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14 dicembre 2010: voto di fiducia, perché?

Perché Berlusconi non è stato sfiduciato? Una domanda con tante risposte

Di Giacomo Nigro

Il 14 dicembre 2010 avrebbe potuto essere il gran giorno della fine del berlusconismo, ma Berlusconi ha spesso messo i suoi oppositori di fronte a cocenti delusioni. Come ebbe a dichiarare Prodi, all’epoca dei grandi confronti elettorali, quell’uomo è pieno di soldi e contro tanti soldi è difficile combattere. Ai nostri giorni un magnate come Lui è praticamente invincibile. Pare che sia bastato l’appello dell’ultima ora per la sopravvivenza politica dell'esecutivo fatto da Berlusconi ai parlamentari di “Futuro e Libertà” dicendo loro: “Passate una notte piena di riflessione, mi auguro che la notte vi porti consiglio”. Il consiglio deve essere arrivato.

Abbiamo inoltre assistito, nei giorni scorsi, al vergognoso spettacolo del "mercato delle vacche" votanti su cui pare che sia stata aperta un’indagine della magistratura. Fra tutto quello che è accaduto, in relazione al voto di sfiducia al Governo Berlusconi, a spiccare è la vicenda degli ex valorosi italiani di Di Pietro che hanno votato la fiducia al principale avversario del loro ex leader. Questo atteggiamento è molto significativo ai fini della comprensione dell’esito di questa vicenda veramente impresentabile.

Quali saranno state le motivazioni politiche che hanno portato a questo improvvisa conversione sulla via di Arcore? A tal proposito è il caso di citare l’analisi che Aldo Cazzullo ha pubblicato nei giorni scorsi sul Corriere della Sera: “È il metodo Di Pietro, raccontato da lui stesso. Destinato a raccogliere armate Brancaleone più che falangi macedoni. Uno ha il mutuo da pagare. Uno ha la passione dell'agopuntura, non condivisa dal resto del partito. Non azzecca un candidato, Tonino. Nel 2001, quando percorreva l'Italia con il megafono, scovò in Val Brembana un tabaccaio con la passione per la caccia. «Intravidi questo tipo tra la folla. Aveva una maglietta con la mia faccia. Agitava una bandiera con la mia faccia. Tutti mi hanno detto che non aveva mai fatto politica». Era Valerio Carrara. Unico dipietrista eletto al Senato. Due giorni dopo aveva già voltato gabbana. E non per un altro partito d'opposizione: per votare la fiducia all'arcinemico, Silvio Berlusconi. Sedotto da un altro ex, Gabriele Cimadoro, che prima di passare a destra fu parlamentare - e pure cognato - di Tonino.”

D’altro canto la vigente legge elettorale, che ricordiamo votata anche da Fini e Casini oltre che da Bossi, prevede nominati e non eletti; essi sono perciò legati a un vincolo di riconoscenza e responsabilità non verso l'elettore, ma verso chi ha provveduto ad inserirli, dopo averne verificato la fedeltà, nelle liste del partito; può accadere che nel mucchio capiti qualche ingrato disposto a passare nelle file del miglior offerente, appena l’occasione si presenti favorevole.

Non dimentichiamo che l’attuale opposizione, quando era al governo, ha rinunciato a una riforma che moralizzasse la politica ad esempio riducendo il numero e i privilegi dei parlamentari, abrogando o modificando il porcellum. Non contenta del danno prodotto ha anche scelto uomini non sempre temprati per l’opposizione; il discorso non vale solo per l’IDV, ma anche per il PD: infatti anche in questo partito ci sono scheletri nell’armadio: Calearo, Villari e Cesario sono ben stipati in quell’armadio.

Non trascurabile ai fini della “vittoria” di Berlusconi la “prudenza” dei parlamentari che diventa esponenziale quando ci si avvicina ad una possibile caduta del governo con conseguente ed eventuale termine della legislatura in assenza di un’alternativa parlamentare certa che possa garantire il ritorno in Parlamento. Ricordiamo che occorre aver svolto per intero una legislatura (cinque anni) per maturare i diritti alla pensione da parlamentare: chi può rinunciare a cuor leggero ad una pensione dall’importo allettante?

Argomenti:   #berlusconi ,        #fiducia ,        #fini ,        #governo ,        #opinione ,        #politica



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