Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha ricevuto al Quirinale nel tardo pomeriggio di venerdì 11 febbraio il Presidente del Consiglio dei Ministri, Silvio Berlusconi. E' stato un incontro istituzionale, ovviamente riservato, di cui il giorno dopo sono state date sulla stampa “legittime libere interpretazioni”, ma in qualche caso anche “ricostruzioni fantasiose, perfino con frasi virgolettate mai pronunciate da nessuno dei due interlocutori”, che hanno indotto a diffondere una nota di precisazione.
Così scrive l'Ufficio Stampa del Quirinale, significativo è l'ultimo passo della Nota del Quirinale dove si dice che a fronte dei “motivi di preoccupazione” (n.d.r. lo stallo del Governo fa parte dei motivi di preoccupazione?) e <”i>l'asprezza dei contrasti istituzionali” mettono a “rischio” la continuità della legislatura.
È la prima volta che Napolitano richiama la “continuità della legislatura”, ovvero lo scioglimento delle Camere, e nel linguaggio pacato ed accorto del Presidente della Repubblica, sottendono un avviso preciso: così non si vi lascerò andare avanti.
Berlusconi però continua nel suo metodo: attaccare tutti, sentirsi imperatore del mondo e accusare di “attentato alla costituzione” se i magistrati intendono procedere su presunti reati da lui commessi. Si lamenta di essere sempre nel mirino della magistratura, ma se fosse così innocente perché si difende attraverso le leggi ad personam?
Anche Andreotti è stato accusato di reati gravissimi (pochi però non alcune decine), si è difeso ed è stato assolto.
Berlusconi invece continua a dichiararsi sopra la legge perché eletto dal popolo e invoca la Costituzione ad ogni passo, ma dà la seria impressione che si richiami non alla Costituzione Italiana, ma a quella che lui sogna, quella di Arcore, in cui il Capo del Governo è inamovibile e non soggetto alle leggi, ma non è così.
Che la costituzione la conosca poco è leggibile anche nella sua ultima affermazione “La Costituzione comunque prevede che senza una formale crisi di governo, per interrompere anticipatamente una Legislatura, occorre che il presidente della Repubblica consulti sia i presidenti delle Camere sia il presidente del Consiglio, cioe' Silvio Berlusconi”; peccato che la costituzione italiana dica qualcosa di diverso.
Art. 88.
Il Presidente della Repubblica può, sentiti i loro Presidenti, sciogliere le Camere o anche una sola di esse.
Non può esercitare tale facoltà negli ultimi sei mesi del suo mandato, salvo che essi coincidano in tutto o in parte con gli ultimi sei mesi della legislatura.
È evidente che non si parla del Presidente del Consiglio, è quindi appare che ancora una volta Berlusconi falsifica la realtà e getta negli occhi ai suoi elettori un fumo denso al fine di non apparire per quello che è: un uomo politicamente finito, seppure ancora molto pericoloso, che non può andare alle elezioni perché teme fortemente i processi che lo attendono.
Ora il monito di Napolitano è chiaro, cosa succederà?
I parlamentari che ora sostengono questo governo, per evitare l'interruzione della legislatura e la perdita dei benefici, saranno ancora disposti a sostenerlo o penseranno che un altro governo senza Berlusconi, che possa finire la legislatura in tranquillità, sia una scelta milgiore?
Intanto il voto sul Federalismo non è ancora calendarizzato alla Camera; cosa ne pensa Bossi?
N o t a del Quirinale
A proposito di alcuni resoconti sull'incontro con il Presidente del Consiglio
Di un incontro istituzionale ovviamente riservato come quello tra il Presidente della Repubblica e il Presidente del Consiglio, svoltosi ieri pomeriggio al Quirinale, sono state date sulla stampa legittime libere interpretazioni e in qualche caso anche ricostruzioni fantasiose perfino con frasi virgolettate in effetti mai pronunciate da nessuno dei due interlocutori.
Si è data particolare attenzione a quella che sarebbe stata la 'temperatura' del colloquio che ha in effetti visto il serio confronto tra rispettivi punti di vista e argomenti. Il Presidente della Repubblica ha insistito su motivi di preoccupazione, che debbono essere comuni, sull'asprezza raggiunta dai contrasti istituzionali e politici, e sulla necessità di un sforzo di contenimento delle attuali tensioni in assenza del quale sarebbe a rischio la stessa continuità della legislatura. Si smentisce nettamente che sarebbero state evocate dal Presidente del Consiglio ipotesi di mobilitazioni e reazioni di piazza che si è escluso di aver voluto e voler sollecitare.
Roma, 12 febbraio 2011
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