REGISTRATO PRESSO IL TRIBUNALE DI AREZZO IL 9/6/2005 N 8
Articoli letti  15259319
   RSS feed RSS
Vedi tutti gli articoli di
stampa

 Anno VI n° 6 GIUGNO 2010    -   FATTI & OPINIONI


Senato Della repubblica - Dal resoconto stenografico della seduta n. 394 del 10/06/2010 (Bozze non corrette redatte in corso di seduta)
Gianpiero D'Alia (UDC-SVP-Aut:UV-MAIE-IS-MRE) - dichiarazione di voto
Norme in materia di intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali. Modifica della disciplina in materia di astensione del giudice e degli atti di indagine. Integrazione della disciplina sulla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche - votazione dell'emendamento 1.1000, interamente sostituivo dell'articolo unico del disegno di legge n. 1611


Signor Presidente, onorevoli senatori, siamo qui per confermare, nostro malgrado, il giudizio negativo sulla legge di riforma delle intercettazioni.

Dico nostro malgrado perché - come noto - sul tema della riforma della giustizia abbiamo sempre ritenuto che il Parlamento, maggioranza ed opposizioni insieme, debba fare un vero e proprio salto di qualità, evitando di trasformare le istituzioni rappresentative (come purtroppo anche questa volta è avvenuto e come puntualmente avviene ogni qual volta si discute di giustizia). in un aula di tribunale nella quale si misurano solo i rapporti di forza tra i sostenitori della difesa e i sostenitori dell'accusa.

Noi non siamo iscritti né al sindacato dei magistrati né al sindacato degli avvocati e meno che meno a quello degli imputati.

Noi aspiriamo a rappresentare i cittadini, il popolo italiano, nel nome del quale si dovrebbe sempre e solo amministrare la tutela dei diritti.

Purtroppo, questo Paese da tanti anni non riesce ad avere una seria riforma della giustizia, che vada nella direzione giusta e cioè nella direzione di garantire i diritti di libertà dei cittadini e tra questi, innanzitutto, il diritto alla sicurezza. Purtroppo, in questi anni, le modifiche alla legislazione sono avvenute solo per rendere ancor più vischioso il sistema giudiziario e più funzionale ora agli interessi della magistratura ora a quelli dell'avvocatura, mai per rendere più agevole al cittadino l'accesso alla tutela dei diritti e più efficiente la macchina giudiziaria che è la parte più complessa e delicata dell'amministrazione dello Stato.

Anche la legge che ci proponete non sfugge a questa drammatica constatazione, perché ci state costringendo ad approvarla così com'è, ricorrendo al voto di fiducia.

A tale riguardo, consentitemi di dire senza polemica e senza la falsa indignazione di quanti amano indulgere alla piazza piuttosto che assumersi la responsabilità di decidere in Parlamento come migliorare le condizioni del Paese che non ha senso né politico né istituzionale porre la fiducia qui, in Senato, sterilizzando il confronto parlamentare proprio nel momento in cui quest'ultimo poteva svoltare positivamente nel senso di una convergenza più ampia.

La questione di fiducia posta così a freddo è solo un atto di forza che nasconde insicurezza e debolezza.

La fiducia non era necessaria soprattutto dopo che la maggioranza (siete 100 più di noi) ha raggiunto l'intesa su una proposta.

Quest'ultima avreste dovuto offrirla al contributo delle opposizioni, senza chiudervi a riccio.

Così facendo, onorevoli colleghi, avete commesso due errori: avete mostrato che al vostro interno la coesione rischia di durare lo spazio di un mattino (e per questo vi state affrettando a licenziare un provvedimento costi quello che costi); avete chiuso ogni dialogo con le opposizioni, anche con quelle più aperte al confronto e alla discussione, mettendo sullo stesso piano «sciacalli e leoni».

A cosa vi serva tutto ciò sinceramente stentiamo a comprenderlo.

Non serve, certo, a rendere più disteso il clima politico di un Paese chiamato a compiere proprio in questi giorni enormi sacrifici e che dunque ha bisogno dell'apporto di tutti per superare le difficoltà che si trova davanti.

