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Senato Della Repubblica - Dal Resoconto stenografico della seduta n. 482 del 23/12/2010 (Bozze non corrette redatte in corso di seduta) QUAGLIARIELLO (PdL). - Riforma dell’Università: dichiarazioni di voto Norme in materia di organizzazione delle università, di personale accademico e reclutamento, nonché delega al Governo per incentivare la qualità e l'efficienza del sistema universitario (Approvato dal Senato e modificato dalla Camera dei deputati) |
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Signor Presidente, colleghi senatori, signora Ministro, signori del Governo, vorrei iniziare da alcuni semplici ringraziamenti, innanzi tutto a lei, presidente Schifani.
Sono stati giorni difficili, di tensione per tutti (Applausi dai Gruppi PdL, LNP e FLI) e lei ha saputo garantire sia il diritto delle opposizioni a manifestare il proprio dissenso (Commenti dai banchi dell'opposizione) sia il diritto - dovere della maggioranza di assumersi le proprie responsabilità. Consentitemi di ringraziare anche il mio Gruppo, il PdL, perché sono due mesi che siamo attaccati a questi scranni. Li ringrazio per la dedizione, la costanza, la compattezza e anche per la responsabilità con cui hanno contribuito a questa lunga discussione. Ringrazio anche la Commissione istruzione e il ministro Gelmini (Applausi dal Gruppi PdL e LNP) per la determinazione con cui ha messo mano a santuari ritenuti intoccabili - signora Ministro, sono trent'anni che chi tocca quei santuari si brucia - sfidando la retorica, la demagogica, la strumentalità. C'era una volta l'università italiana, la più antica e la più nobile del mondo e poggiava su due pilastri: la separatezza e la cooptazione. Erano gli anni di Enrico Fermi, di Giulio Natta, dei giovani fisici di Panisperna o dei giovani chimici di via Mezzocannone, che tutto il mondo ci ha invidiato. Signor Presidente, quello che era l'orgoglio dell'Italia è oggi una bellezza decaduta. La separatezza è diventata astrazione, estraneità, incomprensione del mondo moderno dei suoi meccanismi di sviluppo economico, culturale e sociale e la cooptazione è diventata privilegio, le incrostazioni si sono stratificate, le baronie consolidate. Con il passare del tempo si è giunti ad una università pensata in funzione della collocazione dei docenti e non della preparazione degli studenti, con tutto ciò che ne consegue in termini di sprechi o di autentici scandali. Qualche dato. In Italia esistono 95 università e oltre 320 sedi distaccate Troppe. Sono attivi 37 corsi di laurea con un solo studente, vi sono 327 facoltà con 15 o meno di 15 studenti. Nel 2001 i corsi di laurea erano 2.444, oggi 5.500. Negli altri Paesi europei la media è la metà e le materie insegnate nelle università italiane sono circa 170.000, il doppio della media europea. Ma come stupirsi, dunque, se nessun ateneo italiano figura, e da anni, tra le 150 università migliori del mondo? Signor Presidente, colleghi, signora Ministro, abbiamo detto, e lo diciamo innanzitutto ai giovani, che è necessario cambiare, ed è necessario farlo soprattutto per il loro futuro, introducendo tre fattori: valutazione, merito, concorrenza. (Applausi dai Gruppi PdL, LNP e FLI). Sappiamo che i giovani del movimento studentesco tracciano una diagnosi dei mali dell'università molto simile alla nostra, ma non si fidano del fatto che la strada da noi intrapresa possa davvero migliorare le cose e ritengono che l'avvio di un percorso nuovo necessiti di finanziamenti in una quantità tale che la situazione del Paese non consente. Rispettiamo questa opinione quando viene espressa nelle forme di un confronto civile, ma affermiamo con chiarezza che molte delle tesi sostenute per contrastare la riforma tradiscono una lettura forse disattenta o pregiudiziale. Qualche esempio. Alcuni studenti dicono che questa legge colpisce i giovani ricercatori e aumenterà il precariato. La verità è che da domani un ricercatore inizierà il suo percorso con un contratto a tempo determinato e lo inizierà in un momento della vita in cui può ancora spendere energie e tempo per costruire il suo futuro professionale. Fino ad oggi, di norma, si inizia portando la borsa e si può continuare così anche per vent'anni. (Applausi dai Gruppi PdL, LNP e FLI). Alcuni studenti dicono che questa riforma nega il diritto allo studio perché non ci sono i fondi per garantirlo. Invece, per la prima volta in Italia gli studenti saranno determinanti per l'attribuzione dei fondi agli atenei attraverso meccanismi di valutazione che orienteranno le scelte economiche nella maniera più virtuosa possibile, risorse da utilizzare per le borse di studio, per i prestiti d'onore e non per mantenere cattedre inutili, corsi semideserti, sedi distaccate e pletoriche. Va anche detto che, nonostante la recrudescenza europea della crisi che richiede ora più che mai fermezza nella tenuta dei conti pubblici, il Governo ha mantenuto la promessa. Gran parte dei tagli sono stati recuperati, sia sul fronte del funzionamento degli atenei che sul versante degli stanziamenti per le borse