizzabili come il completamento della rete internet veloce in tutta Italia.
Ma tutto questo non piace al Capo, lo sappiamo, e quindi non si può fare.
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