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Le “perle di murano” una merce preziosa per gli scambi, usate anche per comprare schiavi e territori Nota Informativa per “L'avventura del vetro” dal Rinascimento al Novecento tra Venezia e mondi lontani |
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Manhattan per un pugno di perle di vetro Parallela all’arte del vetro, si sviluppò anche l’arte della perla; all’inizio le prime perle erano ricavate da pezzi di vetro tagliati, forati o incastonati. Ben presto la lavorazione delle perle, spinta anche dalla vanità femminile, si sviluppò tanto che vennero prodotte su larga scala e usate come denaro, baratto, ornamenti e amuleti. Le perle furono ampiamente usate dagli europei per il commercio con gli indigeni nelle terre coloniali di tutto il mondo; si dice che nel 1626 l’olandese Peter Minnit abbia comprato l’isola di Manhattan dagli indiani per un valore totale di ventiquattro dollari in perle di vetro. Nel Settecento le vetrerie di Murano sfornavano 19 mila chili di perle alla settimana, in gran parte destinate al mercato estero. Gli olandesi capirono che la chiave per controllare il commercio degli schiavi, sempre più in rapida espansione, consisteva nel copiare il modello portoghese e nel fissare quindi basi di rifornimento sul litorale africano e punti di arrivo su quello americano. Fra il 1624 e il 1630 occuparono in Brasile Bahia e Pernambuco e nei decenni successivi si impossessarono di alcune basi strategiche portoghesi sulla costa africana. Le merci imbarcate in Europa e utilizzate per l’acquisto degli schiavi erano costituite da perle, da tessuti di cotone o lino a buon mercato, da cauri (conchiglie utilizzate come monete), da barre di ferro, bacili e braccialetti di rame, da chincaglieria (coltelli, boccali, piatti di terracotta), dalla cosiddetta "paccottiglia" composta da frammenti di vetro colorato fabbricati a Venezia o ad Amsterdam, corallo rosso, ambra, specchietti; grande importanza avevano, poi, i fucili e il rhum ricavato dalla melassa importata dall’America. Perle di Murano per il rito di iniziazione Il commercio di perle veneziane era attivo con il Levante, il Magreb e il Nord Europa già nel Trecento, ma fu dopo la scoperta dell’America che ai commercianti si aprì un nuovo importante mercato: le Indie, le Americhe e l’Africa dove il vetro era raro e quindi prezioso. Nel continente nero le perle di Murano ebbero un successo che è vivo ancora oggi: venivano scambiate con oro, avorio e schiavi. Per soddisfare i gusti delle diverse etnie africane i maestri veneziani arrivarono a creare più di 100 mila tipi di perline. Nel Settecento le vetrerie di Murano sfornavano 19 mila chili di perle alla settimana, in gran parte destinate al mercato estero. La rosetta veneziana divenne la tipica perla dei capi, tanto da essere indossata dai capi e in taluni casi dalle mogli. L’etnia ghanese dei Krobo prevede un rito di iniziazione delle fanciulle che consiste nell’infilare attorno al collo delle ragazze chili di collane di perle su tutto il corpo, non solo a rosetta ma anche millefiori. E’ un antico rito che segna il passaggio all’età adulta e al matrimonio. Le perle blu simboleggiano tenerezza e affetto, le gialle maturità e prosperità. Questi monili sono la dote preziosa di ogni principessa, vengono trasmessi da madre a figlia e in caso di emergenza rappresentano un vero e proprio tesoro. Ogni famiglia importante ha un capitale di perle da mostrare ed utilizzare in caso di difficoltà. Le collane di pasta vitrea hanno una funzione di protezione dalle malattie e dagli influssi negativi, più sono antiche le rosette e più vengono considerate potenti dal punto di vista curativo. In alcune regioni del Ghana le gestanti prendono antiche paste vitree veneziane e le mettono in un bicchiere d’acqua che berranno dopo il parto per dare forza al nuovo nato. L’avventura del vetro dal Rinascimento al Novecento tra Venezia e mondi lontani Trento, Castello del Buonconsiglio Vigo di Ton, Castel Thun dal 27/06 al 7/11 2010 vedi presentazione Argomenti: #arte , #perle di murano , #storia , #trento , #vetro , #vetro artistico |
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