di studio e i prestiti d'onore ai quali, con la legge che noi oggi approviamo, verrà affiancato un fondo per il merito. Solo qualche anno fa tutto ciò sarebbe stata un'eresia. Alcuni studenti dicono anche che aprendo i consigli di amministrazione degli atenei a membri esterni, di fatto, si privatizzano le università. La verità, invece, è che la presenza dei membri esterni nei consigli di amministrazione farà uscire l'accademia da quel cono d'ombra che troppo spesso ha consentito l'autoreferenzialità; la verità, soprattutto, è che l'apertura alle energie di non diretta derivazione statale consentirà all'università italiana di attrarre investimenti italiani colmando quel gap che su questo fronte ci vede molto lontani dall'Europa occidentale e quasi alla stregua dell'ultimo Paese di socialismo reale. Se questa è la situazione, noi siamo fermamente convinti che la riforma Gelmini tracci una strada per invertire la rotta, una strada che si snoda in tre tappe: valutazione delle università, merito e quindi finanziamento proporzionale ai risultati conseguiti e concorrenza fra i diversi atenei ed anche all'interno della medesima struttura. Una concorrenza che non è conflitto, ma è collaborazione perché solo se le tante università italiane riusciranno a competere tra loro, diversificando gli ambiti di ricerca e raggiungendo l'eccellenza, invece di duplicare gli interessi condannandosi alla mediocrità (Commenti della senatrice Garavaglia Mariapia) si potrà sperare che l'università italiana torni ad essere ciò che era un tempo. (Applausi dal Gruppo PdL). Questa legge, onorevoli colleghi, rappresenta una svolta. Dovrà essere approfondita ed anche perfezionata, dopo la fase di rodaggio, ma non deve assurgere, non può assurgere, a simbolo negativo come si sta invece tentando di fare con il contributo irresponsabile di novelli cattivi maestri. Signor Presidente, sappiamo bene che oggi esiste un diffuso disagio giovanile che affonda le sue radici in ragioni ideali ed anche economiche. Vede, collega Finocchiaro, io non parlerò del Sessantotto... FINOCCHIARO (PD). Ne ha parlato la Ministra, non io! QUAGLIARIELLO (PdL). ...né di Jean Palach, vorrei parlare invece del primo decennio di questo secolo che tra qualche giorno si conclude. Un decennio che si è aperto con la crisi dell'11 settembre che ha messo a nudo la fragilità delle nostre radici e della nostra identità e si è chiuso con la crisi finanziaria del 2008 che è ancora dura e che ha evidenziato lo scollamento tra l'economia reale e l'economia virtuale. Il combinato disposto delle due crisi ha conclamato le responsabilità delle precedenti generazioni nei confronti dei giovani di oggi. Dobbiamo dire con chiarezza a questi ragazzi che se oggi si trovano in una situazione di insicurezza è perché le generazioni passate hanno sacrificato il futuro dei loro figli e dei loro nipoti in nome di falsi miti e di ideologie fallimentari, quelle che hanno portato Jean Palach a darsi fuoco (Applausi dai Gruppi PdL e LNP) ed hanno ipotecato il loro avvenire alimentando un debito pubblico con cui oggi noi facciamo i conti ed, operando scelte sconsiderate in ambito occupazionale,... (Commenti della senatrice Garavaglia Mariapia) hanno reso la macchina dello Stato un apparato pachidermico al tempo stesso inefficiente e costoso. Questa realtà è stato a lungo dissimulata... PRESIDENTE. Concluda, senatore Quagliariello. QUAGLIARIELLO (PdL). Mi avvio a concludere, signor Presidente. (Commenti della senatrice Adamo). Dicevo, è stata a lungo dissimulata sotto la patina di paternalismo perché ai giovani conveniva dare sempre ragione e questo ha rappresentato un comodo alibi per non assumersi mai le proprie responsabilità. È la zavorra di queste scelte sbagliate ad impedirci oggi di investire sulla ricerca e sull'innovazione al pari di altri Paesi, (Applausi dal Gruppo PdL e dai banchi del Governo) a imporci oggi di dover chiudere innanzitutto le falle dalle quali si disperdevano fiumi di denaro, prima di poterci permettere di riaprire i rubinetti per orientare virtuosamente l'impiego del denaro. PRESIDENTE. La prego di avviarsi a concludere, senatore. QUAGLIARIELLO (PdL). Mi avvio a concludere, signor Presidente. Ma ai giovani che protestano, oltre alla chiarezza e al rispetto, dobbiamo una promessa: questa classe politica non cercherà di lucrare facili consensi ipotecando il loro futuro. (Commenti dal Gruppo PD). Quando noi passeremo il testimone lasceremo un'Italia più forte, con qualche ipoteca in meno. I nostri successori non avranno l'onere di dover ripianare le nostre perdite. Ed è con questo auspicio che chiudiamo un anno intenso di lavoro. È con questo auspicio che annunciando il voto del Popolo della libertà a favore di questa riforma, auguro a tutti di trascorrere delle serene festività, con la consapevolezza di averle inaugurate compiendo un atto importante per il futuro del Paese. (Applausi dal Gruppo PdL e dai banchi del Governo. Molte congratulazioni). Argomenti: #parlamento , #politica , #quagliariello , #senato , #università |
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