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 Anno VI n° 7 LUGLIO 2010    -   FATTI & OPINIONI


Secessione: la minaccia continua di Bossi
Ma la “Padania” c'è o non c'è?
La polemica a distanza tra Fini e Bossi è un brutto modo di fare politica
Di Giovanni Gelmini


Credo, che, quando i politici parlano, troppo spesso mostrano in grande ignoranza, di storia, economia, realtà sociale, cioè di tutto. Così avviene per la “Padania”.

È evidente che geograficamente la “nazione” evocata da Bossi esiste, almeno in parte, si tratta della Val Padana, cui da un punto di vista economico si devono aggiungere il Friuli e la Venezia Giulia per completare il quadro. Per l'economia queste regioni formano un quadro sicuramente consistente ed interrelato. Sotto questo aspetto la “Padania” esiste, è forte e nessuno può negarla.

Da un punto di vista politico si può affermare che è un’invenzione di Vittorio Emanulele II°. Prima della discesa di Napoleone, esisteva una Repubblica Veneta, da Bergamo fino quasi a Trieste, con esclusione del Principato vescovile di Trento e ovviamente del Sud Tirolo, il Regno dei Savoia, il Ducato di Milano (oltre Milano, comprendeva grossomodo le attuali province di Varese, Como, Sondrio, Novara, Lodi, Lecco, Monza, Cremona e Pavia), la Repubblica di Genova, il Ducato di Parma, il Ducato di Modena e lo Stato Pontificio. Si può dire quindi che politicamente non è mai esistita, si è passati da una variegata identificazione politica al Lombardo Veneto, che ha anche sollevato grandi opposizioni alla sua nascita quando arrivò Napoleone, quindi direttamente al Regno d'Italia.

Se proviamo a vedere l'aspetto sociale, le cose diventano più complicate. Analizzando questo aspetto, si ritrovano molte caratteristiche che trovano radici nelle tradizioni degli Stati prenapoleonici, ad esempio Bergamo, Brescia e Crema hanno propensioni al lavoro (lavorare e non studiare) simili al Veneto; Milano e Torino invece hanno subito l'immigrazione in modo tale da perdere l'identità storica e si presentano oggi come realtà cosmopolite, anche se i loro abitanti si in genere si identificano fortemente con la loro città d’adozione. Anche in questo caso non vi è una vera identità riconoscibile.

L'unico elemento comune sembra essere parlare italiano, con variegature dialettali molto diverse, ampia diffusione della piccola industria, bassa disoccupazione e avere una ricchezza media elevata. Giudicate voi se questo si può chiamare “Stato”.

Allora sta “Pandania” non c'è!

Bossi però ha ragione quando individua un sentimento comune del Nord Italia, quello della scocciatura verso il sistema politico di Roma, con i politici “che contano” essenzialmente del Sud Italia, che hanno, con il loro clientelismo, hanno arrecato enormi danni, al Nord e al Sud: questa è la “Padania”.
Fini, D'Alema e la classe che ancora oggi, governa gran parte delle segreterie politiche dei partiti (non parlo del PDL perché lì non c'è segreteria) dovrebbero rendersene conto e cambiare sostanzialmente il loro modo di concepire il loro ruolo e la loro azione.

Da ormai vent'anni il Nord ha reso esplicita la sua condanna al sistema dei partiti romano ed ha dato fiducia ampiamente alla Lega Nord, l'unico partito che abbia saputo interpretare il disagio profondo della popolazione della Val Padana, tutti gli altri non sanno parlare al “popolo del Nord” che vuole azione e non i “distinguo” a cui i politici del sud sono abituati.

Il linguaggio duro, molte volte goliardico, di Bossi, suona alle orecchie dei “padani” come promessa d’azione; le frasi arzigogolate, spesso però vuote di significati, dette da altri, sanno di falso, di inutile, di garanzia di fregatura ( ricordo ancora con raccapriccio “i paralllelismi convergenti” e i “centrismi decentrati” di Aldo Moro!).
La figura di Bossi ha assunto per molti una statura mitica al punto che, qualche anno fa, a Lampedusa si è parlato di passare alla Provincia di Bergamo, come protesta per l'insoddisfazione per la gestione di Palermo.

Con questo è pensabile una secessione?

Credo che pochi lo pensino, ma sicuramente è diffuso il desiderio di poter spendere i soldi senza bisogno di chiederli a Roma e di non dover attendere i permessi e le decisioni del Governo Centrale.

Purtroppo c'è da dire che non tutte le colpe sono di Roma, molte sono dei parlamentari, anche del nord compresi i leghisti, che non sanno incidere sul modo di fare le leggi, sul modo di gestire il potere, sull'andazzo della mala politica... eppure la Lega è al potere dal 1994, con solo pochi anni di interruzione.

La verità è che tutta la politica è malata, malata del contagio con i poteri forti e questa malattia acuisce il gap Nord - Sud, che in effetti sta alla base del malessere del Nord. Se Fini non vuole la “Padania”, esca con i suoi uomini da questo Governo, in cui la Lega comanda bene e che partecipa all'azione primaria del Governo:a ben poco per salvare l'Italia e molto per nascondere il malaffare.



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