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Racconti del mare 2° parte

L'uomo del mare. Il mare sul CD. Quando finisce l'estate


Di Annamaria Francese

L'uomo del mare

Sentiva l’odore del mare confondersi con quello del vino che ancora riempiva a metà qualche bicchiere lì sul tavolo. Oh, che bella la sua vita! Su quella barca ancorata nel porticciolo, su quelle vecchie e consumate assi di legno che avevano ormai il colore della cenere spenta.

Glielo avevano detto i suoi vecchi amici, venuti ieri sera a festeggiare i suoi 55 anni. “Tu si che sai vivere, tu si che hai scelto, non come noi che siamo stati trascinati dalla corrente della vita quotidiana, inquadrata nei ritmi folli di un lavoro qualunque. E ciascuno di loro aveva sollevato il bicchiere, sgusciando cozze gratinate e guardando un cielo di stelle.

I suoi amici… Aveva deciso di festeggiare con loro, che avevano belle mogli e belle case, su quella vecchia barca che era la sua casa da sempre.Lui che, dopo Elena, non aveva più neppure una donna.

E si era parlato di libertà, di sogni irrealizzati, di un futuro incerto e vagabondo come lui.
Per la verità aveva smesso di vagabondare da un pezzo e la sua vita somigliava più a quella di un vecchio pensionato, che usciva di tanto in tanto per pescare. Non c’erano porti da inseguire e mari aperti da percorrere, ma ciascuno di loro voleva credere al sogno, voleva credere che almeno lui lo avesse raggiunto.

E poi a completare una oleografia a metà tra il nostalgico e il patetico: la sua chitarra. Avevano cantato canzoni della loro giovinezza, canzoni che avevano segnato una generazione e che lì, sotto quel cielo marinaro, avevano un sapore più forte, come una pietanza stagionata con cura e tirata fuori per l’occasione.

Quando gli amici erano andati via, sulle belle macchine ferme lungo il molo, era già quasi l’alba. “Bella idea hai avuto, dobbiamo ripeterla” erano state le parole nell’andar via.


Però sapeva che non sarebbe stato così, che il gioco bello dura una volta sola e il tempo che passa veloce non aiuta. Aveva molte cose da fare, doveva mettere a posto e pulire la barca e doveva sedersi ad ascoltare il mare.
Sul fornellino il bricco del caffé.
Nel mattino inoltrato una brezza leggera. E tutto il peso del vivere, quale che sia la tua scelta.


Il mare sul CD

Sai quei CD che si comprano in libreria, con un sottofondo musicale dato dalla risacca, dallo scrosciare dell’acqua, dal muoversi dei rami al vento?
Oggi ne ho ascoltato uno.
C’è, nell’intenzione dell’autore, il rumore del mare lungo la barriera corallina. E’ il titolo che lo dice, perché in nessun modo potresti distinguere questo mare da qualunque altro che sciaborda sugli scogli.

Poche note in sottofondo, distinguo una chitarra e un pianoforte, nel più classico degli accostamenti. Almeno per noi,gente del sud.
Potrebbe essere la melodia di qualsiasi canzone marinara. Il titolo però è ammiccante e se ti scorrono davanti sullo schermo del pc le allettanti immagini di qualche viaggio “last minute”, puoi anche fantasticare.

Riflettendo, il prodotto è largamente commerciale, i viaggi proposti in internet pure.

Questa presunta onda esotica e questa musica modestamente strimpellata servono solo a dare un input. E così vedo quell’albergo modesto, quel negozietto dozzinale, da poco, unico in tutto il paese. E quella stradina che era la via principale. Paese meraviglioso, piccolo, sconosciuto, a picco sul mare.

Cercavamo una casa da affittare per quel periodo estivo. Eravamo in cinque,arrivati dall’Italia con un’utilitaria, sul traghetto da Brindisi per la Grecia.
Ragazzi che avevano appena terminato l’università, che avevano un folle desiderio di lasciarsi alle spalle la città di provincia in cui vivevano e la vita fatta fino ad allora.
Qualcuno faceva già progetti di lavoro, qualcun altro temeva il momento in cui avrebbe cominciato a lavorare nell’azienda del padre. Per ora, tuttavia, il desiderio dominante era staccare con il recentissimo passato.

Avevamo concentrato tutte le aspettative su quell’estate, il resto non contava. Per ora almeno. La casa era grande e bianca,con gli infissi azzurri, come ci si aspetta da una casa greca. Aveva un ampio terrazzo , affacciato sul mare, ma in alto sulla collina. Così in alto che bisognava fare una discesa di venti minuti per arrivare alla spiaggetta sottostante.
E passi pure per la discesa, ma la risalita tagliava le gambe.

