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Bollettino Economico n. 63, gennaio 2011 Bankitalia emette un giudizio non positivo sulla nostra situazione Rincari per l’aumento del costo delle materie prime, crescita “castrata” per l’Italia, la speculazione dei “fondi sovrani” crea difficoltà continue, il debito pubblico diminuisce, ma a scapito degli investimenti |
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Sintesi L'economia mondiale continua a espandersi - Le prospettive di crescita dell'economia mondiale appaiono più solide e diffuse rispetto a tre mesi fa (cfr. Bollettino economico, n. 62, 2010). Mentre si conferma la robusta espansione delle economie emergenti e, fra i paesi avanzati, della Germania, migliorano le valutazioni sulla dinamica dell'economia americana. I flussi di commercio internazionale - dopo il forte aumento già osservato nel 2010, che ha permesso il recupero dei volumi precedenti la crisi - crescerebbero quest'anno a ritmi inferiori, ma comunque alti nel confronto storico. Nei primi nove mesi del 2010 gli squilibri di parte corrente delle bilance dei pagamenti sono tornati ad ampliarsi, anche se negli Stati Uniti il disavanzo mercantile si è recentemente contratto. Nel vertice del Gruppo dei Venti svoltosi a Seul in novembre, i Capi di Stato e di governo hanno approvato un piano di azione, incentrato sul coordinamento delle politiche economiche, volto al perseguimento di una crescita più equilibrata a livello globale. I rincari delle materie di base si riflettono sulla crescita dei prezzi al consumo - L'inflazione al consumo nei paesi avanzati risente dall'autunno dei rincari delle materie di base, alimentati soprattutto dalla crescente domanda proveniente dalle economie emergenti; è frenata dagli ampi margini di capacità inutilizzata, sicché al netto delle componenti energetiche le variazioni dei prezzi restano modeste; le politiche monetarie rimangono espansive. Nei paesi emergenti, dove le pressioni inflazionistiche sono maggiori, le autorità tendono a rendere le condizioni monetarie meno accomodanti. Sono riemerse tensioni sul debito sovrano di alcuni paesi dell'area dell'euro - Negli ultimi mesi del 2010 i rendimenti dei titoli pubblici a lungo termine nelle maggiori economie avanzate sono gradualmente aumentati. Dall'inizio di novembre sono tornate a inasprirsi le tensioni sui mercati del debito sovrano di alcuni paesi dell'area dell'euro, dopo un temporaneo allentamento in ottobre. Vi hanno concorso timori di contagio innescati dalle gravi difficoltà del sistema bancario irlandese. I differenziali di rendimento dei titoli di Stato decennali di Grecia, Irlanda, Spagna e Portogallo, rispetto a quelli tedeschi, hanno segnato un deciso aumento; un rialzo più contenuto si è avuto in Italia e in Belgio. Nella seconda settimana di gennaio le pressioni si sono mitigate. Da novembre sono aumentati gli acquisti di titoli pubblici da parte dell'Eurosistema nell'ambito del Securities markets Programme. Alla fine di quel mese i ministri finanziari dei paesi dell'Unione europea hanno approvato un piano di sostegno finanziario all'Irlanda, su richiesta di quel Governo. Contestualmente, i ministri dell'Eurogruppo hanno definito le principali caratteristiche di un meccanismo permanente di salvaguardia della stabilità finanziaria dell'area (European Stability Mechanism). La crescita prosegue nell'area dell'euro... Nel terzo trimestre del 2010 il PIL dell'area dell'euro è cresciuto dello 0,3 per cento sul periodo precedente (1,0 nel secondo). L'espansione del prodotto sarebbe proseguita nel quarto trimestre. Da ottobre l'indicatore €-coin prodotto dalla Banca d'Italia è risalito, attestandosi su un tasso trimestrale di crescita del PIL dell'area tra lo 0,4 e lo 0,5 per cento. Il prodotto tedesco continuerebbe ad aumentare decisamente più che nella media dell'area. Secondo gli operatori professionali censiti da Consensus Economics nel 2010 il PIL dell'area sarebbe cresciuto in media dell'1,7 per cento e manterrebbe un ritmo di espansione di poco più basso nell'anno in corso, in linea con le recenti proiezioni dell'Eurosistema. L'inflazione al consumo si è portata poco sopra il 2 per cento in dicembre, essenzialmente per l'accelerazione dei