Non serve a rendere più agevole il dialogo tra le forze politiche, così come auspicato dal nostro Capo dello Stato, che con fatica si spende quotidianamente per rendere le istituzioni più credibili e più vicine ai bisogni della gente.

Ci avete chiuso la porta in faccia proprio nel momento più propizio, in cui le vostre aperture al confronto avevano indotto, anche noi, a ritenere possibile la convergenza su un testo migliore e ampiamente condiviso.

Eppure noi abbiamo lavorato solo per migliorare il provvedimento perché riteniamo giusto tutelare i cittadini dall'abuso d'informazioni riservate, dall'uso strumentale della privacy a fini politici o di estorsione, dalla indebita intrusione nella loro vita senza che vi sia una buona ragione per farlo.

Riteniamo, infatti, fondata un'iniziativa legislativa che sia animata da sinceri sentimenti di riequilibrio tra due interessi costituzionalmente protetti: la dignità della persona umana e la sicurezza pubblica.

Quindi, una nuova disciplina delle intercettazioni che, senza pregiudicare il diritto-dovere dei magistrati di investigare, intervenga sull'abuso di questo indispensabile mezzo di ricerca della prova ci sembra quanto mai opportuna; una disciplina che limiti appunto l'abuso e non anche l'uso di questo indispensabile strumento d'indagine.

Noi abbiamo viceversa un testo che, pur con cambiamenti e ripensamenti della maggioranza, è ancora squilibrato perché affidare ad un tribunale collegiale l'autorizzazione ad intercettare anche per i reati più gravi significa rendere difficile al pubblico ministero il ricorso alle intercettazioni quando vi sono in ballo delitti gravi e di particolare allarme sociale, significa rendere più difficile la celebrazione dei processi per quei reati moltiplicando il numero dei giudici incompatibili, significa introdurre un sistema irragionevole in forza del quale basta un solo giudice a condannare all'ergastolo un cittadino e ce ne vogliono tre per fare le intercettazioni che servono a portarlo in giudizio da quel singolo giudice, significa trasformare l'intercettazione da mero strumento di ricerca della prova a prova regina differenziando il regime giuridico che riguarda questo strumento dagli altri strumenti di ricerca della prova parimenti intrusivi della privacy come l'ispezione, il sequestro, la perquisizione.

Ma, cari colleghi della maggioranza, vi sembra meno intrusiva un'ispezione personale, con tanto di verbale piazzato sui giornali, che svela pregi e difetti fisici della persona ispezionata? Noi crediamo di no e, quindi, ci appare irragionevole una disciplina differenziata per eguali mezzi di ricerca della verità.

E ancora, vi sembra giusto l'aver equiparato alle intercettazioni telefoniche le intercettazioni ambientali, l'acquisizione dei tabulati telefonici e le videoriprese? Questi ultimi sono strumenti certamente meno invasivi della privacy e viceversa assolutamente indispensabili nella lotta alla mafia e al terrorismo.

Questo vostro modo di disciplinarli rende difficile e a volte impossibile a forze dell'ordine e magistratura perseguire tali reati con efficacia e tempestività.

E che dire del limite rigido di durata delle intercettazioni? Siete stati costretti, e ve ne diamo atto volentieri, a rivedere questa norma dalle conseguenze allucinanti.

Se, infatti, al settantacinquesimo giorno di ascolto di un pregiudicato si scopre che il giorno successivo commetterà un omicidio, non si sarà in condizioni di arrestarlo perché non si possono più ascoltare le sue conversazioni.

Ma il rimedio che avete introdotto è peggiore del male perché costringete il pubblico ministero a dover adottare ogni 72 ore provvedimenti urgenti che un tribunale collegiale dovrà in tempo reale convalidare.

