Molto tempo fa, un uomo portò suo figlio a pescare. Passò poco tempo, e aveva già catturato un grosso pesce: il ragazzo aveva fame e chiese al padre di arrostirlo subito.
La giornata era appena cominciata, e il padre aveva appena iniziato a pescare, ma per accontentare il figlio sistemò una grande pietra, vi distese sopra il pesce e accese il fuoco.
“Tieni d’occhio il pesce! – si raccomandò al figlio – Quando vedi che cambia colore chiamami che verrò a ritirarlo dal fuoco. Intanto me ne ritorno a pescare”.
Così il padre si allontanò, mentre il ragazzo rimase a osservare il pesce mentre arrostiva.
“È pronto! È pronto!” gridò quando la pelle del pesce cominciò a cambiare colore. Il padre però aveva catturato un altro grosso pesce, ed era intento a trascinarlo a riva.
“Vieni! Vieni! Si sta bruciando!” gridò ancora più forte, ma il padre non si vedeva.
Allora il ragazzo decise di ritirare lui stesso il pesce dal fuoco, ma era così caldo che si scottò le dita. Subito lo lanciò in aria. Il pesce volò e ricadde proprio sulla testa del ragazzo.
“Ah! – gridò – Mi brucio! Mi brucio!”.
Fu allora che accadde qualcosa di straordinario: di sicuro quel pesce era magico, perché dalla foresta si udirono suoni e brontolii come se gli spiriti della natura volessero mettersi in contatto con lui.
Spaventato, il ragazzo corse verso un albero, e si nascose nella sua cavità: “Proteggimi nonna pianta!” supplicò.
L’albero, che era la casa degli spiriti, rispose alle sue suppliche e crebbe tanto e così in fretta che il ragazzo già vedeva lontana la terra. Gli alberi della foresta, laggiù in fondo, sembravano un tappeto di muschio.
Là in cima il tempo sembrava essersi fermato, e il ragazzo trascorse lassù molti anni, senza nemmeno accorgersene, ascoltando gli spiriti dell’albero. Quando scendeva la notte, infatti, gli spiriti chiamavano le stelle perché si affacciassero dal cielo buio per conversare con loro. L’albero emetteva dei suoni simili a fischi, e le stelle capivano. Era il loro linguaggio: le stelle infatti rispondevano con gli stessi suoni. Fu così che quel ragazzo imparò i nomi e la storia di tutte le stelle.
Una notte, però, il ragazzo fu preso dalla nostalgia: si ricordò di suo padre e di sua madre, e della vita che aveva condotto al villaggio.
“Vi prego, spiriti, riducete l’albero, così posso saltare giù e tornarmene a casa!”.
Poco dopo si accorse con sorpresa che la terra si era avvicinata: stava già sotto a pochi metri da lui. Allora saltò e corse dai suoi genitori, che l’abbracciarono come se fosse resuscitato.
Durante tutta la sua vita, il ragazzo non dimenticò mai il tempo che aveva trascorso sull’albero.
E a volte, quando il cielo di notte si faceva limpido e le stelle brillavano di luce, nasceva nel suo cuore il desiderio di ritornare lassù, sull’albero, per ascoltare ancora la voce delle stelle.
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