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Cose nuove, ma niente di nuovo

La politica fa di tutto per farsi bocciare mentre l'Italia va a picco

Berlusconi non governa e l'opposizione lo segue nelle sue “neronate”, senza discernimento e capacità di convincere qualcuno

Di Giovanni Gelmini

Anche questa settimana è passata tra la scoperta di “esuberanze” del Premier e discussioni sullo “scudo protettivo” (leggi “Lodo Alfano”) per il Premier. Discussioni a cui purtroppo siamo abituati; infatti, ogni giorno ci ripresentano questa polpetta con nuove spezie che dovrebbero cambiare il sapore, ma lo schifo resta intatto.

Se non fosse che a pagare siamo noi, potremmo definire il tutto “noiosa routine” di chi ha tempo da perdere. Purtroppo, invece, con questi polpettoni si apprestano a stravolgere quella democrazia conquistata poco più di sessant'anni fa, grazie al sacrificio di pochi che hanno lottato contro lo sfacelo fascista.

L'ultima nefandezza, il caso “Ruby”, contiene tutti gli elementi per attirare la curiosità della gente: trasgressione sessuale, vita dorata, infanzia rovinata, ricchezza smodata, corruzione e magari ci saltano fuori anche gli immancabili servizi segreti deviati. Un polpettone da 1.000 puntate in TV, che però a me porta solo la conferma del sospetto che da tempo covo: Berlusconi ha perso ormai ogni contatto con la realtà, si crede onnipotente e superiore a qualunque regola o legge.

Il fatto grave è che queste “avventure” coprono i veri problemi del paese.

I dieci giorni, dati da Berlusconi come tempo per risolvere i problemi dell'immondizia nel napoletano, sono passati, ma l'immondizia invade ancora le strade e nessuno sa dove buttarla.

Come i rifiuti di Napoli anche la nostra economia sta marcendo, da troppo tempo si attendendo provvedimenti utili, i segnali di degrado si stanno facendo sempre più significativi. Troppe sono le aziende sull'orlo del fallimento e troppe sono quelle che si stanno delocalizzando verso paesi più sicuri e con una maggiore produttività: sembrerà strano l'Est Europa è più sicuro di un'Italia non governata.

Il Governo non si capisce cosa faccia ed il Parlamento è congelato sul problema dei processi del Premier e Tremonti punta a mantenere il deficit in limiti accettabili, ma neppure questo gli riesce; infatti, nonostante i sostanziali tagli fatti ovunque, il debito dell'amministrazione centrale non diminuisce e quello delle amministrazioni locali, provate dai duri tagli, aumenta, specialmente in Piemonte e Campania.

Marchionne ha lanciato il campanello d'allarme e, a mio avviso, è stato letto solo come una sfida agli operai. A nessuno è venuto in mente che tra costo del lavoro e busta paga c'è una differenza maggiore al 100% (per ogni 100€ in busta paga l'impresa né paga circa 205€) e questa differenza se la incamera lo Stato in varie forme. A questo si devono aggiungere tutte le inefficienze che venti anni di politica poco attenta hanno incrementato anziché ridurre.

Se stampa e politici hanno girato la frittata sul problema FIOM, la Marcegaglia è stata chiara nel suo intervento al XXV convegno dei giovani imprenditori di Confindustria, in scena a Capri: “A Genova avevo detto che la nostra pazienza stava finendo, a Prato avevo detto che finalmente qualcosa si era mosso, con l'elezione del ministro dello Sviluppo economico, ma ora ci risiamo, una nuova ondata di fango lambisce la credibilità delle istituzioni e del governo. C'è un senso di sfiducia forte, un senso di smarrimento. L'Italia è in preda alla paralisi - e prosegue - Per non perdere posizioni competitive il Paese non deve perdere il senso di sé e in questo momento il rischio mi sembra forte. Se ogni giorno il dibattito politico viene travolto da questioni che nulla hanno a che fare con un'agenda seria, noi ci arrabbiamo e c’indigniamo”.

Riguardo al problema sollevato da Marchionne chiarisce “La produttività dipende dalle regole del mercato del lavoro. Vogliamo pagare i lavoratori di più, ma non ci possiamo più permettere assenteismo, ore lavorate troppo basse. Non bisogna confondere la tutela dei diritti con i falsi invalidi e i falsi malati” ricorda che dobbiamo guardare la Germania, che cresce al 3,4, e l'Inghilterra, che si sviluppa al 2,8%. “Dobbiamo anche noi tagliare la spesa pubblica, che è oltre il 50% del pil” (N.d.R. pia illusione per ora).

Insomma la Marcegaglia indica qualcosa che va oltre i giochi di parte e che può essere di tutti: si devono fare di corsa le riforme vere con qualsiasi governo in grado di fare invece di cazzeggiare su “scudi” e riforme ad personam o possibili elezioni.

Argomenti:   #berlusconi ,        #economia ,        #finanza ,        #governo ,        #marcegaglia ,        #marchionne ,        #opinione ,        #politica



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