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 Anno VI n° 10 OTTOBRE 2010    -   TERZA PAGINA



Il torneo della cartella

Di Silvia Sanna


Non ho niente di cui lamentarmi: sull’autobus ci sono cresciuto. Seguo tempi e andature, ondeggiando nel suo ventre come un Pinocchio moderno. Agguanto fossi e cunette che mi ammaccano lo scheletro ed ogni malattia stagionale; modestamente; l’acchiappo con largo anticipo sugli altri.

Sui costi delle triglie al mercato e le corna di Salvatore, il pasticciere, ho informazioni aggiornate e di prima mano e di quel tale, che ha la tessera d’invalidità, conosco l’intera cartella clinica come la formazione dell’Italia ai Mondiali dell’82.
La mattina non ho bisogno di sfogliare il giornale ed esaminare la facciata da cui i morti sorridono, facendo capolino da finestrelle listate di nero: basta guardarmi attorno e calcolare i posti liberi sul bus.

Ogni giorno, da ventidue anni, scorro un mio personale registro dell’anagrafe e nulla mi sfugge. Le attività sociali e formative sul mio autobus non mancano di certo e ho una varietà di esercizi cui attingere per non annoiarmi.
Nei viaggi in campagna, nello specifico, ci sono i fedelissimi abbonati che rifilandomi frutti freschi di stagione, mi narrano la magia della semina e sfidano i viaggiatori forestieri ad esibire fichi carnosi come quelli.

Se mi si chiede di stabilire l’attività più amata, non corro il rischio di fare torto alle altre. Si tratta dello svago che più mi avvince e mi tiene vigile anche nelle corse estive pomeridiane, quando solo i più temerari affrontano la canicola per ritrovarsi sotto il tendone del giardino comunale a spaccare bocce o chiacchierare di ciò che era una volta e che ora non è più.

Il torneo della cartella, si chiama il mio gioco prediletto e dopo ventidue anni di carriera ho acquisito una tale padronanza delle regole da riuscire a pronosticare ogni mossa dei giocatori. La pedina vincente su cui punterei il mio magro stipendio - se non avessi il mutuo da pagare -, sarebbe la Signora Serafina, con i suoi ottantasei anni di vene varicose e buste cariche di pesce fresco.

Per essere preciso, dovrei chiarire che la signora Serafina in realtà è nota come Serafina Ciolartrosi, per via dei suoi annosi grattacapi ortopedici. La vecchina, capace di farmi smascellare dalle risate nonostante i doppi turni e i cortei degli studenti che sbarrano la strada in pieno centro, non ha solo l’artrosi: ha tutto lo scibile umano che può essere racchiuso in un dossier ospedaliero. Il mio purosangue vincente – signorina Serafina Ciolartrosi, di anni ottantasei - gli avversari li lascia indietro di almeno sei malattie, di cui tre con disfunzioni considerevoli.

Quando sale lei sul tram, gli uomini armeggiano fra i paesi bassi come atto propiziatorio e le donne le cedono immediatamente la seggiola, perché, di fronte ad un rosario di patologie come il suo, non si può rimanere indifferenti. I più sfrontati, però, quelli che ambiscono a soffiarle ogni primato nel Torneo della cartella, ci provano di continuo a calare qualche asso vincente. Ma Serafina ha sempre più carte degli altri: i suoi mazzi sono multipli e corredati di poker e scale pigliatutto.

Per restare nell’ambito pokeristico, se gli altri possiedono solo quattro ridicoli semi - dai cuori ai denari -, Serafina ha un intero vivaio che coltiva quotidianamente a colpi di prescrizioni del medico di famiglia, dello specialista e dei presidi sanitari di quartiere. La sua competenza è tale da abbagliare anche i passeggeri più navigati: gli abbonati che si installano sulla fiancata destra del mezzo a contemplare quella calamità umana che occupa il posto degli invalidi. Prestano fede ad ogni sua dichiarazione: sulla fiducia. Si schierano dalla sua parte anche in questo preciso istante, mentre un claudicante viaggiatore ignoto ha l'audacia di contestarla, dichiarando che è davvero improbabile che l’abbiano appena operata alla prostata e pertanto lui, il suo posto non glielo cede. Un brusio minaccioso ronza a bordo del mio autobus e l’ospite viene persuaso dal vocio senile che in fondo, una scarpinata sotto il sole infuocato, potrebbe favorire la circolazione sanguigna.



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