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 Anno VI n° 10 OTTOBRE 2010    -   FATTI & OPINIONI


Lo sbuffo della settimana
Il caso Profumo

Di Giacomo Nigro


E' certamente molto originale sostenere, come ha fatto Dieter Rampl, che le dimissioni di Profumo, oramai ex A.D. di UniCredit, non sono da ricondurre: "ad un singolo azionista o da influenze politiche"; in effetti si vorrebbe capire come mai Profumo è stato obbligato a lasciare in un momento così difficile e delicato della vita del Gruppo UniCredit, alla vigilia di una nuova dimensione societaria unitaria, dimostrando un discutibile spirito di responsabilità verso azionisti e dipendenti.

Pare incomprensibile la motivazione: “abbiamo bisogno di gestire le future sfide del nostro business e concentrarci sulle reali opportunità che si presenteranno. Per fare ciò abbiamo bisogno della libertà di azione garantita dalla fiducia che ci verrà accordata dai nostri stakeholder e dai mercati con una governance trasparente e chiara”. Forse è il caso di ricordare che uno stakeholder fondamentale sono i dipendenti, che non possono aver gradito simili manovre, visto il momento, manovre che di sicuro continuano ad apparire poco chiare e trasparenti e di motivazione incomprensibile.

Sarebbe parso più onesto e comprensibile dire: “non ci piace il modo di condurre l'Azienda da parte di Profumo, troppo indipendente, poco incline a sirene politiche, che vuole limitare la nostra influenza."

Certamente Profumo non è mai apparso un mostro di simpatia, non per niente è stato definito anche "mister arrogance", ma un'analisi attenta, imparziale e non dettata dalla pancia o da una malcelata invidia, avrebbe messo in evidenza quanto egli sia una spanna sopra a tanti manager in Italia e in Europa. E' certo che Profumo, dopo quindici anni di lavoro non sempre lineare (si pensi alla gestione allegra e spregiudicata dei prodotti derivati), lascia UniCredit come un gruppo bancario europeo di primo livello al posto di una Banca d'Interesse Nazionale, alla fine della sua necessità storica ed economica: il Credito Italiano. In quanto alle interferenze politiche ricordiamo solo la posizione di Bossi: no ai soldi libici e alle mire di potere tedesche, in altre parole: "largo alla Lega!".



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