Eppure quella fu l’estate più bella che si potesse immaginare. Fantastica.

Ora che ci ripenso, sollecitato da questo cd che mi sembra adesso meno inutile, ricordo soprattutto quelle serate sulla terrazza, quei discorsi alla luce delle candele alla citronella contro le zanzare,discorsi sulle donne, sulla politica, sulla vita. E quelle grandi mangiate di pesce, cucinato da Luciano, l’unico di noi che avesse dimestichezza con i fornelli, e quel vino freddo così rassicurante.
E poi le immancabili chitarrate di Enzo e Luigi, che si addormentava per terra sul telo da mare. Era tutto meraviglioso.

Dicono che sia sempre così nel ricordo l’ultima estate che segna il passaggio dalla vita di studente a quella di lavoratore. Io non lo so, ma sono contento di averci ripensato stasera e di aver rivissuto un ricordo così misteriosamente fermo nella memoria.

Quando finisce l'estate

E all’improvviso, l’arsura si spegne e il vento fresco torna a soffiare e a rendere il cielo di un azzurro così abbagliante da far male agli occhi.

Lascio andare le solite cose perché ho voglia di scrivere.

Che meraviglia, non una goccia di sudore, penombra sufficiente a farmi vedere la tastiera e quel racconto nella testa che prende forma con il mare sullo sfondo.

Come sempre cornice alle mie piccole storie, con l’orizzonte sconfinato, che fa pensare, e il suono leggero dell’onda sulla battigia. Più ancora però è la sua presenza nella mia vita che fa di lui il vero protagonista.
Il mare mi porta i volti, i ricordi e persino i suoni.
Il mare scrive per me .

E vedo Maddalena che avanza col suo passo leggero sollevando piccoli schizzi d’acqua. La mano stretta intorno alla vita del suo compagno, guarda lui più che il mare e ne vede il colore nei suoi occhi di uomo del nord.

Maddalena pensa che il tempo stia finendo, settembre è già lì e il suo è un amore che non dura. E lei rimpiangerà…
Diego cammina invece senza guardarla, il suo sguardo azzurro insegue l’orizzonte. E’ già via, il suo pensiero è a quel tavolo da lavoro che ama, di certo più di Maddalena, è a quelle nebbie che verranno mentre sorseggia caffè bollente.

L’estate è stata bella, ma è finita. Senza malinconie, senza rimpianti.

Il bar sulla spiaggia sta chiudendo, l’uomo ripone gli ombrelloni. Guarda i due che passano e pensa che sono felici, innamorati e pieni di aspettative.

La sua aspettativa invece non è rosea e ora, che finisce l’estate e perde anche quel modesto lavoro stagionale, non sa proprio come dirà a Margherita che è arrivato il momento di partire, di accettare la proposta di suo cugino e lasciare casa e famiglia, se vuole sopravvivere e far vivere anche loro. No, Margherita non sarà contenta, lo guarderà con labbra strette, gli occhi smarriti che seguono i due figli piccoli che giocano sul pavimento.
Pensa che rivedrà quei bimbi forse a Natale e, improvvisamente, sente freddo.

La proprietaria del bar chiude le imposte della stanza al piano di sopra.Anche lei pensa al lungo inverno che l’attende. Ha abbastanza denaro per una vita tranquilla, la stagione ha reso, nonostante tutto; da quel lato nessun problema. Solo, quel vento fresco che le solleva i capelli le mette una strana malinconia.
Il signor Gilberto non si è visto quest’anno e a lei è sembrata un’estate meno bella senza il suono della sua voce e senza i complimenti che rivolgeva sempre a lei e al suo caffè. Chissà cosa l’ ha tenuto lontano, dopo tanti anni. Un pensiero fastidioso attraversa la fronte di Marisa. Forse non lo saprà mai e in fondo Gilberto per lei è solo un cliente di passaggio. Chiude la porta alle sue spalle e chiama Giuseppe.
L’uomo degli ombrelloni alza il capo.
Chiudi anche il cancelletto sulla strada per favore e poi passa da me”.
Giuseppe annuisce. I due giovani camminano ancora sulla riva. Il mare raccoglie i pensieri di tutti.

FINE


… lo so è un raccontino contro tempo, l'estate è appena iniziata, ma proprio per questo lascio a ciascuno di voi il suo mare e vi saluto.

I primi due racconti sono su Spaziodi Magazine Maggio 2010



Argomenti:   #mare ,        #racconto



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