C’era una volta un uomo che aveva allevato un’aguti. Finché era piccola non usciva di casa, ma una volta cresciuta cominciò a girare per la foresta.
Un giorno trovò un albero molto grande, carico di frutti. Siccome non poteva salire sull’albero, mangiò i frutti che c’erano per terra.
Nel villaggio, intanto, il suo padrone la cercava: “
Dov’è andata a finire la mia aguti?”.
Nessuno seppe rispondere ma poco dopo mezzogiorno eccola riapparire.
Il padrone le domandò: “Vuoi mangiare, aguti mia?”.
“No, grazie, non ne voglio – rispose - ho la pancia piena”. E si distese sull’amaca.
E così, ogni mattina, si comportava sempre nello stesso modo: quando tornava dalla foresta, verso mezzogiorno, era già soddisfatta dei frutti di cui si era cibata e non voleva mangiare più a casa, né di giorno né di notte.
Il figlio del padrone si mise a interrogare l’aguti mentre era distesa sull’amaca: ”Ehi, aguti, dove vai ogni giorno? Cosa mangi?”.
“Niente!” rispondeva l’aguti che voleva mantenere segreta la scoperta dell’albero per non condivedere i suoi frutti con nessuno.
Ma un giorno, mezza addormentata sull’amaca, disse tra un russare e un altro: “Ah... vado a mangiare la banana, mmmmm... poi mais, fagioli, poi mangio l’igname, hummm, l’arachide... e la canna da zucchero, e poi goiaba e poi papaia... hummm... anacardio, cocomero, melone, nham, mmmm...”.
Appena sentì tutto questo il figlio del padrone chiamò suo padre, che chiamò la moglie, che chiamò i vicini, che chiamarono i parenti, in modo che tutti sentissero l’aguti parlare.
Il padre chiese ai suoi figli di sorvegliare, l’indomani, l’aguti. I ragazzi si svegliarono di buon mattino, prima ancora dell’alba. L’aguti era ancora coricata. Videro l’aguti alzarsi dall’amaca ed entrare nella foresta. Chiamarono allora il padre che la seguì nella foresta e la trovò mentre mangiava.
“Ah, allora è qui che vieni a mangiare! E non ci dici niente?”.
Guardò i rami alti dell’albero e li vide carichi di tanti frutti. Era un albero di tutto! Banana, igname, mais, fagioli, goiaba, manga, anacardio, papaia, maniva, abiu, frutti del pane... e ogni altro buon frutto da mangiare.
“Hum... e là nel villaggio quel poco di farina di pesce...” pensò l’uomo e tornò a casa senza prendere niente.
A casa raccontò alla moglie ciò che aveva visto: un’albero fantastcio carico di ogni tipo di frutto!
Chiamarono allora i parenti e vicini che, quando seppero della scoperta, affilarono le loro asce dicendo: “Abbattiamo l’albero per prenderne i semi!”.
E in quattro e quattr’otto arrivarono e si misero ad abbatterlo. Parecchie accette sibilavano nell’aria perché l’albero era immenso. A mezzogiorno, infine, l’albero crollò. Raccolsero i frutti e rincasarono.
Piantarono tutti i semi. E subito dopo piovve molto: le acque del fiume coprirono il tronco dell’albero e i suoi rami scomparvero nell’acqua. Dopo alcuni giorni, quando le acque si ritirarono, si videro alcune piantine che avevano già germogliato.
Allora lo spirito della campagna apparve alla gente e disse: “Perché avete abbattuto l’Albero di Tutto? Adesso, per mangiare, dovrete piantare ogni cosa in modo separato e al tempo giusto. E dovrete lavorare giorno dopo giorno”.
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Ciça Fittipaldi (n° articoli 3)