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Dall'Assemblea Ordinaria della Banca d'Italia Le “Considerazioni finali” di Draghi Dopo la grande crisi, la debole ripresa appare a rischio. I provvedimenti della finanziaria vanno nel segno giusto, ma non sono sufficienti Di Giovanni Gelmini
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Come consueto all'Assemblea della Banca d'Italia viene presentato un approfondito studio sulla situazione mondiale e italiana, ma l'attenzione si concentra sulle “Considerazioni finali” che il Governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, fa riassumendo i punti salienti e fornendo considerazioni importanti sui possibili andamenti futuri e sugli interventi opportuni per migliorare la situazione; tra questi c'è ovviamente anche la manovra finanziaria appena deliberata dal Governo.
Draghi è sicuramente un buon economista che, oltre alla grande conoscenza dei problemi monetari e finanziari, associa una particolare attenzione all'evoluzione dell'economia ,anche sotto l'aspetto produttivo e sociale, ben sapendo che finanza e moneta non possono che essere al servizio dell'economia più complessa della nazione. Le sue “Considerazioni finali” partono ovviamente dall'evoluzione dell'organizzazione della Banca d'Italia e poi da un richiamo su quanto è successo nell'ultimo anno e mezzo, dopo il fallimento di Lehman Brothers, in Italia e nel mondo. Parla delle linee su cui si muove il Financial Stability Board (FSB), per rendere il sistema più solido di fronte alle crisi. Tralascio di riportare entrambi questi argomenti, perché li ritengo di poco interesse per i non addetti ai lavori. Il passo che sicuramente interessa maggiormente la gente è l'analisi che Draghi fa dell'economia italiana. La visione che ci propone è nota. L'Italia è stata colpita da una crisi più profonda degli altri paesi europei. In due anni si è mangiata “quasi metà di tutta la crescita che si era avuta nei dieci anni precedenti. Il reddito reale delle famiglie si è ridotto del 3,4 per cento, i loro consumi del 2,5. Le esportazioni sono cadute del 22 per cento. L’incertezza dilagante e il deteriorarsi delle prospettive della domanda hanno indotto le imprese a ridurre gli investimenti, scesi del 16 per cento. L’incidenza della Cassa integrazione guadagni sulle ore lavorate nell’industria è salita al 12 per cento alla fine del 2009. L’occupazione è diminuita dell’1,4 per cento; il numero di ore lavorate del 3,7.” La conseguenza diretta di questo sono stati 9.400 fallimenti nel 2009, ma la situazione non si è stabilizzata e oggi stanno soffrendo soprattutto le imprese più piccole, spesso dipendenti da rapporti di subfornitura. Draghi fa notare come. “Le aziende che avevano avviato processi di ristrutturazione prima della crisi hanno retto meglio l’urto; oggi presentano le prospettive migliori; secondo l’indagine periodica della Banca d’Italia, esse prevedono per il 2010 un aumento del fatturato superiore di 3 punti a quello di imprese simili non ristrutturate. Tra le imprese industriali con 50 e più addetti che hanno investito in ricerca e sviluppo nel triennio precedente la crisi, l’aumento previsto del fatturato è di oltre il 6 per cento.” La politica economica - secondo il Governatore - ha limitato il danno, in una misura stimabile in due punti di PIL... L’estensione degli ammortizzatori sociali ha attenuato i costi immediati della crisi. La crescita del disavanzo pubblico è risultata inferiore a quella delle altre principali economie avanzate. La solidità del nostro sistema bancario, che non ha richiesto interventi pubblici significativi, ha aiutato.” La crisi greca mette a repentaglio la lenta ripresa che si era avviata nel primo trimestre del 2010 e Draghi affronta l'azione fatta dall'Italia. “ Il Governo italiano - afferma - ha ribadito l’obiettivo di ridurre il deficit al di sotto della soglia del 3 per cento del PIL nel 2012; ha confermato l’impegno al raggiungimento del pareggio di bilancio su un orizzonte temporale più esteso; ha anticipato la definizione delle misure correttive per il biennio 2011-12. Secondo le valutazioni ufficiali, gli interventi recentemente approvati dal Consiglio dei Ministri determinano una riduzione del disavanzo tendenziale pari a 24,9 miliardi nel 2012; riguardano le principali voci di spesa, si concentrano sui costi di funzionamento delle amministrazioni. La manovra mira a portare la crescita della spesa primaria corrente al di sotto dell’un per cento annuo nel biennio 2011-12, determinando una riduzione della sua incidenza sul PIL di oltre due punti. Negli ultimi dieci anni la spesa è cresciuta in media del 4,6 per cento l’anno, aumentando di quasi 6 punti in rapporto al PIL. Quindi è necessario un attento scrutinio degli effetti della manovra per garantire il conseguimento degli obiettivi. Per Draghi uno dei nostri punti di forza è una struttura finanziaria migliore degli altri pesi europei, in particolare per la ricchezza accumulata dalle famiglie che, includendo anche le proprietà immobiliari, presenta un rapporto con il PIL fra i più alti nell’area dell’euro, mentre, sempre in rapporto al PIL, i debiti delle famiglie sono fra i più bassi dell’area e quelli delle imprese sono inferiori alla media. Anche il debito verso l'estero risulta basso e nel periodo della crisi è cresciuto meno dell'Europa. “Nelle nuove condizioni di mercato - rileva Draghi - era inevitabile agire, anche se le restrizioni