Signor Presidente, onorevoli colleghi, onorevoli rappresentanti del Governo, il sottosegretario Caliendo potrà invocare, al pari di ogni cittadino di questa Repubblica, il diritto di esigere ogni garanzia personale fino a quando non vi sarà nei suoi confronti azione giudiziaria, avviso di garanzia o una sentenza passata in giudicato che lo condanni. Vi sarà in quest'aula e anche fuori chi sosterrà, invece, la tesi che impone alla moglie di Cesare di mantenere una reputazione salva da ogni sospetto. È proprio quella reputazione, messa a dura prova dallo stillicidio dei ministri e dei sottosegretari inciampati nelle questioni giudiziarie, che oggi sta solcando una divaricazione tra Governo e popolo minando alla base il rapporto tra cittadini e politica.
È davvero curioso, onorevoli colleghi, onorevoli rappresentanti del Governo, il fatto che, dopo avere fino allo sfinimento celebrato il mantra del bipolarismo salvifico, si scopre che la struttura etica di questa nostra stagione è così fragile. Forse è un problema di scuola, di cultura, di incapacità di interpretazione della rappresentanza democratica avendo, grazie a certe leggi elettorali, delegato tutto - rappresentanza compresa - ai capi carismatici.
Quindi, questo dibattito e questo voto oggi assumono per noi di Alleanza per l'Italia una valenza ben più alta della conta di chi è a favore e chi no. Certamente sarebbe stato assai più elegante se il sottosegretario Caliendo avesse compiuto scelte personali diverse da quelle che ha dichiarato in questa circostanza, togliendo la ragione di questo dibattito. Ma la mozione di sfiducia, presentata e discussa in un pomeriggio d'estate con esiti scontati, appare un gesto che punta più alla rassicurazione di alcuni segmenti elettorali antagonisti piuttosto che una scelta politica destinata ad incidere nelle dinamiche del Governo.
Quindi, la scelta di astensione che noi compiamo può avere un senso. Può significare il rifiuto del diktat, della catalogazione, della conta brutale che ha rappresentato e che ancora rappresenta la cifra di questo nostro bipolarismo arcaico e ideologico, questo schema che mette in campo gli istinti primordiali della politica in un racconto strampalato di antagonismi senza fine, in cui l'unico assente risulta essere il cittadino con i suoi bisogni.
Noi di Alleanza per l'Italia ci asterremo conferendo a questo gesto un valore politico che non significa una «tartufesca» equidistanza, che sarebbe poi tra giustizialisti e giustificazionisti, ma l'assunzione di una responsabilità verso le istituzioni. Sia chiaro: i deputati che si asterranno non cambieranno il loro atteggiamento nei confronti degli elettori e del Governo. Noi siamo all'opposizione e continueremo ad esserlo, così come Futuro e Libertà è in maggioranza e continuerà ad esserlo. Ma è indubbio che da oggi qualcosa comincia a cambiare in questo Parlamento.
La riappropriazione consapevole e coordinata da parte di molti deputati della propria autonomia di giudizio, l'apertura di una nuova stagione politica. Qualcosa da oggi cambierà e sarebbe stolto far finta di niente (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Alleanza per l'Italia e Unione di Centro).
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