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Anno VI n° 12 DICEMBRE 2010 RECENSIONI |
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Letto per voi
“La libertà dei servi” di Maurizio Viroli
Se essere cittadini liberi vuol dire non essere sottoposti ad un potere enorme e assolvere i doveri civili, è evidente che gli italiani non possono dirsi liberi: ossia, sono sì liberi, ma liberi nel senso della libertà dei sudditi o dei servi
Di Giovanni Gelmini
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Berlusconi è stato più volte definito come “Sultano” per i suoi atteggiamenti e il suo modo di concepire il potere; in questo saggio Maurizio Viroli descrive lo stato dell'Italia, passata, senza sostanziali modifiche della Costituzione, dalla Repubblica a un sistema di governo che ricorda quello della Firenze dei Medici.
Ora, dice Viroli, la nostra è la “libertà dei servi” e cosa intende per libertà dei servi? “essere sottoposti al potere arbitrario o enorme di un altro uomo o di altri uomini .. Un potere enorme è un potere molto superiore a quello degli altri cittadini, tanto forte da poter evitare le sanzioni delle leggi o farne a suo piacere.” Per spiegare la sua analisi della situazione attuale, creata dalla presa del potere di Berlusconi Viroli usa moltissimi scritti di storici e filosofi del passato e del presente. Ecco una citazione di Tito Livio che ben si addatta all'oggi “una città non si poteva chiamare libera, dove era un cittadino che fosse temuto dai magistrati. ” Nel primo capitolo ci spiega molto bene questa differenza e ricorre spesso al confronto con la Firenze dei Medici, dove si è alla presenza di un potere illuminato, che incentiva la cultura e la bellezza dell'arte (N.d.R. A differenza della situazione attuale che incentiva solo la bellezza sessuale femminile!). I sudditi sono apparentemente liberi, non sono subissati da angherie, ma la libertà non è limitata all'applicazione della legge, ma dal volere del sovrano. Cerco di sintetizzare il senso del primo capitolo: la libertà, per essere reale, necessita di leggi che ne individuino i contenuti e ne garantiscano l'esistenza. Quando è diffuso il concetto che la legge toglie la libertà non siamo più in un regime di libertà, ma in un regime di possibile sopraffazione del potente. Nel secondo capitolo Viroli descrive “la corte”: cosa è, cosa sia il cortigiano e quali siano i suoi comportamenti a differenza dell'uomo libero; ancora usa spesso il confronto con la Firenze dei Medici e gli scritti di Machiavelli. È veramente interessante rendersi conto come Niccolò Machiavelli, cinquecento anni fa, descrivesse situazioni che oggi ritroviamo quasi identiche nella “corte” che circonda Silvio Berlusconi. La corte è costituita da servi e per affermare che quella di Berlusconi è effettivamente una corte occorre riconoscere i segni della servitù. Questo Viroli ce lo propone nel terzo capitolo “I segni della servitù”. Ma come nasce la Servitù? A questa domanda risponde con il quarto capitolo “I presupposti della servitù” e questi presupposti sono nel servilismo a cui è abituata l'Italia da una lunga storia di dominio dei principi e del clero. Nel capitolo Viroli però insiste anche sulla classe politica che ha permesso a Berlusconi di affermarsi e rafforzarsi fino a diventare “il Principe” con la sua corte immensa di adulatori. Viroli ne fa la storia; dai decreti di Craxi a favore di Berlusconi, alla legge Mammì e alla “bicamerale”, che hanno permesso la presa del potere di Berlusconi e il suo mantenimento fino ad oggi. Ma esiste una via per uscire da questa situazione? È questo l'argomento dell'ultimo capitolo. Secondo Viroli occorre un nuovo risorgimento, che rilanci il senso etico, il comportamento ispirato alla morale e il ritorno al senso del dovere. Anch'io credo che rimettere al centro il “dovere” sia la via per uscire da questa società di cui alla fine i comportamenti di Berlusconi sono il distillato. Personalmente sono convito che dopo il '68 si è dato spazio ai diritti, e i doveri sono scompari dall’enunciazione, e Viroli mi conferma che è il giusto equilibrio tra diritti e doveri che premette una libertà vera e sicura. Senza i doveri non possono esistere i diritti. Il libro è molto interessante. Qualcuno potrà non condividere certe posizioni, ma la sua lettura permette certamente di ben comprendere i passaggi politici attuali. Scritto parecchi mesi fa, ben prima della rottura Fini - Berlusconi, Viroli la anticipa con grande chiarezza. Con la lettura del libro si comprendono bene i comportamenti dei politici della “corte” che pronunciano discorsi assurdi, in cui addirittura attribuiscono sfrontatamente all'opposizione le colpe che sono loro, come l'appartenenza alle lobby dei poteri forti (vedi la P2) e la vicinanza alla criminalità. Insomma un libro molto interessante per capire la politica di oggi. La libertà dei servi Maurizio Viroli Listino € 15,00 Editore Laterza Data uscita 03/06/2010 Pagine 160, brossura ISBN: 9788842092797 In controcopertina L’Italia è un paese libero, se essere liberi vuol dire che né altri individui né lo Stato ci impediscono di agire come meglio crediamo. Tutti, sempre che ne abbiano i mezzi, possono scegliere l’attività che vogliono e dove abitare, esprimere le proprie opinioni, associarsi, votare per un candidato o per un altro, criticare i governanti, educare i figli in tale o in tal altra guisa, professare questa o quella religione o non professarne alcuna. Il problema è che la libertà intesa come assenza di impedimenti non è – di per sé – la libertà dei cittadini, ma la libertà dei servi e dei sudditi. La libertà dei cittadini è un’altra cosa: non consiste nel non essere ostacolati o oppressi, ma nel non essere dominati, ovvero non essere sottoposti al potere arbitrario o enorme di un altro uomo o di altri uomini. Guardiamo il nuovo corso della politica italiana: si è affermato un potere che non è né autoritario né dispotico, ma è enorme. E anche se il potere enorme si è affermato con metodi legittimi, la sua stessa esistenza rende i cittadini servi e genera il cosiddetto sistema della corte. Rispetto alle corti dei secoli passati, quella che ha messo radici in Italia coinvolge non più poche centinaia, ma milioni di persone e le conseguenze sono le medesime: servilismo, adulazione, identificazione con il signore, preoccupazione ossessiva per le apparenze, arroganza, buffoni e cortigiane. |
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