Quando si dà poca importanza a qualcosa, accade che inevitabilmente questa lentamente scompaia. Succede con le persone, con gli eventi, con gli amori.
Capita anche con le parole che cadono nel dimenticatoio, logorate dal tempo, dal nuovo che avanza e da leggi poco attente alla conservazione del patrimonio linguistico. I primi a farne le spese sono i dialetti, relegati ad idiomi di scarso valore di cui qualcuno spesso si vergogna. Così che diventa più facile possedere un vocabolario ricco di inglesismi, ripetuti come litanie, e neanche una parola che profuma di casa, viottoli e terra brulla.
A Selinunte la gente ha fretta, come in ogni altra parte del mondo. La vita scorre veloce e tutti si affannano per acciuffarla per farsi trascinare e non perdere nessuna occasione. Panta rei: tutto scorre. Tranne un corpo goffo, inerte, brutto da vedere, che se ne sta lì immobile, nascosto dietro i suoi occhiali, una patina di nostalgia e una pila di libri.
Un corpo estraneo inserito in un contesto poco avvezzo alle novità: a Selinunte non succede mai niente di nuovo, è un paese ricoperto da un velo di gesti e suoni ripetuti all'infinito. L'arrivo del libraio non desta curiosità né sorpresa, ma solo sospetti.
Vero è che un libraio che non vende i libri risulta piuttosto bizzarro, ma a Selinunte ciò che è eccentrico viene scambiato per pericoloso e le malelingue si mettono immediatamente all'opera per attribuire gesti malvagi allo 'straniero'. I suoi spostamenti – rarissimi – sono accompagnati da sguardi indagatori, indici puntati e sentenze definitive. Un libraio che, anziché vendere libri li legge a voce alta ogni sera, a beneficio della gente, qualche segreto dovrà pur nasconderlo. E così, il clima di sospetto si fa sempre più incandescente, tanto da dare ormai per scontato che qualche crimine, il libraio di Selinuntue deve averlo commesso: rapire una bambina, per esempio.
Ospite indesiderato di una città che lo vorrebbe depennare, il libraio continua, zelante, ad aprire le porte della sua libreria a possibili lettori ed ascoltatori. Ma nessuno si presenta, tutti lo rifuggono. Tranne un bambino, che, come tutti i bambini, non ha preconcetti e, incuriosito, spaventato ed eccitato, scappa da casa ogni sera per andare a sentire le letture del libraio. La scoperta di mondi altri (quelli dei libri e quello del libraio) fa scaturire in lui una passione immediata per i libri, fino a quando, nella immota seppur frenetica Selinunte, le parole alle quali non si dava la giusta attenzione, inevitabilmente, scompaiono.
Una favola per i grandi, quella del cantautore Roberto Vecchioni, che ci invita a riflettere sull'accoglienza dell'altro e sull'importanza delle parole: sulla bellezza dei suoni che pronunciamo continuamente in modo più o meno conscio, senza attribuire loro la rilevanza e l'attenzione che meritano. Un libro di parole che appaiono e scompaiono, una piccola storia che rimane incisa nella memoria. Perché per fortuna in tutti i luoghi, tranne che a Selinunte, scripta manent.
Il libraio di Selinunte
Roberto Vecchioni
Editore Einaudi
collana I coralli
Prezzo € 8,00
edizione 2004, 68 p., brossura
ISBN 9788806167394
Altra edizione
Collana Super ET
edizione 2007 pp. 72
prezzo € 7,50
ISBN 9788806186548
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