ATTENZIONE  CARICAMENTO LENTO


Camera dei deputati – bozze non corrette incorso di seduta 14/12/2010

Bruno Tabacci (MISTO-API) dichiarazione di voto

Mozioni Franceschini, Donadi ed altri n. 1-00492 e Adornato ed altri n. 1-00511 di sfiducia al Governo


Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Presidente del Consiglio, i deputati di Alleanza per l'Italia hanno sottoscritto convintamente la mozione di sfiducia al suo Governo e la voteranno. Non è un atto irresponsabile, anzi doveroso, un'assunzione di responsabilità. Lei dice che la crisi è un salto nel buio. Io penso, invece, che un salto nel buio sia seguirla nella pretesa di imporre un altro referendum sulla sua persona, perché di questo si tratta. Ieri ha rivolto un appello ai moderati; dieci anni fa anche io ho creduto di dover rispondere positivamente al suo appello, ho creduto al sogno di poter concorrere a costruire con lei un'Italia moderna, liberale, carica di passione civile. Purtroppo, lei non è un moderato; la cultura moderata unisce un Paese, lei lo divide.
Oggi l'Italia è molto più divisa di quando ieri era separata da opposte ideologie ed è attraversata da tifoserie interessate al particolare e sprezzanti dell'interesse generale. Questo è quel che resta di quel sogno.
Nel Paese si sta comprendendo come l'illusione berlusconiana, il suo modello, il suo stile, possa diventare un incubo in un'incessante e torbida commistione tra interessi privati evidenti e presunti interessi pubblici utilizzati come schermo.
Le vicende della ricostruzione de L'Aquila, dei rifiuti in Campania, l'ossessione giudiziaria, oltre all'emergere di una politica estera disinvolta e pericolosa, confermano che la rottura di Futuro e Libertà per l'Italia e del Presidente Fini è stata necessaria e sarà salutare.
Lei ha detto che, se supererà la sfiducia, allargherà la maggioranza, ma credo, invece, che lei abbia allargato l'opposizione, come le dirà l'onorevole Casini, con un nuovo polo alla guida della stessa, più moderato di lei e, quindi, molto più insidioso per il suo modo di governare.
Ieri ho visto con quale abilità teatrale ha liquidato l'Italia dei Valori. Tutto sommato, le fa comodo pensare che l'opposizione possa essere identificata con Di Pietro, ma non sarà così e, comunque, quando l'ho vista dubitare dei valori dei suoi oppositori mi è venuto naturale pensare che per lei i valori che contano sono quelli monetari.
Lei sta rappresentando una grave distorsione nel Paese avendo fatto credere, sul terreno istituzionale, in questi anni, che gli elettori italiani scelgono direttamente il Governo e che la Costituzione materiale prevale su quella formale. Per questo Verdini ha detto che ve ne fregate del ruolo del Capo dello Stato. Errore gravissimo, perché all'Italia serve un parlamentarismo efficace e costruttivo e non un presidenzialismo liberistico senza contrappesi.
E sul terreno economico penso alle mancate riforme liberali dell'economia, più volte annunciate e mai seriamente affrontate. Come mai? Perché emerge nel fondo il carattere di un imprenditore neopolista che è entrato in politica per influire sugli equilibri di mercati delicati e protetti come quello dell'informazione.
E penso anche alla disinvoltura di una politica estera che ha spostato l'Italia da un atlantismo sperimentato ad una dipendenza verso la Russia di Putin e i suoi nuovi interessi, motivato, anche ieri, con la forza di un rapporto personale e con l'obiettivo parziale delle politiche energetiche. Ma i rapporti tra gli Stati non si possono ridurre ad una chiassosa rimpatriata tra amici.
Ho una curiosità: lei usa la sinistra come un mantra negativo, io l'ho combattuta politicamente dov'era molto forte e quando c'era. Ma davvero vuol far credere oggi che Putin è più liberale di Bersani?
E, in conclusione, penso al cattivo esempio di un individualismo sfrenato nella rincorsa al principio che le regole valgono e si applicano agli altri, che il cittadino può crescere in un ambiente avvelenato dalle leggi personali o, comunque, orientate dagli interessi dei più forti. Ne derivano conseguenze micidiali: benessere senza lavoro, affari senza etica...

PRESIDENTE. Concluda, onorevole Tabacci.

BRUNO TABACCI. ... diritti senza doveri, politica senza principi.
A questo punto temo che la teatralità gioiosa della sua discesa in campo del lontano 1994 sarà seguita purtroppo non da un passaggio alla storia, ma da una mesta uscita di scena (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Alleanza per l'Italia, Partito Democratico, Unione di Centro e Italia dei Valori).

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