prezzi dei beni energetici; vi hanno concorso anche gli aumenti delle imposte indirette disposti nel secondo semestre in alcuni paesi dell'area. Gli indicatori sulle aspettative di inflazione a medio e a lungo termine rimangono coerenti con l'obiettivo di stabilità dei prezzi dell'Eurosistema. ...e in Italia - Nel terzo trimestre del 2010 il PIL in Italia ha rallentato allo 0,3 per cento sul periodo precedente, come nel resto dell'area. Il principale impulso all'attività economica ha continuato a provenire dalle esportazioni, mentre il contributo della domanda interna, già modesto, si è ridotto in connessione con la decelerazione degli investimenti in macchinari e attrezzature che ha fatto seguito all'esaurirsi degli incentivi fiscali. L'attività economica, segnatamente la produzione industriale, si sarebbe indebolita nello scorcio dell'anno. I comportamenti di consumo delle famiglie si confermano improntati alla cautela, risentendo della debolezza del reddito disponibile e delle prospettive incerte sulle condizioni del mercato del lavoro. L'occupazione ancora non recupera - L'occupazione ha continuato a ridursi nel terzo trimestre, pur lievemente. Confermando le tendenze in atto dagli inizi della crisi, la riduzione è risultata più marcata tra i giovani. In un quadro caratterizzato da attese di un ritorno lento verso i livelli di prodotto precedenti la crisi, le imprese privilegiano forme contrattuali più flessibili rispetto a impieghi permanenti a tempo pieno. Il fabbisogno è diminuito significativamente nel 2010 - Nel 2010 il fabbisogno del settore statale è diminuito di quasi 1,5 punti percentuali del PIL rispetto all'anno precedente. Sulla base delle informazioni disponibili, l'indebitamento netto si sarebbe portato al di sotto dell'obiettivo del 5 per cento del prodotto. Il miglioramento rifletterebbe principalmente una contrazione delle spese in conto capitale. La dinamica delle entrate, dopo la caduta del 2009, sarebbe tornata positiva, anche grazie alla introduzione, dal gennaio 2010, di nuovi vincoli alle compensazioni sull'IVA. Il debito in rapporto al PIL sarebbe aumentato a circa il 119 per cento, dal 116,0 dell'anno precedente. Parte di tale aumento, inferiore a quello stimato per il complesso dei paesi dell'area dell'euro dalla Commissione europea, ha peraltro avuto in contropartita l'incremento (pari 0,7 punti percentuali di PIL) delle disponibilità liquide che il Tesoro detiene presso la Banca d'Italia. Per il triennio 2011-13 la Decisione di finanza pubblica (DFP) prevede un ulteriore, graduale miglioramento dell'indebitamento netto, per effetto della manovra triennale varata alla fine di maggio dello scorso anno. La legge di stabilità per il 2011 approvata in dicembre non ha modificato il profilo di rientro dell'indebitamento netto della DFP. Nel biennio 2011-12 la crescita in Italia resterebbe moderata - Secondo le nostre valutazioni aggiornate - che per la domanda mondiale si basano sulle ipotesi sottostanti alle proiezioni per l'area diffuse dall'Eurosistema in dicembre - in Italia il PIL manterrebbe sia nel 2011 sia nel 2012 il basso ritmo di crescita dell'anno passato, intorno all'1 per cento. L'espansione del prodotto, frenata dalla debole domanda interna, resterebbe inferiore a quella dell'area dell'euro, che le valutazioni di consenso indicano all'1,5 per cento. In questo scenario, non si avrebbe una robusta ripresa dell'occupazione. L'inflazione al consumo si attesterebbe sul 2 per cento nel biennio 2011-12. Lo scenario potrebbe mutare in entrambe le direzioni - Questo quadro è circondato da forti elementi di incertezza. Da un lato, i rinnovati timori sulla sostenibilità dei debiti sovrani in alcuni paesi dell'area dell'euro potrebbero riflettersi in un aumento dei costi di finanziamento anche per il settore privato. Dall'altro lato, la crescita della domanda mondiale potrebbe rivelarsi più vigorosa di quella qui ipotizzata, pur rivista al rialzo al 7 per cento, circa un punto più che nello scenario delineato a luglio scorso. È essenziale che vengano rimossi gli ostacoli strutturali che hanno finora impedito all'economia italiana di inserirsi pienamente nella ripresa dell'economia mondiale.
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