di bilancio incidono sulle prospettive di ripresa a breve dell’economia italiana." Quindi anche per Draghi la manovra è necessaria, ma anche per lui c'è il “ma” e prosegue: “La crisi le rende più urgenti: la caduta del prodotto accresce l’onere per il finanziamento dell’amministrazione pubblica; i costi dell’evasione fiscale e della corruzione divengono ancora più insopportabili; la stagnazione distrugge capitale umano, soprattutto tra i giovani. La gestione del turnover nel pubblico impiego e i tagli alle spese discrezionali dei ministeri recentemente decisi dal Governo devono fornire l’occasione per ripensare il perimetro e l’articolazione delle amministrazioni, per razionalizzare l’allocazione delle risorse, riducendo sprechi e duplicazioni tra enti e livelli di governo. Occorre un disegno esteso all’intero comparto pubblico, che accompagni le iniziative già avviate per aumentare la produttività della pubblica amministrazione attraverso la valutazione dell’operato dei dirigenti e dei risultati delle strutture.” Mentre la Marcegaglia ha parlato poco del Federalismo, affermando che è un argomento che non interessa direttamente gli imprenditori, Draghi si sofferma invece ricordando che, se il federalismo fiscale deve ridurre gli spechi, è necessario “un vincolo di bilancio forte - e più avanti - ciascun ente dovrà mantenere il proprio bilancio in pareggio, al netto degli investimenti, come previsto dall’articolo 119 della Costituzione; l’ammontare complessivo della spesa locale per investimenti andrà fissato per un periodo pluriennale, in coerenza con gli obiettivi di indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche.” Anche per il governatore della Banca d'Italia “l’evasione fiscale è un freno alla crescita perché richiede tasse più elevate per chi le paga; riduce le risorse per le politiche sociali, ostacola gli interventi a favore dei cittadini con redditi modesti.”, ma rileva anche come “il cuneo fiscale sul lavoro è di circa 5 punti superiore alla media degli altri paesi dell’area dell’euro, il prelievo sui redditi da lavoro più bassi e quello sulle imprese, includendo l’Irap, sono più elevati di 6 punti.” Questo è causato anche dell'evasione fiscale. “Il Governo ha introdotto misure di contrasto all’evasione fiscale. - ricorda Draghi - L’obiettivo immediato è il contenimento del disavanzo, ma in una prospettiva di medio termine la riduzione dell’evasione deve essere una leva di sviluppo”. Purtroppo non ricorda, forse lo ritiene inopportuno, che i provvedimenti oggi attuati dal Governo sono alcuni di quelli che aveva introdotto Visco, durante il Governo Prodi, provvedimenti che Berlusconi aveva eliminato per far contenti i suoi elettori. Anche la criminalità organizzata e la corruzione sono problemi da risolvere per garantire uno sviluppo, specialmente al Sud. Afferma Draghi “Studi empirici mostrano che la corruzione frena lo sviluppo economico. Stretta è la connessione tra la densità della criminalità organizzata e il livello di sviluppo: nelle tre regioni del Mezzogiorno in cui si concentra il 75 per cento del crimine organizzato il valore aggiunto pro capite del settore privato è pari al 45 per cento di quello del Centro Nord.” Infine Draghi affronta il problema della disoccupazione: “Una ripresa lenta accresce la probabilità di una disoccupazione persistente. Questa condizione, specie se vissuta nelle fasi iniziali della carriera lavorativa, tende ad associarsi a retribuzioni successive permanentemente più basse.” Non ci sono solo i giovani, però, con il problema della disoccupazione infatti segnala che “solo 36 italiani su 100 di età compresa tra 55 e 64 anni sono occupati, contro 46 nella media europea, 56 in Germania.. Riconosce al Governo di aver “compiuto un passo importante collegando in via automatica, dal 2015, l’età minima di pensionamento alla variazione della speranza di vita. Come si può notare, Draghi mette in evidenza l'opera positiva della manovra fiscale predisposta da Tremonti, specialmente perché permettere un abbattimento del deficit e una ripresa della lotta all'evasione, ma segnala che sono necessari anche tanti provvedimenti strutturali che ancora non si vedono nella politica del governo Berlusconi. Dopo aver affrontato il problema della “vigilanza”, esercitata da Bankitalia sul sistema bancario, torna a ricordare come l'euro sia stato lo scudo che ha evitato il peggio, Ma l’attacco che la colpisce oggi non guarda al suo insieme; sfruttando l’opportunità offerta dall’incompiutezza del progetto” Ritorna quindi sul divario Nord – Sud ed afferma “È nostra convinzione che l’Unità si celebri progettandone il rafforzamento, garantendone la vitalità e l’adesione ai tempi nuovi. ” Conclude alla fine: “Anche la sfida di oggi, coniugare la disciplina di bilancio con il ritorno alla crescita, si combatte facendo appello agli stessi valori che ci hanno permesso insieme di vincere le sfide del passato: capacità di fare, equità; desiderio di sapere, solidarietà. Consapevoli delle debolezze da superare, delle forze, ragguardevoli, che abbiamo, affrontiamola.” Vedi i documenti originali: Relazione Annuale sul 2009, 31 maggio 2010 Considerazioni finali del Governatore sul 2009 Argomenti: #bankitalia , #draghi , #economia , #indebitamento , #politica economica Leggi tutti gli articoli di Giovanni Gelmini (n° articoli 506) il caricamento della pagina potrebbe impiegare tempo |
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