Mi chiedo e vi chiedo: e se nei tre giorni d'intercettazione disposta con urgenza dal pubblico ministero non interviene la convalida del tribunale (per il carico di lavoro, per i tempi di trasmissione o di esame della documentazione o per altre ragioni obiettive che ne impediscano la decisione in tempi così stretti) cosa succede? Si brucia così, per un disguido burocratico, un'indagine delicata? E cosa raccontiamo alle vittime di reato che per mancanza di un auto di servizio, di una fotocopiatrice o per l'indisposizione di un magistrato le intercettazioni che sono servite ad arrestare il loro aguzzino non possono essere usate per condannarlo perché un tribunale le ha autorizzate fuori tempo massimo? Su questo aspetto si poteva fare di più e di meglio se solo ci aveste messo nelle condizioni di discuterne insieme.

Che senso ha precludere alla libera stampa l'accesso alle aule di un tribunale per raccontare l'udienza di un processo che tanto scalpore ha suscitato nell'opinione pubblica? A quale logica obbedisce tutto ciò, considerato che proprio perché il dibattimento è pubblico ampia deve essere la sua diffusione per un principio di trasparenza dell'azione della magistratura e di partecipazione popolare all'amministrazione della giustizia, che appunto si amministra nel nome del popolo italiano.

E perché consentire, a causa di un mero atto dovuto qual è l'iscrizione nel registro degli indagati, la sostituzione del pubblico ministero che ha condotto le indagini se non per sbarazzarsi di un giudice scomodo che conosce le carte dell'indagine e che quindi può sostenere con vigore le tesi accusatorie nel processo? A queste domande non è stato possibile dare una risposta compiuta perché avete posto la fiducia impedendoci di migliorare il testo del disegno di legge.

Anche sulla disciplina della pubblicazione delle intercettazioni si poteva e si può migliorare il testo.

Se, infatti, in un primo momento le sanzioni nei confronti della stampa sono state ridimensionate, non si capisce perché da ultimo avete introdotto, senza che alcuna possibilità di discuterne, un emendamento che introduce ulteriori sanzioni penali nei confronti degli editori.

Vi rendete conto che così incidete profondamente nell'assetto proprietario delle aziende editoriali e nel delicato rapporto tra editore e giornalista? Vi abbiamo proposto tante soluzioni, anche molto equilibrate, alle quali non avete potuto (e forse non avete voluto) dare ascolto.

Signor Presidente, credo che anche sulle spese delle intercettazioni si poteva fare di più.

Noi siamo convinti che su questo fronte vi sono stati evidenti eccessi e ciò perché vi sono, come ha detto il ministro Alfano, 2.

000 centri di spesa che non hanno parametri oggettivi e predeterminati per valutare la congruità dei costi.

Ma non è affidando al potere discrezionale del Ministro lo stanziamento dei fondi che si risolve il problema...

PRESIDENTE.

Concluda, senatore D'Alia, ha finito il tempo.

D'ALIA (UDC-SVP-Aut:UV-MAIE-IS-MRE)… perché si rischia solo di attribuire al Ministro il potere di stabilire come, dove e quando fare le indagini.

A tale riguardo, quindi, signor Presidente e cari colleghi, eravamo pronti a discutere senza riserve in quest'Aula il testo concordato dalla maggioranza, che contiene alcuni importanti ed apprezzabili elementi di novità, e siamo rimasti basiti per il fatto che improvvidamente avete posto la fiducia.

Non siamo indignati anche perché non siamo ipocriti; siamo meravigliati per questo improvviso gesto di chiusura.

Non intendiamo però rassegnarci e quindi alla Camera riproporremo le nostre proposte di modifica con lo stesso spirito costruttivo.

Oggi votiamo contro, ma se alla Camera la maggioranza accoglierà i nostri emendamenti siamo pronti a cambiare opinione e voto. (Applausi dal Gruppo UDC-SVP-Aut:UV-MAIE-IS-MRE e dei senatori Rutelli e Sbarbati)



Argomenti correlati:
 #giustizia,        #intercettazioni,        #politica,        #riforma,        #senato
Tutto il materiale pubblicato è coperto da ©CopyRight vietata riproduzione anche parziale

RSS feed RSS

Vedi tutti gli articoli di
Condividi  
Twitter
stampa

Il sito utilizza cockies solo a fini statistici, non per profilazione. Parti terze potrebero usare cockeis di profilazione