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Premio miglior regista Cannes 1989 IL TEMPO DEI GITANI DI EMIR KUSTURICA Di Silvia Sanna
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Le travolgenti (e talvolta struggenti) sonorità del musicista bosniaco Goran Bregovic trascinano questa terza fatica di Emir Kusturica, girata nel 1989 a metà strada tra Belgrado, Milano e Roma. Il titolo originale del film tradotto dal serbo è “Una casa da appendere” e spiega, in una sola frase, tutta l’oniricità presente nella pellicola che nel 1989 ha conquistato il “Premio Miglior regia” al Festival di Cannes.
Il visionario regista, spesso paragonato a Truffaut e Fellini, sfrutta umorismo surreale e amaro per dipingere lo spaccato di vita di un villaggio gitano che si snoda tra personaggi pittoreschi a due e quattro zampe: furfanti, vecchie maghe, papere, nani e giovani alla ricerca di una sposa. Un romanzo di deformazione a parabola discendente che divide il film a metà: una prima parte colorata da voli pindarici e una seconda parte amara e maledettamente attuale, visibile ogni giorno agli angoli delle strade delle grandi città, Perhan (Davor Dujmovic, morto suicida a trent’anni) è un adolescente orfano che vive con la nonna guaritrice (l’ottima Ljubica Adzovic), la sorellina zoppa (Elvira Sali) e uno zio (Husnija Hasimovic) matto da legare che in un certo punto del film, scoperchia la casa: da qui, il titolo originale. Bruttino e goffo, Perhan ha però dalla sua, l’abilità di affogare la sofferenza nel suono della fisarmonica, l’ingenuità e la purezza di un bambino e, non da ultimo, un potere telecinetico capace di conficcare forchette e ipnotizzare tacchini. Illuso dalle false promesse di un furfante (Bora Todorovic, che troveremo in “Underground” con lo stesso regista) che assurge da suo modello di vita, parte per un viaggio della speranza in Slovenia per poter curare la sorellina e in Italia per trovare fortuna e poter così sposare la sua fidanzatina Azra (Sinolicka Trpkova). Il viaggio, però, si rivelerà una trappola per costringere Perhan e sua sorella ad unirsi alla compagnia di piccoli rom costretti a rubare e chiedere l’elemosina nelle zone più frequentate di Milano. Il ragazzo si fa trascinare dal desiderio di arricchirsi e viene addirittura promosso vice capo, quando il vero boss si ammala. Dopo aver scoperto, però, che la sorellina zoppa anziché essere all’ospedale di Lubiana in attesa di essere operata, viene costretta a mendicare a Roma, Perhan si ribella e dopo averla trovata, consuma la sua personale vendetta nei confronti del ‘ladro di bambini’ al quale aveva fatto da spalla per quattro anni. Il cerchio si chiude allo stesso modo in cui è iniziato: un bambino orfano, di nome Perhan, cresce in un villaggio gitano, circondato da papere, furfanti e vecchie guaritrici. iI velo della sposa trasportato dal vento all’inizio e alla fine del film, assurge da simbolo della ricerca di un punto fermo nella propria vita. La sposa vista come madre: quella madre che viene a mancare sia a Perhan padre che a Perhan figlio, segnando drammaticamente l’esistenza dei due. Una pellicola di 142 minuti (di cui esiste anche una versione televisiva di 270!) che ben si sorregge -a parte qualche tempo morto- tra la vivace fotografia curata da Vilko Filac e la ormai nota oniricità di Kusturica: suggestiva la fiaccolata sul fiume accompagnata dalle note della commovente “Ederlezi”, canzone popolare gitana. Come al solito, gli spartiti di Bregovic sono la ciliegina su una torta gustosa e ben farcita. Ottimi anche gli attori, quasi tutti non professionisti e analfabeti.Peccato solo per il doppiaggio piuttosto approssimativo. Alcune scene del film sono un omaggio al film del regista jugoslavo Aleksandar Petrovic “Ho incontrato anche zingari felici” (menzionato anche dal cantante Claudio Lolli nel 1976 in “Ho visto anche degli zingari felici”). Titolo originale: Дом за вешање (Dom za Vesanje) Paese: Inghilterra/Italia/Jugoslavia Anno: 1988 Durata: 142 min Genere: drammatico Regia: Emir Kusturica Soggetto: Emir Kusturica Sceneggiatura: Emir Kusturica, Gordan Mihic Produttore: Mirza Pasic, Harry Saltzman Casa di produzione: Forum Sarajevo Distribuzione: (Italia)Columbia Pictures Fotografia: Vilko Filac Montaggio: Andrija Zafranovic Musiche: Goran Bregović Scenografia: Miljen Kreka Kljakovic Costumi: Mirjana: Ostojic Argomenti: #cinema , #film , #recensione Leggi tutti gli articoli di Silvia Sanna (n° articoli 54) il caricamento della pagina potrebbe impiegare tempo |
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