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Analisi politico-economica Luglio: un brutto periodo, senza spiragli di cambiamento Mentre l'economia non decolla, la politica si occupa solo di se stessa Di Giovanni Gelmini
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È quasi un mese che non scrivo quello che osservo attorno a me e mi trovo in difficoltà a commentare, perché tante sono le cose che non mi piacciono (inutile dire che poche, quasi inesistenti, sono quelle che mi piacciono).
L'economia va, come ci si aspettava, non bene, malgrado tutte le parole spese da chi ci governa per tranquillizzarci. La Banca d'Italia, nel suo bollettino di Luglio, traccia un quadro certamente molto duro. La piccola ripresa, decisamente insufficiente, è spinta solo dalle esportazioni; manca totalmente la ripresa della domanda interna e senza quella non è possibile parlare di ripresa. Nel frattempo, come previsto, continua lo stillicidio dei fallimenti, delle aziende che chiudono e liquidano le attività. La disoccupazione aumenta, aumenta la cassa integrazione e in particolare quella straordinaria. La FIAT coglie l'occasione per cercare di riportare la conflittualità sindacale, troppe volte eccessiva per una impresa e poco giustificata dalla realtà contrattuale, e la FIOM non comprende che è finito il momento delle urla e dei bidoni battuti: è il momento di salvare posti di lavoro e salvare la vera rappresentanza sindacale, fuori dagli schemi politici della lotta di classe. Marchionne non si lascia certo intenerire e coglie al balzo la sconfitta subita a Pomigliano d'Arco per trasferire in Serbia un progetto destinato a Mirafiori. Bella conquista sindacale! Inutile dire che Marchionne non ha cuore, lui non fa altro che cercare il meglio per l'impresa che gestisce che ormai è italiana solo di nome, ma che di fatto ha la maggioranza degli interessi, produzione e mercato, fuori dall'Italia. Da gennaio seguiamo il “Caso Vinylis”, dove gli operai hanno scelto un modo di lotta non violento; senza schiamazzi e urla, hanno attirato l'attenzione di tutto il mondo, ma anche qui non sembra che le cose vadano meglio. Sia sull'andamento dell'economia in generale, sia sul problema dell'occupazione e delle aziende in difficoltà è evidente l'assenza del Governo, che non gestisce i problemi e che non ha una politica economica in grado di ispirare fiducia né negli investitori, né dei consumatori. Il caso della Vinyls è emblematico, una azienda con un mercato con tecnologia in grado di essere produttiva viene distrutta con l'indifferenza del potere. La manovra appena varata dal governo mostra chiaramente che l'unica operazione fatta è quella di “far tornare i conti” ai fini della valutazione finanziaria attuale, nessuno spazio è lasciato alla valutazione economica. I tagli sono solo contabili, non vi è traccia di risanamento delle burocrazie, non vi è traccia di investimenti infrastrutturali necessari al rinnovo del Paese. Perfino la rete a banda larga veloce, piccola spesa, ma di grande utilità per le imprese, sembra avere difficoltà a trovare i fondi necessari. Ma di cosa si occupa il Governo? Sembra evidente che sono due gli obiettivi: eliminare la possibilità di accuse (diffamatorie dicono) ai politici e cambiare il modo di essere della Repubblica Italiana, riportandolo allo Stato guidato da un “duce” che tutto sa che tutto vede e che non può commettere errori (anche se non è così, così il dux vorrebbe che si dicesse). Questa è la situazione che vedo e mi sembra che non ci sia certo da stare allegri anche perché non si riesce a immaginare una possibilità che cambi qualcosa nel prossimo futuro. Argomenti: #economia , #italia , #occupazione , #politica Leggi tutti gli articoli di Giovanni Gelmini (n° articoli 506) il caricamento della pagina potrebbe impiegare tempo |
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