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 Anno VI n° 6 GIUGNO 2010    -   FATTI & OPINIONI


Commento politico settimanale
Bavaglio? Non si deve combattere Berlusconi!
È in atto una deriva verso uno Stato che privilegi i poteri e cancelli i controlli. Le intercettazioni sono solo un diversivo necessario
Di Giovanni Gelmini


Ora tutta l'attenzione della gente è concentrata “sulle intercettazioni telefoniche”, la cosiddetta legge bavaglio. Fino ad ora noi abbiamo osservato un ferreo silenzio stampa, non perché sottovalutiamo il problema, ma perché è già stato detto tutto e di più e anche perché, a nostro avviso, il problema intercettazioni è sì un gran bavaglio alla libertà di stampa, sancita dalla costituzione (articolo21) e uno degli strumenti su cui si basa la democrazia compiuta, ma non è il problema principale che è oggi sul tappeto.

Noi lo vorremo affrontare con uno sguardo più ampio su tutti i problemi che stanno minando la realtà democratica, affrancata, dopo la seconda guerra mondiale, da una costituzione che ha messo seri paletti per il non ritorno di una dittatura.

Il provvedimento, varato dal Senato giovedì 10 giugno, è sicuramente molto preoccupante per le limitazioni alla stampa, ma c'è molto di più! Le limitazioni ai mezzi di indagine alla Magistratura.

È veramente inaccettabile che si pongano dei limiti di tempo nell'uso dei mezzi di indagine. L'uso deve essere si regolamentato nelle modalità per l'acquisizione delle prove, ma non nel tempo. Porre un limite di tempo è assolutamente arbitrario e contro la libertà di uno dei poteri che ha il compito di controllare l'aderenza dei comportamenti alla legge, in particolare di chi ha il potere. Questo è uno dei contrappesi basilari della democrazia presenti nella costituzione.

Riguardo alle intercettazioni oggi, eseguite secondo la legge (N.d.R. poi ci sono quelle illegali), il Senatore Gasparri, nella sua dichiarazione di voto ci informa: “Per quanto riguarda i dati che sono stati citati, sappiamo che l'Italia è il Paese di mafia, camorra e 'ndrangheta e quindi il numero delle intercettazioni, a volte, cresce a causa di questi fenomeni criminali. Eppure 137.000 italiani - 76 persone ogni 100.000 - sono intercettati. In Francia e in Gran Bretagna sono intercettate solo 5 persone ogni 100.000 abitanti.” Può essere che siano in eccesso, secondo i magistrati sono molto meno, ma, ance se fossero di più , mettiamo 200.000, si tratta in ogni caso di una parte molto limitata di italiani e quindi è evidente che questo non è un problema di tutti gli italiani, come cerca di accreditare Berlusconi, ma solo di alcuni: quelli che riprendendo nuovamente le parole del senatore hanno rapporti con “mafia, camorra e 'ndrangheta” e, aggiungo, con la corruzione o l'evasione fiscale. Ben sappiamo che questi reati sono troppo diffusi in Italia e sono quelli che tarpano le ali alla nostra economia, sono quelli che fanno scappare gli investimenti, esteri e non. Rendere più difficile le indagini su questi vuol dire, non solo “fare un favore” alla criminalità, ma anche allungare la crisi economica e aumentare il disagio della popolazione.

Ma questo è un tassello di un'azione più ampia: la cancellazione della costituzione democratica, in cui paura e disagio giocano un ruolo fondamentale per accettare il “salvatore della patria” in cambio della libertà.

Il progetto di nuova dittatura “democratica” aveva già preso forma nel 2005 con la riforma costituzionale (votata anche da Casini!), che di fatto riportava la nostra base legislativa allo Statuto Albertino, forma costituzionale che ha permesso l'instaurasi della dittatura fascista senza essere alterata. Su questo argomento abbiamo dedicato un articolo all'epoca del referendum su Fatti & Opinioni, Anno 2 n°17 del 09/05/2006, "Si deve dire NO al Premier dittatore!"- La nuova figura, che emerge dalla riforma costituzionale proposta, ammazza la democrazia . Per nostra fortuna il risultato del referendum spazzò questo tentativo di riportare l'Italia alla condizione prefascista.

Berlusconi è tornato al potere dopo poco, grazie all'incapacità del Pd di gestire la governabilità e di permettere l'immediata abrogazione delle leggi ad personam e della legge seria sul conflitto di interessi, che erano nel programma. Appena tornato sulla sedia di Palazzo Chigi, ha ripreso il processo interrotto, con una strategia diversa: anziché rifare la costituzione, isola i poteri, cui sono affidati i compiti di controllo e di equilibrio, con provvedimenti limitati, senza apparentemente intaccare la Costituzione stessa, ma minandone la loro operatività e quindi rendendoli inefficaci. Le leggi che sta facendo varare al Parlamento, sempre con il voto di fiducia, mettono al sicuro dall'azione della Giustizia la politica e i suoi intrallazzi, che ovviamente sono da sempre orientati a stringere rapporti con chicchessia per guadagnare potere e per lucrare.

Dalle indagini in corso sulle mafie appaiono sempre più stretti legami con la politica e, con rammarico, dobbiamo dire anche con il clero e non possiamo rilevare che mafie e clero sono i poteri assoluti esistenti in Italia oggi.

Il cambiamento di “Stato” avviene in modo strisciante ed è propagandato attraverso le televisioni “fedeli”, che diffondono le notizie annacquate e mostrano sempre l'ineluttabilità e la necessità del cambiamento, sostenuto dalla profonda condizione di disagio che lo stesso Governo ha creato non prendendo provvedimenti adeguati contro la crisi e sprecando risorse in cose inutili.

Tutta questa operazione non credo che sia attribuibile al solo Berlusconi: dietro, a fianco e forse sopra di lui, credo che esistano menti raffinatissime che lo pilotano o che sfruttano la sua predisposizione al comando assoluto su tutto quello che lo circonda e la sua voglia smisurata di supremazia sul mondo intero.

Ora, se non si vuole cadere nuovamente in una dittatura, non si deve combattere Berlusconi come persona, ma combattere lo smantellamento della Costituzione e, per contrastare il berlusconismo, porre in essere il rafforzamento dell'etica sociale e della solidarietà vera, oggi quasi dimenticate.



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