“Esci?”
“Esco”
La risposta secca fu accompagnata dal suono della porta che si chiudeva alle sue spalle.
Da un po’ di tempo a questa parte quel suono gli procurava una fitta allo stomaco e il suo sguardo si incupiva. Anche oggi, ma stavolta il tonfo fu accompagnato anche da un senso di sollievo, come l’inizio di una fine.
Lasciò scorrere l’acqua della doccia e si accostò per qualche istante alla finestra, seguendo i passi frettolosi di lei che raggiungevano l’auto all’altro lato della strada. La vide mettere in moto e partire; allora si spogliò e fece la sua doccia con calma.
Non c’era fretta; c’erano almeno un paio d’ore di tempo, un tempo lungo, infinito che si gonfiava nel groviglio dei suoi pensieri , un tempo d’attesa che lui non voleva vivere, un tempo che bisognava coprire con qualunque cosa… Alla doccia seguì una lenta scelta degli abiti, come se dovesse andare ad una festa e, alla fine, uscì anche lui.
Le strade della città a quell’ora del pomeriggio erano insolitamente tranquille; il traffico scorreva e c’era poca gente in giro. Forse era il caldo che si faceva sentire violento.
Gli giravano per la mente curiose immagini di corpi sudati, di lenzuola stropicciate nella penombra della stanza. Il volto di lei gli sorrideva ammiccante, con quello sguardo pieno di ombre e la sua mano gli sfiorava la bocca e la gola, sorridendo… Si scosse da quei pensieri, ma ancora la luce smorta di quella stanza lo riafferrò, con altri sguardi e altri lamenti.
“Tu non lo sai, non lo puoi sapere…”
E che c’era da sapere dopotutto?
Continuò a guidare piano, aveva attraversato tutta la città; ora iniziava la periferia nord, con qualche viale alberato, molte case e pochi negozi. Il traffico scorreva sempre. Via dei limoni 35, l’indirizzo ormai lo conosceva bene, ma la strada no, non c’era mai stato.
Accese lo stereo e la musica si diffuse nell’abitacolo distraendolo un attimo dalle sue elucubrazioni. Aveva voglia di tornare indietro, ma sapeva che non lo avrebbe fatto. Aveva perso anche troppo tempo.
Gli venne in mente di quella volta al mare, quando ebbe quel terribile mal di denti e se lo trascinò per giorni, perché sapeva che il dentista gli avrebbe estirpato il molare guasto e lui aveva una fifa boia e non aveva voglia di rovinarsi le vacanze, così finì per soffrire di più e le vacanze se le rovinò ugualmente.
Ora il dolore era più forte, sempre alla bocca dello stomaco, accompagnato da un senso di nausea che lo devastava.
In prossimità del palazzo che cercava fermò l’auto dall’altro lato della via, vicino ad un’edicola, scese e comprò una rivista. Secondo lui era ancora presto e voleva ingannare il tempo sfogliando il giornale. Ma sfogliava le pagine senza guardare, senza vedere.
Al posto delle immagini vedeva la sua vita scorrere all’indietro, all’anno prima, quando lui e sua moglie avevano fatto quella mini-crociera in barca a vela, in compagnia di amici, costeggiando le coste francesi vicino a Tolone. Che meraviglia l’isola di Porquerolle…
Erano stati giorni indimenticabili, con lunghe chiacchierate al chiaro di luna, nelle rade e nei porti, con il vino che scorreva nei bicchieri e quei frutti di mare favolosi.
Sembrava passato un secolo, ma era solo l’estate scorsa…
Quest’anno avevano progettato altre cose, ma …
Si decise a chiudere il giornale e ad aprire la portiera e proprio in quel momento li vide. Uscivano abbracciati sua moglie e quello lì, come nei migliori film sentimentali della tv,lei aveva il sorriso di sempre, non un capello fuori posto.
Andò loro incontro, la mano in tasca.
Quando lei se ne accorse , erano ormai vicini…
Per un lungo istante il mondo sembrò fermarsi.
Poi lui disse solo.”Ciao” e passò oltre, avviandosi lungo il marciapiedi. E, in quel film tv che era diventata la sua vita, già scorrevano i titoli di coda.
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